Il mistero si dipana di Francesco Santini

Il mistero si dipana Il mistero si dipana (Segue dalla 1* pagina) nodi dell'indagine che li trattiene a Palermo più del previsto. Sono volati nell'isola non appena il banchiere di Patti è ricomparso a Manhattan. Affermano di voler approfondire i legami politici-finanziari della potentissima famiglia di costruttori con la mafia siculo-americana. C'è sul tavolo del sostituto procuratore generale Sica il passaporto di Rosario. Il visto per gli Stati Uniti è dell'estate scorsa. Lui non si è scomposto: «Per le ferie — ha dichiarato — sono stato a Brooklyn, da mia zia Salvatrice Gambino, una visita da buon nipote». Né Rosario Spatola ha negato il suo vincolo di parentela con il potentissimo Charles Gambino, «il boss dei bosses» morto nell'estate del '78. 'Non è un reato — ha detto — una parentela lontana». Altra contestazione: un suo viaggio a Roma, un mese fa, in pieno «affare» Sindona. Rosario Spatola non si è sorpreso. Ha spiegato che spesso è 'Costretto» a raggiungere «il continente» per sollecitare 1 mandati di pagamento per i suoi cantieri. Il magistrato Sica e il giudice istruttore Imposimato hanno insistito molto sugli «incontri romani». Tre ore di interrogatori al mattino per poi riprendere nel pomeriggio sino alle 18,15. L'avvocato Pileccia, ai cronisti in attesa, dichiara: 'Nessun ministro vedeva a Roma Rosario, i suoi unici rapporti alla Cassa del Mezzogiorno erano con l'usciere Lauretta». Poi, per avvalorare l'affermazione, aggiunge: 'Sapete, a volte vale più l'ultima ruota del carro che ministri, politici, sottosegretari». Nell'interrogatorio c'è una pausa. Rosario se ne sta nell'anticamera del consigliere istruttore Chinnici, sorvegliato a vista da due agenti in borghese. Abito crema, camicia rosa, brillantina a trattenergli i capelli lucidi, suda nel caldo afoso. Ha lo sguardo distaccato e a chi gli domanda 'Rosario, come va?», lui risponde flemmatico: «Bene, molto bene». Ha un gesto della mano per sottolineare che nulla teme. 'State tranquilli», aggiunge. Ma ieri, all'alba, quando gli uomini in borghese della Criminalpol sono andati in via Beato Angelico, nel suo elegante appartamento, Rosario Spatola, sua moglie Silvia e i tre figli, si sono lasciati prendere dal panico. Gli hanno detto di vestirsi per 'Seguirli un momentino». Pensavano all'arresto Immediato. -A Palermo — dice 11 funzionario che ha guidato gli uomini — alle 6 del mattino, in genere, si va per arrestare». E cosi s'è pensato, all'Uditore, tra gli ultimi avanzi della borgata che hanno conosciuto l'ascesa irresistibile degli Spatola e la nuova Palermo del cemento a tredici piani. •Hanno arrestato la "Spatola Costruzioni"», dicevano ieri sera all'angolo di via Leonardo da Vinci dove gli Spatola sono »uomini di rispetto». Dalla «Spatola Costruzioni», che un Investigatore descrive come 'Un'orgia di appalti» la polizia ha portato in tribunale un'altra decina di persone. 'Dal telefonista all'ingegnere capo», dice il prof. Orazio Campo, del collegio di difesa. Nomi non se ne fanno. A lungo è stato ascoltato l'agente di viaggio degli Spatola, un impiegato dell'Aviatour, dove i costruttori acquistano, in genere, i loro biglietti per Roma e per gli Stati Uniti. Poi è stata la volta dell'ing. Croccolo. Con lui l'appalto dello Sperone, con 422 appartamenti dell'Istituto delle case popolari, è tornato in primo piano. Quando i lavori passarono dalla ditta «Delta» di Trieste agli Spatola, in consiglio d'amministrazione sedeva Vito Ciancimino. Ma l'ex sindaco di Palermo, ancora oggi, a due anni di distanza, dichiara: 'Fu, allora, tutto regolare, nessun intrigo, nessuna collusione». E i difensori di Spatola, di rincalzo, aggiungono: «Per lo Sperone, tutto a posto: fu la sezione fallimentare del tribunale di Trieste a curare il passaggio». Ma nei misteri di Palermo, una cosa è chiara: gli appalti non si hanno senza protezioni e senza tangenti, in questa città che conta numerosissime aziende in difficoltà e aspetta il restauro del centro storico per evitare molti fallimenti. Rosario Spatola, con lavori nel quartieri Monte Grappa e Uditore, con il restauro del Politeama, che è il teatro al centro di Palermo, continua a dire: 'Nessun legame politico, nessuna protezione, a Roma vedevo soltanto l'usciere Lauretta». Il costruttore. In tribunale, superato il primo choc della polizia tra le moquette del suo alloggio, ha ripreso 1 toni flemmatici dei giorni passati. Ai magistrati che gli ponevano centinaia di domande sui suoi affari, ha risposto con le stesse parole pronunciate quando fu arrestato il fratello con le lettere di Sindona. 'Dicono che siamo ricchissimi — ha ripetuto —, in realtà siamo pieni di debiti». Ha poi negato di aver mai conosciuto Sindona Francesco Santini