La sciagura si copre coti duecento milioni di Giuseppe Alberti

La sciagura si copre coti duecento milioni La sciagura si copre coti duecento milioni Le attività pericolose (esempio la ditta friulana «Walter e Tino Rovina») sono, nella maggior parte dei casi, vulnerabili e quindi soggette a pericolosità. Ed è anche secondo una casistica in uso nel campo assicurativo che si possono trarre le conclusioni sui tipi e sistemi per scongiurare eventi catastrofici come quello di Spilimbergo. Ma lasciamo agli esperti il terreno per stabilire le cause del sinistro. Vediamo, invece, quali potrebbero essere le conseguenze economiche che il fatto può procurare. Diciamo subito che, in genere, chi si occupa di esplosivi (si parla di attività autorizzate e non di produttori di fuochi artificiali clandestini) si cautela con la prudenza (laboratori e magazzini posti lontano dai centri abitati, ecc.) e, naturalmente, mediante la stipulazione di polizze assicurative, sia per il rischio derivante dai danni che l'incendio (ed esplosione) può cagionare allo stabilimento, sia per quanto riguarda i danni ai «vicini» (persone, case, colture e cosi via). n sinistro di Tauriano, però, ci autorizza a sollevare alcuni dubbi sulle eventuali validità delle -coperture- assicurative: ad esempio, ci si chiede perché un'industria pericolosa si trovasse cosi vicina ai centri abitati. Se anche nel campo assicurativo si usasse lo stesso metro, vi è da supporre che i -capitali- assicurati non siano sufficienti per rifondere i danni alle vittime. Infatti, prendendo come campione le norme tariffarie normali in uso nel settore -responsabilità civile terzi-per le aziende industriali, i «massimali» più elevati sono di 200 milioni per disastro. 75 milioni per persona ferita o morta e 20 milioni per danni alle cose. E' quindi chiaro che con un'assicurazione di questo tipo, non si è certo all'altezza per rifondere un danno di simili proporzioni. Analogo discorso per quanto riguarda i lavoratori dipendenti: i prontuari parlano di 20 milioni per lavoratore morto o ferito quale tetto massimo assicurativo. In questo caso, una volta provata la responsabilità del datore di lavoro nel non aver usato la necessaria prudenza, sia gli eredi della vittima che gli istituti di previdenza possono rivalersi nei confronti dell'imprenditore per la differenza di somma. Per concludere, vi è da augurarsi che l'azienda coinvolta in questo gravissimo fatto non sia assicurata con i «massimi» previsti nei tariffari (salvo che la legge che regola la materia non imponga capitali superiori), ma che abbia aggirato il sistema accendendo polizze assai più valide: diversamente, come è già accaduto altre volte, saranno le sottoscrizioni popolari a concorrere a sollievo Giuseppe Alberti delle vittime.

Luoghi citati: Spilimbergo