Magie di Leonardo esposte a Torino di Angelo Dragone

Magie di Leonardo esposte a Torino LA MOSTRA DI DISEGNI TOSCANI E UMBRI DEL RINASCIMENTO Magie di Leonardo esposte a Torino TORINO — Nella scia di una bella tradizione di studi rivolti al disegno, 11 Gabinetto delle stampe di Roma, diretto da Maria Catelli Isola, continua la sistematica esplorazione delle sue raccolte, da cui trae anche materiale per la sua stessa attività espositiva procedendo insieme all'impegnativa catalogazione del suo patrimonio grafico. L'importanza di questo lavoro può esser verificata anche a Torino dove fino al 15 novembre, per iniziativa dell'assessorato provinciale per la Cultura, è ospitata in Palazzo Chiablese l'ultima mostra organizzata dall'Istituto romano, a cura di Enrichetta Beltrame Quattrocchi, che vi ha riunito una scelta di «Disegni Toscani e Umbri del primo Rinascimento», fra i più antichi del fondo Corsini, datando tra la seconda metà del '400 e il primo trentennio del secolo seguente. Si tratta di sessantun fogli, alcuni ben noti, e di accertata e magari anche prestigiosa paternità; altri inediti o quasi, ma la maggior parte oggetto di annosi approfondimenti e non senza rose attributive piuttosto ampie, che possono anche sorprendere il profano, ma non chi sa quali intrichi di suggestioni entrino talora nella sfera della creatività artistica e come la ricerca filologica sia ben lungi dall'essere un'arte divinatoria, ma un cammino fatto di indagini pazienti e attente, a volte fortunate a volte no, sempre faticose, ma appassionanti. Polo di attrazione dell'intera esposizione è naturalmen¬ te Leonardo. Lo Studio di drappeggio, uno dei più belli del periodo giovanile databile fra il 1473 e il '78, è certo il foglio più famoso della collezione corsiniana; e ben si presta, con quella figura femminile appena accennata, a documentare quanto Leonardo avrebbe più tardi scritto nel suo Trattato affermando che «i panni che rivestono le figure debbono mostrare di essere abitati da esse figure-. Gli stanno a fianco due piccole «sanguigne» talora genericamente definite «caricature», mentre nell'Uomo dalla bietta può vedersi un «pensiero» per il Giuda del Cenacolo. tanto bene si ricollega con la testa dell'apostolo conservata all'Albertina di Vienna. Altri fogli di rilievo: la Testa di vescovo di Benozzo che apre la rassegna, seguita dal profilo di giovane sul quale si sono esercitati ottant'anni di filologia artistica, con attribuzioni passate, non senza oscillazioni, dalla generica scuola fiorentina» alla scuola del Pollaiolo», persino con dubbi tra Antonio e Piero (solo il Busignano è convinto dell'autografia di Antonio, mentre per l'Ortolani è opera di «bottega») finché oggi si avanza fondatamente la paternità del fiorentino Francesco Pesellino. un eclettico con • vaghi motivi, reminiscenze, assonanze, che vanno da Filippo Lippi a Domenico Veneziano-, ma di secondo piano. Ristretto il numero dei capiscuola, anche la più ampia schiera dei protagonisti di quell'epoca che in una gustosa pagina delle Vite il Vasari diceva «scolari- di Masaccio nella Cappella della chiesa del Carmine — .tutti i più celebrati scultori e pittori... studiando in questa cappella sono diventati eccellenti e chiari- ie via con i nomi da Fra Filippo e Filippino a L .onardo, da Andrea del Castagno al Perugino sino al -divinissimo Miclielangelo Buonarroti-) — non basta certo a completare il quadro dei possibili autori delle migliaia di disegni che da allora si sparsero nel mondo intero. A offrirne intanto un bel mannello è questa mostra: con Bartolomeo e Raffaellino del Garbo i cui disegni bucherellati son evidentemente serviti per il ricamo di paramenti sacri, con Fra PaoHno da Siena cui si deve lo studio relativo all'Assunta di S. Maria del Sasso, presso Bibbiena, che riconferma i suoi legami con Fra Bartolomeo e Mariotto Albertinelli; e via via con altri risalendo nel tempo sino al Puligo, ad Andrea del Sarto e al Franciabigio sulla soglia, ma «non dentro- il Manierismo. Cosi avverte l'ordinatrice della mostra, per sottolineare in maniera quasi provocatoria certe persistenze anche al di là d'uno stretto limite cronologico d'una mostra che è tutta da gustare nel gioco dei suoi scandagli storiografici e nelle finezze interpretative che costituiscono la sua vera portata, quale ogni studioso o appassionato d'arte non mancherà di apprezzare. Insieme, bene inteso, alla bellezza di alcuni «pezzi». Tra questi ricordiamo subito una Testa di giovinetto .vivido e fresco ritrattino-, come lo definì il Berenson nell'attribuirlo alla .scuola del Verrocchio-, mentre ora non mancano probanti motivi per assegnarlo al Maestro; ma per aggiungervi gli Studi di piede e di capelli, in cui è tipico il •modulo» di Lorenzo di Credi, con la toccante Testa della Vergine di Fra Bartolomeo della Porta e col peruginesco Gruppo di figure muliebri legato ad uno Sposalizio della Vergine ora a Caen e variamente attribuito al Perugino e allo Spagna: ma soprattutto con la leggiadra Figura femminile drappeggiata su cigno. immagine d'una ariosa, inquieta bellezza che l'ha ricondotta a Francesco di Giorgio Martini: egli stesso inquieta figura di pittore, scultore e disegnatore senese, tra le più complesse e di alte qualità. Angelo Dragone

Luoghi citati: Bibbiena, Roma, Siena, Spagna, Torino, Vienna