«I malati di mente in crisi non non si curano con parole»
«I malati di mente in crisi non non si curano con parole» Continua il braccio di ferro fra psichiatri e Provincia «I malati di mente in crisi non non si curano con parole» I medici continuano a criticare il criterio di reperibilità - «Abbiamo in mano solo strumenti burocratici» - Martedì un altro sciopero I medici dei servizi psichiatrici territoriali, al sesto giorno di sciopero, hanno deciso di continuare la loro agitazione: martedì prossimo si asterranno nuovamente dal lavoro, assicurando, tuttavia, urgenze e reperibilità come hanno fatto fino a oggi. La questione di fondo, cioè il modo di affrontare 11 problema dell'urgenza psichiatrica (in parole povere: come assistere 11 malato di mente colto da una crisi) non è stato risolto, ma su di esso rischia di innestarsi la contestazione sul come la Provincia ha gestito la riforma psichiatrica nel suo primo anno di attuazione. La reperibilità del medico psichiatra in ciascuno dei dipartimenti, che l'amministrazione Illlllllllllllllllllllllllllllllllltllllllllllllllltllli a 1 a a provinciale vuole sostituire al servizio di guardia medica attiva (concentrato precedentemente alle Molinette), continua ad essere contestato dai sindacati medici, nonostante i correttivi promessi. I sanitari, che si sono riuniti ieri in assemblea, non accetteranno alcuna trattativa finché non verranno ritirati gli «ordini di servizio, che hanno istituito 11 sistema di reperibilità. Dice un medico: -Non si può creare qualcosa per i malati più difficili, smantellando quel che c'era prima, sia pure insufficiente, come la guardia psichiatrica alla Molinette, e limitarsi a costruire l'alternativa con ordini di servizio, scritti sulla carta, che non hanno attinenza alla situazione pratica dell'intervento. Con la reperibilità si è burocratizzato, rallentato e sguarnito un servizio che dovrebbe essere rapido ed efficiente, scaricando tutta la responsabilità sulle spalle del "reperibile". Noi dovremmo intervenire entro 30 minuti. L'assessore Ardito ci ha detto cìie ne siamo dispensati, ma se un giorno ci dovesse chiamare un giudice, cosa risponderemo?Chece l'ha detto Ardito?.. Ma il discorso del medici va al di là della reperibilità, oggi occasione per manifestare 11 dissenso degli addetti ai lavori rispetto a chi ha fornito le direttive per la gestione dell'assistenza psichiatrica. La vittima resta sempre il malato, che la legge non considera piti -pazzo-, ma che per ragioni strutturali resta sempre un -diverso.. Dice uno del medici in sciopero: •/{ manicomio pubblico è diventato privato: si chiama, per esempio, Clinica Fatebenefratel- 11 di San Maurizio. E non dimentichiamo che tra Collegno, le Ville e Grugliasco ci sono ancora quasi 1500 ricoverati. Se per quelli meno gravi prima c'era una risposta repressiva, che abbiamo condannato, oggi non c'è nessuna risposta. Le "comunità" poi finiscono di dare meno assistenza di un reparto tradizionale.. Le critiche sono dure e non si limitano a quella che era sembrata una -querelle, fra l'assessore Ardito e i medici. Fra 1 sanitari, molti appartengono alle file di coloro che contribuiscono di persona allo smantellamento del manicomio repressivo: «Op-( 51 — dicono — ci troviamo in mano strumenti burocratici con i quali il malato continua ad essere un oggetto. Il salto di qualità non c'è stato. La legge ha abolito i manicomi, ma non i pazzi e purtroppo non ha creato una valida alternativa.. Sul fatto contingente delle urgenze psichiatriche potrebbe esserci un'apertura alla scadenza del primo mese di esperimento. Se non ci saranno posizioni preconcette da entrambe le parti (dettate da motivazioni di prestigio politico o sindacale) non sarà impossibile trovare un compromesso fra la reperibilità e la guardia medica attiva per dare un servizio migliore. E forse, a questo punto, sarebbe opportuno sentire anche i malati, o almeno le loro famiglie. Sb.
Luoghi citati: Collegno, Grugliasco
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