Palermo: con l'accusa di sequestro in carcere il capo del clan Spatola di Francesco Santini

Palermo: con l'accusa di sequestro in carcere il capo del clan Spatola Per ordine dei magistrati romani che indagano su Sindona Palermo: con l'accusa di sequestro in carcere il capo del clan Spatola Rosario, fratello del «postino» Vincenzo, è stato arrestato all'alba in casa - Ha detto agli agenti: «Ma a quest'ora si viene a prendere una persona onesta?» - Era a New York quando il finanziere scomparve - Una fortuna costruita in 15 anni DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALERMO — Giallo Sindona: ancora un arresto nel clan degli Spatola, ma questa volta è finito all'Ucciardone il capo della potentissima famiglia palermitana. Rosario, 42 anni, uomo di rispetto, una fortuna alle spalle, cantieri, appalti, amicizie e protezioni in tutta la città. Il 2 agosto, quando Michele Sindona scompariva dall'hotel Pierre, Rosario Spatola era a New York e per lui l'ordine di cattura firmato dal giudice Ferdinando Imposimato è pesante: concorso in sequestro di persona. L'hanno catturato all'alba. La borgata dell'Uditore si risvegliava quando gli uomini della Criminalpol circondavano, al 53 di via Beato Angelico, gli undici piani dell'edificio bianco e rosa. Sono saliti in quattro. Alla porta, la suocera di Rosario. Non le hanno dato tempo. Un sottufficiale anziano s'è precipitato nella stanza da letto. Rosario dormiva. Accanto, la moglie. Silvia. Nella stanza in penombra, gli è stato domandato: • E' lei Spatola Rosario, di Salvatore e Gaglio Giovanna?'. Il costruttore ha annuito. Il sottufficiale ha ripreso: «La dichiaro in arresto, ci segua^. Pigiama a righe, capigliatura appena scomposta sotto la brillantina abbondante, Rosario Spatola ha avuto un unico commento: 'Ma a quest'ora si viene a prendere una persona onesta?». L'uomo che l'arrestava ha replicato: «Siamo qui sotto dalle quattro del mattino». Spatola non ha aggiunto altro. Ma il sottufficiale racconta: «Aveva sul volto un sorriso lieve di scherno. Sono uomini tutti d'un pezzo, non fanno storie». Con le manette ai polsi, l'imprenditore palermitano ha percorso a piedi le otto file di scale. S'è voltato indietro verso il palazzone che lui stesso ha costruito. Nessuna finestra aperta, soltanto qualche tenda sollevata in fretta e subito lasciata ricadere. Le au. tomobili della polizia hanno innestato la sirena. Una corsa veloce nelle grandi strade della nuova Palermo. Poi, verso il mare, in direzione del Mon' te Pellegrino, fino all'acciaio azzurro dei cancelli dell'Ucciardone. Rosario Spatola, imprenditore, con una fortuna messa insieme in quindici anni, entrava in carcere e i giudici romani erano già a Punta Raisi, pronti a salire sul primo aereo per Roma. L'altra notte hanno riposato soltanto tre ore. Prima di firmare il mandato di cattura si sono riuniti con il capo della Criminalpol di Palermo. Con il dottor Contrada hanno controllato le dichiarazioni di Rosario e quelle dei dipendenti della «Spatola Costruzioni». • Contraddizioni — dicono alla Criminalpol contraddizioni sulle carte ed è finito dentro». L'accusa è chiara. Il concorso nel sequestro è arrivato al l'improvviso e Rosario Spato la non l'aspettava. L'altra sera, con i cronisti, lasciando Palazzo di giustizia, aveva detto: «Ho chiarito la mia posizione, mi hanno lasciato andare». Non aveva negato 1 suoi viaggi negli Stati Uniti in casa della zia, Salvatrice Cambino, né aveva taciuto di un suo spostamento nella capitale il mese scorso. Nel firmare l'arresto, Imposimato non ha avuto perplessità e 11 dottor Contrada commenta: ^Nessuno può dire, fino ad ora, che Sindona non sia stato rapito: se i magistrati romani hanno disposto l'arresto, evidentemente sono convinti che l'assenza del banchiere di Patti sia dovuta a un vero sequestro». Da Roma, il giudice Imposimato chiederà il trasferimento di Rosario Spatola, non appena avrà interrogato di nuovo il fratello, Vincenzo, bloccato l'8 ottobre nello studio Guzzi, in via della Scrofa, con due lettere dalla «prigione* di Sindona. L'indagine in Sicilia va avanti. Palermo diventa il polo dell'inchiesta «con Roma. Milano e New York», come dice il vlcequestore Contrada. A suo parere, la posizione di Vincenzo è più compromessa «ma quella di Rosario è più interessante». Sono due tessere in un mosaico in movimento, «ma «7 giallo Sindona non è ancora a fuoco». Settecento dipendenti, lavori allo Sperone, al Monte Grappa, al Politeama, all'Uditore, adesso il clan Spatola è decapitato. Resta tutto sulle spalle di Antonino, il minore dei tre fratelli, 11 più inesperto, con alcuni mesi di carcere nel suo passato e la libertà vigilata ad impacciarne i movl->| menti. Lo arrestarono nel '74. Viaggiava su un'automobile di grossa cilindrata con altri tre. La polizia trovò armi, passamontagna, prolettili. Si pensò a una rapina in preparazione. Ora si torna a parlare di sequestri. Anche Antonino nella notte è stato ascoltato, ma come ■teste» utile alle Indagini. Da parte sua. nessuna contraddizione, nessun elemento sulla trasferta negli Stati Uniti di Rosario. «£' andato dalla zia Salvatrice Gambino», ha detto e gli inquirenti non hanno insistito. Del resto, lo stesso Rosario aveva ammesso: «Sono rimasto negli Stati Uniti dalla fine di luglio al 21 agosto: una visita ai congiunti».! Parentele, amicizie, il legame con Charles Gambino morto nel '76, le compartecipazioni con gli Inzerillo e, ancora, i Gambino. Antonino è stato drastico: 'Degli affari nulla so, chiedete tutto a Rosario». Rosario, in otto ore di interrogatorio, molto non ha detto e l'indagine patrimoniale sulla sua ascesa irresistibile continua. La conduce la Guardia di finanza. Deve ricostruire la carriera del clan, dal carretto del latte del padre Salvatore al cemento armato dei figli. Francesco Santini Palermo. Rosario Spatola, poco prima dell'arresto