Bianchini: «Si vince imitando Peterson» di Gianni Menichelli

Bianchini: «Si vince imitando Peterson» Basket: il tecnico della Gabetti spiega la crescente importanza della difesa Bianchini: «Si vince imitando Peterson» «I ritmi convulsi della stagione cestistica impediscono un paziente lavoro di costruzione dell'attacco: la Billy Tanno scorso ha insegnato come approfittarne» - Squalificato Bariviera; e domani a Cantù c'è la Grimaldi .SI. è vero. Billy-Gabettl è stata una brutta partita, scadente, direi'. L'ammissione è di Valerio Bianchini, l'allenatore vincitore del primo big-match della stagione cestistica. Bianchini. 36 anni, bergamasco di nascita, milanese nella sostanza, vive a Cantù un suo «giorno dopo - tutto telefonico, per via delle interviste e per via soprattutto della squalifica per due giornate inflitta a Bariviera. che richiede interventi e ricorsi d'urgenza, giacché battono alla porta della Gabetti due impegni casalinghi ma delicati, la Grimaldi (domani) e la Pinti (domenica). Il telefono è dunque rovente, ma Valerio trova il tempo per una panoramica sul campionato degna della sua qualifica di «filosofo» del basket: 'Quella di San Siro — precisa — è stata una partita a singhiozzo, sincopata, non sinfonica, non eufonica. Intanto perette la nostra è una squadra che in attacco ha ancora molto da lavorare e soltanto a tratti riesce a costruire un buon prodotto. Poi perché la Billy ha problemi di preparazione ritardata e in ogni caso non è portata a giocare un basket fluido, ha fatto anzi del gioco a strappi una vera e propria filosofia. Al di là di questo c'è però una realtà non lietissima: dobbiamo abituarci a un basket meno armonioso, più convulso, quasi schizofrenico, perché sono le realtà, stesse del campionato, i suoi ritmi, le rivoluzioni estive, i due americani e tutto il resto a imporci la rinuncia a certe piacevolezze. E' una rinuncia che a me costa: questo basket non mi piace. Spero che piaccia al pubblico'. — In verità gli ottomil'a di San Siro domenica non parevano entusiasti... • E' il rischio che si corre. Basta una brutta giornata di tiro generale, basta che il funambolo americano non riesca a concludere l'entrata rovesciata carpiata buttando la palla dentro e finiamo per trovarci in mano poco più che una gigantesca rassegna di cìapanò. Giochiamo un campionato dello stesso tipo di quello dei professionisti Usa, senza avere giocatori egualmente preparati. Non c'è più tempo per co¬ struire orologini di precisione: per gli allenatori il lavoro a tempi lunghi è diventato una chinerà. Occorre mettersi in fretta in condizioni di vincere. E allora, per chi ha un po' di senso pratico, non c'è che una strada: puntare tutto sulla difesa, per distruggere, scombinare quel poco che l'allenatore avversario è riuscito a mettere a punto in attacco. E'stata questa la grande scoperta di Peterson l'anno passato: esasperare con l'aggressività difensiva i gravi problemi offensivi di ogni squadra. Adesso. pian piano, tutti gli altri seguiranno quell'esempio: e allora non aspettiamoci giochi sinfonici, ma soltanto basket da battaglia-. — La nuova Gabetti è pronta a battagliare e vincere? Vale lo scudetto? •Dovrei sapere quanto vale lo scudetto. Ditemi quanto vale esattamente una Sinudyne e risponderò. Io dico che la Sinudyne può valere parecchio di più dell'anno scorso, perché c'è McMilian, perché è passato un anno, perché a Bologna han cambiato poco. E poi c'è l'Emerson e ancora la Billy. E non tutto finisce qui, perché le cosiddette grandi quest'anno, scottate dall'esperienza e senza i problemi del dopo Manila, sono partite bene, ma non credo proprio che procederanno indisturbate per molto ancora. Lo spero, anzi: perché l'anno scorso è stato solo il magnifico equilibrio, con mille sorprese, a rendere avvincente un campionato per il resto tutt'altro che esaltante'. — Tutt'altro che esaltante soprattutto per Cantù. Come hai trovato i reduci Marzorati e Bariviera? Come li stai ricostruendo? •Non c'era molto da ricostruire, veramente, per quanto riguarda i singoli. Ho trovato uomini di grande orgoglio, motivatissimi, decisi al riscatto. Bariviera è un ottimo professionista, che mi stupisce quando cade in episodi come quello di San Siro, dove probabilmente ha scontato il fatto di trovarsi fuori ritmo in una partita cosi caotica. A Rieti era stato grandissimo. Marzorati è un enorme campione che talvolta non sembra rendersi conto di essere tale: si mette le briglie da solo. E' strano, ma scopro che Marzorati ha bisogno di essere sospinto, anziché frenato come molti fuoriclasse'. — Ti manca un tiratore vero da fuori. O no? «Si., forse. Potevo prendere un Coughran anziché Smith. Ma so per esperienza che se prendi un americano solo tiratore la squadra si sgonfia tutte le volte che lui non ci prende. E inveceSmith mi dà sempre rimbalzi, mobilità, controllo di palla, difesa. Se invece per tiratore si intende un Recalcati, una guardia italiana di gran mano, noi ce l'abbiamo, è Antonello Riva. Ha tiro che spacca, fisico incredibile, carat fere scolpito nella pietra, difende, deve migliorare nel passaggio e nel gioco uomo contro uomo. Ma ha 17anni, anche in questo basket schizofrenico per qualcuno ci vuole pazienza'. Gianni Menichelli

Luoghi citati: Bologna, Cantù, Manila, Rieti