La lampadina compie 100 anni omaggio a Edison sulla scena di Luigi Rossi

La lampadina compie 100 anni omaggio a Edison sulla scena Spettacolo di Bob Wilson al Nazionale di Milano La lampadina compie 100 anni omaggio a Edison sulla scena MILANO — Anche Bob Wilson ha composto il suo ballo •Excelsior». Se il vecchio Manzotti aveva esaltato in Alessandro Volta il 'genio dell'elettricismo», il singolare teatrante americano ha voluto rendere omaggio a Thomas Edison nel centenario della invenzione della lampadina. Per entrambi dunque un inno alla luce, indicata qui come nella coreografia ottocentesca con la lettera iniziale maiuscola, quasi come entità astratta ed allegorica. In fondo il Grande Sogno Americano celebrato da Wilson non è che il corrispettivo dell'ingenua utopia del Progresso cantata da Manzotti con polche e galop. «Edison» è stato presentato in prima europea, dopo qualche recita di rodaggio in Francia, al teatro Nazionale, con un giorno di ritardo per disguidi doganali. E' un'opera aperta, un «work-in-progress» che occupa stavolta soltanto circa tre ore, misura assai modesta per le abitudini di Wilson che aveva presentato a Parigi «Ouverture» della durata di ventiquattro ore o addirittura a Shiraz «Ka Mountain» andata avanti 168 ore consecutive. A detta del suo autore, «Edison» è un'opera teatrale «sugli eroi e sul culto degli eroi, su Lafayette ed Henry Ford... su Nikola Tesla e George Westinghouse». Ma, affrettandosi a discendere dal Pantheon americano, Wilson aggiunge che è «anche su una puzzola di nome Fleur de Fois e un attore travestito da orso». / due animali in questione fanno una fugace apparizione, il secondo in una gabbietta al proscenio, sema contribuire molto alla chiarificazione delle idee per lo sprovveduto che non abbia avuto l'avvertenza di leggere il monito dell'autore che ricorda come «ogni scena può essere interpretata in maniera diversa da ogni spettatore». Il quale può ammirare una scenografia di un iperrealismo quasi fotografico, con una casa vista da varie angolazioni e poi, nell'interno, come laboratorio dello scienziato che vi compie i suoi esperimenti, con umoristici intermezzi gastronomici di una frittata abilmente rivoltata. Addirittura kitsch risulta il foyer dell'Opera di Parigi con i signori in tuba che conversa- no con dame ingioiellate sotto splendenti lampadari a grappoli di lampadine. Come sempre, Wilson è un mago delle luci che usa con suggestioni evocatrici. Ha dunque ben donde di rendere omaggio a Edison e alla sua invenzione. Certo l'apporto tecnologico allo spettacolo non si ferma qui. Lo spettatore è avvolto da suoni tridimensionali che raccolgono musiche che vanno da Scarlatti a Miles Davis; rumori; la stessa voce di Edison registrata su uno dei suoi cilindri antenati del disco e anche la recitazione degli attori in parte in «play back» e in parte convogliata da radiomicrofoni. Gli otto attori (Wilson non partecipa come interprete) recitano, in inglese e in francese, quasi sempre spezzoni di banalità quotidiane o addirittura «nonsenses». Il numeroso pubblico che gremiva il teatro ha variamente reagito. Chi ha ascoltato con concen trazione e chi ha dato segni di noia; ci sono stati applausi veri e ironici. Molti non hanno resistito fino in fondo ed hanno abbandonato alla chetichella. Luigi Rossi

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