Il bulino cinematografico di Max Klinger
Il bulino cinematografico di Max Klinger UNA MOSTRA A ROMA DELL'ENIGMATICO INCISORE TEDESCO Il bulino cinematografico di Max Klinger ROMA — Oltre 100 incisioni di Max Klinger sono esposte fino al 25 novembre alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, grazie alla collaborazione del Goethe-Institut. E' un'ampia scelta della produzione grafica del pittore, scultore, incisore e teorico tedesco, vissuto e celebrato a cavallo tra '800 e '900 e, in seguito, quasi dimenticato. La sua attuale fama, più che ai dipinti allegorici e monumentali e alle statue e ai busti di uomini famosi, è legata proprio a queste incisioni. Raccolte per lo più in cicli che egli, con chiaro riferimento alla musica, ha chiamato opus. La riscoperta di quest'artista è abbastanza recente. Da noi incominciò 10 anni fa. in occasione della rassegna torinese «Il sacro e il profano nell'arte dei Simbolisti». Ma. a parte ulteriori presenze — per esempio, nel 1972, nella mostra «Aspetti dell'arte a Roma, dal 1870 al 1914. — lo scoppio della sua fortuna critica è avvenuto in questi ultimi anni. Grosso modo, contemporaneamente alla recente voga di De Chirico. Non soltanto perché quest'ultimo fu grande estimatore di Klin¬ ger (si rilegga il suo penetrante saggio scritto nel 1920 alla morte dell'artista tedesco) quanto perché questo Simbolista fu. insieme con Bocklin. un antecedente della poetica della Metafisica. Lo rilevò, fin dal 1911. De Chirico stesso e lo si è potuto constatare quest'estate, a Venezia, nella esposizione dedicata a «La pittura Metafisica», dove la serie di incisioni di Klinger intitolata «Un guanto» fu presentata, con un dipinto di Bocklin. come introduzione alla mostra. Adesso queste 100 e più incisioni esposte a Roma stanno rinfocolando discussioni e nuove ipotesi. Oltre alla serie Un guanto, ce ne sono altre 9 dedicate ai temi più svariati. E forse proprio per la loro eterogeneità anche stilistica stanno riaprendo, di prepotenza, il problema critico di questo artista. O. meglio, lo rendono più complicato. A una possibilità di lettura cosi ampia e articolata, il termine «antecedente della Metafisica» risulta, in realtà, un po' stretto. E se le anticipazioni del Surrealismo appaiono molteplici e spesso di evidenza palmare, forse non è azzar¬ dato affermare che questi cicli di incisioni suscitano anche raffronti addirittura con lane dei nostri giorni. Sempre De Chirico aveva accennato al carattere cinematografico della grafica klingeriana. Cioè un interesse per le sequenze di immagini in successione temporale, inedito per il suo tempo. Ma va aggiunto subito che queste sequenze non hanno una precisa conseguenzialità logica e spesso sono apparentemente prive di nessi. Ciò che le lega è piuttosto un filo concettuale e immaginativo. Si potrebbe considerarlo un libero montaggio che mira a suscitare in chi guarda sensazioni strane, a livello profondo. Più che narrazioni rigorose sono immagini «aperte», come direbbe Umberto Eco. accostate in modo tale da provocare intime, oscure allusività. Allusività rafforzate dalle decorazioni con cui Klinger arricchiva i riquadri e le cornici delle sue incisioni: per rimanere al paragone filmico, quasi una sorta di colonna sonora, una musicalità di fondo che lega le diverse immagini. Sono, come si diceva, certa mente anticipazioni del Sur realismo e fanno sorgere, spontaneamente, il ricordo specie ci* Max Ernst, soprattutto qui,lo dei romanzi per immagini, per esempio Una settimana di bontà pubblicata alcuni mesi fa da Mazzotta. Ma non mancano aperture per cosi dire profetiche anche rispetto a situazioni attuali, in particolare alle ricerche di alcuni giovani artisti d'oggi. I quali, tramite accostamenti di immagini disparate, pescate nella memoria, se non addirittura nel subconscio, mirano a far risuonare nell'osservatore pensieri e sensazioni sepolti nel profondo a toccare identità segrete. A sostegno e a chiarimento di queste «aperture» va ricordato che Klinger si formò e operò nel pieno della crisi del pensiero positivista, in un momento di acuta sfiducia nella conoscenza oggettiva del reale. Ma non fu un adepto delle correnti mistiche e misteriosofiche che furono il risultato principale di quella crisi: alla Redon per intenderci. Egli senti sempre l'esigenza di creare immagini realistiche. E se la sua fonte d'ispirazione primaria, come per ogni accademico tedesco, ri¬ mase la mitologia classica — magari con i centauri che conversano con le lavandaie — non disdegnò di ispirarsi anche a problemi e fatti concreti del proprio tempo, quali la condizione della donna e i moti sociali e politici della Germania in quel periodo. Tanta diversità di temi, unita a forti varietà stilistiche (passava da eleganze giapponesi al tratteggio ombrato alla Durer. dalla tragica acquatinta goyesca al segno e alla composizione accademici) non potevano non generare sospetti. Si parla spesso delle contraddizioni di Klinger e per questo alcuni critici sono tuttora propensi a limitarne l'importanza. Forse non si tiene conto che. come con acutezza scrive Eduard Beaucamp nella prefazione al catalogo, a Klinger -non interessano i contenuti ... L'elemento decisivo è piuttosto l'effetto che producono». Tenuto presente il disinteresse tematico e stilistico e cioè l'eterogeneità che caratterizza parecchie ricerche artistiche contemporanee, viene du chiedersi se egli non sia stato davvero un proteta. Francesco Vintitorio
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