La danza di Taylor come un baccanale di Luigi Rossi

La danza di Taylor come un baccanale A Milano la rassegna americana La danza di Taylor come un baccanale MILANO — Grande e giustificato entusiasmo al Nazionale per Paul Taylor e la sua piccola compagnia, nell'ambito della rassegna dedicata alla danza americana contemporanea. Dopo la gestualità rarefatta e intellettualistica 'di Carolyn Carlson, la danza scatenata ed euforica di Taylor è apparsa liberatoria, apparentemente spontanea in taluni momenti come un baccanale primitivo. Ci riferiamo in particolare alla creazione dust, che esalta il vitalismo quasi panico di corpi nudi che girano in tondo (sembravano usciti dalla «danza» di Matisse) per sfociare in una grottesca «toten. tanz» che proclama la decadenza della carne e il suo disfacimento. Sorprendente supporto musicale 11 neo-clas si co «Concert champétre» di Poulenc. seguito con assoluta fedeltà ritmica, pur trattan dosi di una traduzione coreografica lontana da quegli spi riti arcadici. La prima delle tre novità per l'Europa presentate da Taylor a Milano, prima di trasferirle a Parigi al festival d'autunno, era assai divertente e completamente svin colata da ogni tematica esistenziale. Il suo stesso titolo Diggìty si basa su un «nonsense», una filastrocca Inglese che parla anche di cani. E il sipario si apre infatti su un palcoscenico popolato di cagnolini di pezza in buffi atteggiamenti. La musica di questo Diggìty è stata espressamente composta da Donald York e coniuga sarcasticamente moduli del Settecento prediletto da Taylor con motivi del «musical» americano e con citazioni di «Pulcinella» di Stravintici. Anche la coreografia ammicca al balletto americano Anni Cinquanta ed in particolare al Jerome Robbins di «Fancy Free», con gli uomini quasi in divisa e le donne in gonnelline bianche Anni Trenta. Aria di Fitzgerald e di anni ruggenti circola con tenera ironia del resto in tutta la composizione, eseguita in mi. sura strepitosa, così come è avvenuto anche per altre due creazioni. Il titolo finale della serata, 'Airs, è tornato alla base musicale di Haendel che aveva già fornito a Taylor il suo capolavoro, quell'« Aureole» che è tra i prediletti da Nureyev. I testi musicali prescelti sono qui alcuni concerti grossi e talune arie del grande compositore barocco. Siamo di fronte ad un bai letto concertante, una sorta di Balanchine a piedi nudi, ma non certo immemore delle origini accademiche. Se abolita ovviamente la punta, restano classiche arabesques, brillanti giri e attitudini tradizionali. E' insomma evidente in Taylor, che fu considerato negli Anni Sessanta uno del più dirompenti avanguardisti americani, una sorta di «ritorno all'ordine», senza per questo rinnegare la propria personalità e il proprio stile inconfondibili. Impossibile citare i nomi dei danzatori, praticamente tutti solisti alla pari, limitandoci ad accomunarli tutti in una superiore bravura. Luigi Rossi

Persone citate: Balanchine, Carolyn Carlson, Donald York, Fitzgerald, Haendel, Jerome Robbins, Matisse, Nureyev, Paul Taylor, Poulenc

Luoghi citati: Europa, Milano, Parigi