«libera la canapa indiana controlli sulle vere droghe»

«libera la canapa indiana controlli sulle vere droghe» I radicali spiegano la loro proposta di legge «libera la canapa indiana controlli sulle vere droghe» «Non si possono applicare le norme penali sugli stupefacenti a quello che stupefacente non è» - Creare centri attrezzati per i tossicomani e concedere loro l'acquisto delle dosi di cui hanno bisogno ROMA — Il «progetto di la voro» sul problema della droga del ministro Altissimo, la ipotesi di una somministrazione controllata dell'eroina ai tossicodipendenti, ha sollevato un gran clamore e spinto la maggioranza dei partiti a prendere le distanze se non un atteggiamento di aperta opposizione rispetto a questa eventualità. I cattolici hanno fatto subito intravedere il clima di crociata — carico di comprensione per il drogato e la sua infelicità — che possono aprire alla prospettiva di uno Stato che somministra «sostanze nocive», «si fa complice di scelte individuali di autodistruzione-, non esprime aperta condanna verso «inclinazioni ispirate a puro edonismo e la volontà di un uso indiscriminato delle libertà personali-. I comunisti hanno sottolineato -i germi patogeni della società capita¬ Ustica che determina le frustrazioni-, la sofferenza, i confusi tentativi di evasione su cui fa leva la «cultura della droga-, e contro questi mali strutturali hanno ribadito la loro volontà di lotta. I tempi si sono fatti maturi sia perché tanti problemi rischiano di confondersi fra di loro, sia perché si incominci a fare qualche «distinguo». I radicali si sono impegnati a fondo in questa battaglia. Hanno allo studio, anche, una proposta di legge relativa alla somministrazione controllata dell'eroina. La presentazione del testo in Parlamento è prossima. L'on. Massimo Teodori sta lavorando alla definizione del problema con tutte le sue implicazioni. Egli precisa, procedendo con ordine: «Cominciamo dai derivati della cannabis, e non chiamiamoli più "droghe leggere" ma "non droghe", perché è ormai scientificamente provato che tali sostanze non sono né assuefacenti né pericolose. Una cosa sono queste non droghe e un'altra l'eroina e i suoi derivati. Sono due piani da tenere ben separati, concettualmente, politicamente, culturalmente. La nostra proposta di legge, per la cancellazione dei derivati della cannabis dalla legge del 75, ha anche questo significato: nessun dibattito serio sull'argomento è possibile finché si continuano ad applicare le norme penali sulle droghe a ciò che droga non è. Non ha senso che migliaia di giovani siano in carcere per uno spinello o per lo spaccio di piccole quantità di hashish. Ma l'eroina, adesso, è la questione più spinosa e controversa. «Allora distinguiamo subito quanti assumono droga una volta ogni tanto e i tossicodipendenti. Questi non possono fare a meno di certe dosi quotidiane, del buco, pena la crisi e astinenza che è qualcosa di ben misurabile e riconoscibile. In Italia si dice che siano fra i 50 e i 100 mila. Sono loro il primo problema da affrontare, in rapporto al mercato nero. Possiamo criminalizzarli, o rifiutarne la condizione necessitata, o as¬ sumerci questa condizione e fare in modo che si riducano al massimo le morti, si rompa il circolo droga-criminalità, si spezzi il mercato nero. Questa terza posizione è non solo "laica " ma anche realistica. Come laici noi radicali riteniamo che la società e lo Stato non debbano né favorire e propagandare una cultura della droga, né criminalizzare coloro che per ragioni personali o sociali hanno fatto questa scelta-. Lo sbocco logico è allora la liberalizzazione, la possibilità cioè di comprare e vendere senza controlli l'eroina? «No. Questa è un'ipotesi. L'altra è la somministrazione controllata. Stiamo discutendo fra noi. Da una parte siamo concettualmente favorevoli alla autodeterminazione dell'individuo, anche al suo diritto di autodistruggersi, così come del resto fanno gli alcolisti, i fumatori, quelli che vanno a 180 all'ora. D'altro canto riteniamo che lo Stato deve provvedere solo ai tossicodipendenti. Essi alimentano il mercato nero, muoiono per sostanze tagliate, sono costretti ai piccoli o grandi crimini per soddisfare la loro dipendenza. La soluzione possibile è accertare la dipendenza del tossicomane attraverso centri espressamente attrezzati, dargli una specie dì carta di credito che specifichi il tipo e la quantità di sostanza di cui ha bisogno, consentire il ritiro delle dosi che gli sono necessarie presso una rete larga e decentrata di punti di vendita che potrebbero essere le farmacie-. La legge del '75 prevede somministrazione di sostanze (eroina o metadone o altro ancora) tossiche. «Si, a parto che il tossicomane voglia "uscire", si dica cioè pentito e chieda di guarire. E' un ricatto che ha dato i frutti ben noti. Noi non ci proponiamo alcuna "cura", ma il "mantenimento" che significa accettare 'la scelta del sìngolo, anc se è riprovevole e non la condividiamo, e sottrarlo al mercato nero, alla logica del proibizionismo, alla criminalizzazione. 1. màd.

Persone citate: Massimo Teodori

Luoghi citati: Italia, Roma, Ustica