Con il pci non oltre l'accordo per realizzare nuovi programmi di Luca Giurato

Con il pci non oltre l'accordo per realizzare nuovi programmi Il gruppo di Zaccagnini ripropone il confronto Con il pci non oltre l'accordo per realizzare nuovi programmi Secondo De Mita il rinnovamento politico, sociale e economico del Paese passa anche attraverso il pei - Ma tutti i leaders, tranne poche eccezioni, escludono una presenza comunista al governo - Adesso Forlani vuole «aprire» verso il pei ROMA — «JVot continuiamo a ritenere che non esistano condizioni per la partecipazione diretta del pei al governo — mi dice Giuseppe Pisani), capo della segreteria politica di Zaccagnini. — Pensiamo, però, che dopo aver concordato per molti aspetti nel giudizio sulla gravità della crisi economica, sociale e istituzionale, vi sia la necessità di un confronto, come dice Zaccagnini, "serrato" reciprocamente impegnato sul come uscire dalla crisi». Ma. all'improvviso, molti leaders de hanno riscoperto la questione comunista. Per esempio quali sono, secondo lei, i motivi che hanno indotto anche Forlani ad «aprire, al pei? Spero che la sortita di Forlani preluda ad un aggiustamento significativo della sua posizione politica e più precisamente una sua piena e' impegnativa adesione alla linea del confronto*. il futuro segretario della de sarà Forlani o un esponente dell'area Zaccagnini? Pisanu: •Dopo il ritiro di Zaccagnini e il suo discorso all'ultimo Consiglio nazionale, il problema della candidatura è del tutto secondario rispetto a quello della linea politica. Noi—precisa — pensiamo a una maggioranza nettamente qualificata sulla linea politica e non disponibile in alcun modo ad accomodamenti, comunque remunerati, che possano compromettere tale linea: Accanto alla stanza di Pisanu c'è quella di Zaccagnini. E' vuota. Il segretario torna oggi da Ravenna, dove domenica ha tenuto un discorso importante, tutto puntato su un grande rilancio della solidarietà nazionale e sulla ripresa del dialogo con il pei. 'Noi siamo consapevoli, secondo l'insegnamento di Moro, che non si ricompone la società civile, non si garantisce il processo economico e sociale, senza un grande moto di solidarietà, sema coinvolgere in questa responsabilità le grandi forze sociali del Paese; ha dichiarato il segretario. Ma questo «grande moto» sembra fermarsi sulla soglia di Palazzo Chigi. La grande maggioranza dei leaders de (con l'eccezione di Fanfani. Bisaglia, Donat-Cattin e i •Cento.) puntano nuovamente al dialogo-confronto con i comunisti perché, come ci spiega Pisanu, le condizioni che «resero a suo tempo necessaria la politica di solidarietà nazionale si sono aggravate». Solidarietà nazionale non vuol dire, però, governo con il pei. Tale ipotesi, almeno per ora, è esclusa dallo stesse vicesegretario De Mita. «La solidarietà nazionale — spiega De Mita, che come tutta la corrente di «base» fa parte dell'area Zaccagnini — va riproposta con un nuovo accordo serio, determinato, su un programma di gestione dell'attività di governo». 'Occorre — precisa — andare avanti nel confronto politico, prendere atto dei mutamenti intervenuti nel pei». Per portare il pei al governo? De Mita: »Non per portare il pei al governo, ma per realizzare, con il suo concorso, programmi di autentico rinnovamento politico, civile ed economico». In questa linea, secondo De Mita, è possibile inserire anche il vecchio discorso del rinnovamento del partito: «La de — spiega — può rinnovarsi solo se dall'analisi reale dei dati politici presenti nel Paese riesce a trarre la formulazione di una proposta per uscire dalla crisi». Apertamente osteggiato, sino alla minaccia di una scissione, dalla destra del partito, l'arrivo di ministri comunisti a Palazzo Chigi è dunque escluso sia dagli uomini delle correnti di sinistra (con le eccezioni di Misasi e Mastella) sìa dai leaders del «grande centro» (Piccoli, Andreotti. Forlani) E' stato Andreotti a dare il via con le sue metafore calcistiche a favore del pei. La circostanza ha destato qualche scalpore ma non molta sorpresa. Notevole sorpresa invece, per l'uscita di Arnaldo Forlani, il grande «avveisarìo» di Zaccagnini ma, a quanto pare, ex avversario della linea politica del con¬ fronto. Dopo Forlani, Flaminio Piccoli: »Il pei faccia il passo, scelga, esca da mezzo al fiume, si proponga una posizione democratica». Tutti parlano del «guado» di Piccoli e del dibattito dell'area Zaccagnini. Guido Bodrato. altro consigliere del segretario, è però amareggiato. C'è chi ha definito il convegno alla «Domus pacis» il festival del compromesso storico e questa, secondo Bodrato, »è una interpretazione distorta e negativa. Ci si domanda — dice Bodrato — se si stia mobilitando contro la linea che si richiama alla posizione politica di Moro e Zaccagnini una rete di interessi contraddittoriamente ostile alla politica del confronto e che non vuole accettare l'immagine popolare della de. Sarebbe cosa grave. Solo chi non vuol capire, o chi ha interesse a non capire, può continuare a sostenere che la solidarietà nazionale porta al compromesso storico». Domani, quando la de riunirà la direzione, forse si capirà meglio chi sono quelli che non vogliono capire e quelli che mostrerebbero tanto interesse a non farl° Luca Giurato

Luoghi citati: Ravenna, Roma