Evitato un disastro di enormi proporzioni nell'esplosione della polveriera (5 morti) di Giuliano Marchesini

Evitato un disastro di enormi proporzioni nell'esplosione della polveriera (5 morti) II tragico scoppio in Friuli ha devastato i paesi di Spilimbergo e Tauriano Evitato un disastro di enormi proporzioni nell'esplosione della polveriera (5 morti) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PORDENONE — Lungo la strada che s'inoltra nei campi ci sono gruppi di abitanti di Tauriano, di Spilimbergo, sgomenti. Poco distante, penzolano i cavi dell'alta tensione, circa trecento metri più in là si scorgono 1 due crateri scavati dalle esplosioni che hanno sventrato la polveriera dei fratelli Rovina, devastato tetti, mandato in frantumi vetri, scardinato porte e finestre di una larga zona, gettato nel panico migliaia di persone. Si conferma che le vittime sono cinque. Luca Lazzatinl, un bambino di 11 anni, è morto mentre cercava scampo con i familiari nella campagna: un masso sollevato da uno scoppio lo ha investito in pieno, n capitano Francesco Cammarota. il maresciallo Giuseppe De Perù, il sergente maggiore Franco Moretti e l'operaio Franco Bagnariol, che stavano lavorando in mezzo ai proiettili di artiglieria, sono dati per dispersi: ma non ci sono speranze. Ieri mattina le squadre hanno trovato un corpo straziato, tra le macerie di uno dei capannoni della polveriera. I feriti sono diciannove, in maggioranza soldati della caserma «Zamparo», della divisione Ariete. Tra quel che resta dello stabilimento, sono impegnati reparti militari e Vigili del Fuoco, che ieri notte alle due hanno spento le ultime fiamme. Un cordone di forze dell'ordine impedisce di entrare nel- l'area stravolta. -Là è seminato di bombe-, dice un carabiniere. E' difficile anche per gli inquirenti cercare di ricostruire quel che è accaduto l'altro pomeriggio in questo grande deposito di polveri, quasi a ridosso di un paese.La polveriera di Walter e Tino Rovina, un'impresa privata presso la quale erano occupati una cln-' quantina di operai, provvedeva alla demolizione e al recupero di materiale esplosivo dell'esercito, parte del quale veniva venduto per uso civile. Il turno normale, nello stabilimento dei fratelli Rovina, termina alle 17. Puntualmente, l'altro ieri gli operai sono usciti dai capannoni. Sono rimasti nella polveriera i tre militari e Franco Bagnariol. che prestava la propria opera per conto dell'esercito. Per quale motivo i quattro uomini fossero intenti ad un'operazione dopo l'orario di chiusura del deposito, ancora non si sa. -Erano artificieri molto esperti — dice Tino Rovina —, stavano sballando casse di proiettili d'artiglieria della Nato. Ce n'era una partita: centomila proiettili di quel tipo erano già scaricati, ne restavano 60 mila. Cosa vuole che le dica? Non ho idea di cosa sia successo-. Una ventina di minuti dopo che gli operai avevano lasciato la polveriera, la tragedia, n custode dello stabilimento. Umberto Fior, mentre attende stravolto di essere sentito dai carabinieri, racconta: -lo ero ancora dentro, e con me c'era uno dei titolari, il signor Walter: si parlava di lavoro. Ha cominciato a ballare tutto, e mentre ci precipitavamo fuori s'è levato un enorme polverone-. La prima esplosione, che ha aperto un largo squarcio nel terreno, ha portato il boato fino oltre Spilimbergo. Questa è la zona del terremoto: sull'istante molta gente ha pensato ad una nuova, violenta scossa, ha spalancato le porte, e nelle strade è stato uno scompiglio. Circa dieci minuti dopo, un secondo più tremendo scoppio. Molte case, in un raggio di parecchi chilometri, hanno avuto un tremito, volavano tegole e si sentivano scrosciare vetri. E nella zona circostante il deposito vi è stata una pioggia di pietre, di spezzoni di granata. Il piccolo Luca Lazzarini, che stava assistendo ad una trasmissione televisiva assieme con 1 familiari, è balzato dalla sedia, ha fatto pochi passi fuori di casa ed è stramazzato sotto il colpo violento del masso che lo ha raggiunto alla schiena. In mezzo al panico, le squadre hanno lavorato per ore nella polveriera in fiamme. C'era il pericolo di altre esplosioni, si temeva soprattutto che lo scoppio di qualche proiettile volato nei campi facesse «saltare» il deposito di esplosivi militare di Forte Chiarie, che sorge a non più di 300 metri dallo stabilimento dei fratelli Rovina. Un incubo durato a lungo. Ieri mattina, nella polveriera devastata, scavavano i car¬ risti di una caserma di Vacile. Raccontava un soldato: « Molte finestre della nostra caserma sono andate in pezzi. E lo spostamento d'aria è stato terribile: qualcuno mentre scappava è finito per terra nel cortile. Subito ho pensato che fosse andato per aria il nostro deposito di carburante. Ma non era possibile-. Mentre ancora si cercano i corpi tra le macerie dello stabilimento, si manda avanti l'inchiesta attraverso una serie di interrogatori. Un ufficiale dei carabinieri dice che •in alta percentuale- si esclude l'ipotesi di un sabotaggio, di un atto terroristico. E torna insistente la domanda: che cosa facevano tre militari e un operaio dentro la polveriera quando era già terminato il turno di lavorazione? Si dice, a Spilimbergo. che prestassero la loro opera anche In via straordinaria: una specie di doppio lavoro, aggiunto alle loro mansioni. Il Procuratore della repubblica di Udine, Mario Drigani, che dirige l'inchiesta, dice •questo aspetto è oggetto di indagini: Aggiunge che con provvedimento urgente è stato nominato un perito -per i primi accertamenti di polizia giudiziaria-. In serata, il magistrato interroga i fratelli Rovina, alla presenza del loro avvocato. Cerca di trovare ai più presto 11 perché di questa disastro. Giuliano Marchesini Pordenone. Il maresciallo Lazzarini, padre del piccolo Luca, ucciso dall'esplosione della polveriera di Tauriano. Ha in mano un grossa pietra, che ritiene abbia causato la morte del figlio.

Luoghi citati: Friuli, Spilimbergo, Udine