«Usuraio? Prestavo solo denaro a interessi diciamo un po' alti»

«Usuraio? Prestavo solo denaro a interessi diciamo un po' alti» Processo in pretura a un perito accusato di strozzinaggio «Usuraio? Prestavo solo denaro a interessi diciamo un po' alti» L'imputato si difende: «Non ho mai saputo che i clienti erano in stato di bisogno» -1 testi confermano: «Meno male che c'era lui» - Altro fatto: tre a giudizio per violenza -Usuraio io? Ma scherziamo! E' vero che ho prestato soldi ad interessi, diciamo un po' alti, ma chi si rivolgeva a me non diceva certo di trovarsi in stato di bisogno-. Calmo, aspetto mite. Michele Gaiotto. 45 anni, perito, con ufficio in via Sacchi 38. si è difeso cosi davanti al pretore Vitari dall'accusa di usura. Ed ha aggiunto: -Della situazione non certo rosea delle persone che mi avevano chiesto il denaro sono venuto a conoscenza soltanto quando sono stato convocato in pretura-. La versione dell'imputato è stata confermata dai testi, o meglio dalle presunte «vittime» del perito Gaiotto. Una signora: «Non gli dicevo che ero in stato di bisogno. Il signor Gaiotto credeva che i soldi mi servissero per comprare vestiti". Un altro: -Da due anni chiedo soldi in prestito. Mi sono rivolto a 19 persone o società finanziarie ma senza far mai capire che ero con l'acqua alla gola. Dicevo che il denaro mi serviva per andare in trasferta (ndr. è un lavoratore dipendente)». Un altro ancora, con le lacrime agli occhi: -Meno male che c'era il signor Gaiotto a darmi una mano. Altrimenti chi mi aiutava?-. Un altro: -Di notte non riuscivo a dormire per la preoccupazione, ero disperato. Il giorno dopo tutto si risolveva. Il signor Gaiotto mi tranquillizzava-. Queste stesse persone, meno di un mese fa, si erano espresse ben diversamente nei confronti del signor Gaiotto davanti al pretore. Cosa è cambiato? Nulla, secondo quanto è venuto fuori all'udienza. Il signor Gaiotto. appena conosciuta la situazione dei clienti, ha inviato loro una lettera. -Ho appreso, con sorpre¬ sa, che le notizie da lei fornitemi al momento del prestito non corrispondevano a verità — si legge nella missiva —. Me ne spiace. Sono comunque disposto a darle una mano. Mi verserà soltanto gli interessi bancari più le spese-. Chi aveva pagato di più è stato risarcito. Alla domanda dell'aw. Zaccone (difensore del Gaiotto): «£' vero che è stato risarcito?-, ha risposto un coro di «si», dei testi. .// signor Gaiotto è un benefattore- ha detto una delle presunte «vittime.. Il pretore Vitari e 11 pm Pasi si sono scambiati uno sguardo perplesso. Certo gli interessi praticati dal Gaiotto a volte erano del 15% al mese (e questo risulta dal documenti sequestrati in via Sacchi e lo stesso Gaiotto lo ha ammesso) ma lo stato di bisogno, necessario perché si parli di usura non è emerso dall'udienza. Il processo è stato rinviato a martedì prossimo. * Sono stati rinviati a giudizio per violenza carnale, minacce e lesioni tre giovani che la sera del 26 maggio scorso portarono in collina una ragazza, Maura Maino, 22 anni e abusarono di lei a turno, assieme a un quarto complice che non è stato identificato. Lo ha deciso ieri il giudice Vaudano. I tre. Giuseppe Caforio. 22 anni, Antonio Maggio, 23 anni e Emanuele Ganci, 22 anni, compariranno al processo in stato di detenzione, perché, data la gravità del reato, il magistrato non ha concesso loro la libertà provvisoria. La violenza subita da Maura Maino fu denunciata alla polizia una settimana dopo quando la vittima incontrò i suoi aggressori al «Pub Britannia. e fu da questi ripetutamente minacciata. Luigi Betrone, Emilio Bortolani e Rosanna Dorsi, che erano con la Maino, all'uscita dal locale furono affrontati dal Caforio, dal Maggio e dal Ganci. Il Bortolani fu selvaggiamente picchiato, Betrone accoltellato alla schiena. Sopraggiunta la polizia. Maura Maino si decise a parlare e raccontò l'odiosa avventura in collina. Il magistrato però non riuscì a proseguire nelle indagini perché la giovane si allontanò per paura di ritorsioni. Soltanto un paio di mesi dopo trovò la forza di recarsi dal giudice al quale confermò i fatti. I confronti tra la vittima e gli aggressori e le testimonianze degli amici che la accompagnavano quella sera, quando fu nuova¬ mente minacciata al «Pub Britannia». hanno consentito al giudice di stabilire che la Maino aveva detto la verità.