Manovre Usa a Guantanamo di Ferdinando Vegas
Manovre Usa a Guantanamo OSSERVATORIO Manovre Usa a Guantanamo L'invio di un paio di migliaia di marines a Guantànamo. dove si fermeranno circa quattro settimane a compiere manovre, non si può ridurre ad un «esercizio di routine*, come sostiene il dipartimento di Stato. L'operazione, infatti, avviene a conclusione della «mini-crisi» di Cuba, causata dalla denuncia americana della presenza di una «unita di combattimento» sovietica nell'isola. Non avendo ottenuto soddisfazione né dai sovietici né dai cubani (fermi a sostenere che si trattava invece di semplici «consiglieri»). Carter ha fatto allora ricorso ad una tipica mossa della diplomazia classica: una dimostrazione di forza che segnalasse la fermezza americana, senza però aggravare la crisi. A Guantànamo gli Stati Uniti hanno appunto il vantaggio, per cosi dire, di giocare in casa propria, almeno nei termini del diritto internazionale. L'area di 70 chilometri quadrati sulla quale sorge la base americana, all'estremità sud-orientale di Cuba, è stata ceduta in affitto agli Stati Uniti col trattato del 2 luglio 1903; e la cessione è stata confermata nel successivo trattato del 1934, secondo il quale l'affitto è perpetuo, ma può cessare o per accordo tra le due parti o per abbandono della base Castro, d'altra parte, ancora recentemente nel suo discorso all'Onu ha denunciato come •occupazione* la presenza americana a Guantànamo, chiedendo ancora una volta che abbia termine. E infatti, se si passa dal piano strettamente giuridico a quello politico, non si può negare che gli Stati Uniti occupano una porzione del territorio cubano unicamente per ragioni storiche, fondate sulla forza e sull'inte¬ resse. Cuba, si sa. deve la propria indipendenza dalla Spagna all'intervento armato degli Stati Uniti, nel 1898, dettato soprattutto dalla spinta dell'imperialismo e dai corposi interessi economici degli affaristi americani. Non meraviglia quindi che Washington, nel momento stesso di riconoscere l'indipendenza di Cuba, la ponesse di fatto sotto il proprio protettorato, con un emendamento che fu persino introdotto nella Costituzione cubana. Solo la «politica di buon vicinato» di Franklin Delano Roosevelt portò, nel 1934, alla revoca di questa clausola e a nuovi rapporti formali, rimanendo però in vigore, come si è detto, l'affitto di Guantànamo. La base, per la sua collocazione geografica, di controllo del passaggio tra Atlantico e Mar dei Caraibi e per l'ampiezza e la sicurezza dello specchio d'acqua, ha grande importanza nel sistema strategico americano; ma, appunto, come base navale, non terrestre. Insomma, è rivolta all'esterno, non verso o contro l'interno. Anzi, Guantànamo è ormai completamente separata dal retroterra cubano, manca il minimo contatto tra i cubani e la guarnigione ed i civili americani (2300 e 1700 rispettivamente, più 1800 loro «dipendenti»). Questa situazione dura da un ventennio, da quando Castro, preso il potere nel 1959, cominciò a chiedere la restituzione del territorio, incontrando sempre il più netto rifiuto da parte di Washington. Nel 1964 Cuba tagliò la fornitura d'acqua alla base e gli americani risposero costruendo un impianto di desalinizzazione delle acque marine e centrali elettriche locali. Ferdinando Vegas
Persone citate: Franklin Delano Roosevelt
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