Non ancora influenza ma solo raffreddore

Non ancora influenza ma solo raffreddore Primi freddi, tossi e mali di gola Non ancora influenza ma solo raffreddore Non abusare di medicine che, in taluni casi, possono addirittura rivelarsi dannose - Due giorni a letto è ancora il miglior rimedio Come mai. da un bel po' di giorni, c'è tanta gente raffreddata e mezzo malata, con tossi d'ogni tonalità e tipo, trachee irritate sino a far male, voci nasali, gole arrossate, e sinusiti che si riacutizzano? E' influenza in arrivo — quella che tutti ben conosciamo, potenzialmente epidemica e sempre relativamente temibile — o sono invece semplici infezioncelle spicciole, più noiose che rischiose (magari in combutta coi primi calar di termometro nelle nostre case) che si divertono a chieder ore di letto e di fastidio e propiziatorie offerte di medicine di quasi sempre scarso sollievo? Per fortuna, di caratteristico, in questo attuale concertino di vie aeree infiammate — di cui i bambini sono spesso protagonisti, oltreché innocenti "propagandisti di piccolo contagio" — c'è. quasi regolarmente, la pronta guarigione: o. perlomeno, la mancanza di complicazioni. Di consolante, poi — salvo che per gli attuali incomodati, alle prese col termometro, il brivido ed il malessere — c'è la notizia che. su tutti i canali di avvistamento della efficientissima rete mondiale di controllo dell'influenza, non c'è allarme né segnalazione di «movimento di pattuglie». Adenovirus. rinovirus. virus parainfluenzale ed altri ancora (compresi quelli non identificati) sono i cento e cento spiccioli nemici — neppur lontanamente imparentati con quelli della temibile influenza — che son capaci di provocare, quando vogliono, quei monotoni ed indifferenziati malanni delle vie aeree superiori che noi. latini, per lunga ed irrinunciabile tradizione, chiamiamo "influenza" e che gli americani — altrettanto alla svelta, ma in modo un tantino più differenziato — denominano Uri (upper respiratory infections). Spinta dalla fretta di guarire e dalla istintiva paura del peggio, c'è sempre la coda, in farmacia, in queste occasioni: mentre non dovrebbero neppur essere farmacologicamente curate, queste infezioncelle (salvo che con le semplici e sostanziali regole delle 48 ore di riposo, della dieta semplice e ricca di liquidi, della camera ben umidificata, dei molti fazzoletti e dei pochissimi farmaci, solo contro i sintomi più insistenti). Tutti gli esperti raccomandano, puntualmente, la difficile regola di saper fare a meno degli antibiotici (salvo, ovviamente, nei casi di provata o sospetta complicazione batterica) per evitare, oltreché l'irrazionale e costosa terapia, anche l'implicito rischio del creare resistenze batteriche. Inutile, criticabile —e. qualche volta, persino rischioso — lo zelante impiego di antitermici (dal piramidone all'aspirina alla fenacetina e compagni). Chi ha mai potuto dimostrare, d'altra parte, che in un caso di forte raffreddore o di tracheite. (senza altri sintomi che quelli del disturbo generale e dell'infiammazione locale) si siano guadagnate — con gli antibiotici o gli antitermici — anche solo 12 ore nella guarigione? Il discorso vale, ovviamente, per i molti convinti di salvarsi con la diletta vitamina C: perché, in casi del .genere — che, per definizione, sono a pronta guarigione — nessuno potrà mai dimostrare né il prò né il contro. Il discorso è un po' diverso, s'intende, per i soggetti a relativo "rischio", anziani o portatori di malattie croniche (bronchiti croniche, malattie renali, cardiopatie, diabete, generica o specifica suscettibilità alla infezioni): perché qui. ovviamente, vale, soprattutto, la regola prudenziale di "categoria" o di "caso". Quanto alla cosiddetta complicità dei primi freddi — stagionali autunnali o da crisi energetica che siano — consoliamoci: perché adenovirus e rinovirus e pseudoinfluenzali hanno fatto tossire e starnutire a più non posso anche nei più termocondizionati autunni-inverni dei cosiddetti favolosi anni del "boom". Ezio M inetto