Come ai tempi eroici del ciclismo di Giovanni Arpino

Come ai tempi eroici del ciclismo Il bretone Hinault vince nella bufera il Giro di Lombardia Come ai tempi eroici del ciclismo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE COMO — Nella cosiddetta .classicissima di chiusura., cioè il Giro ciclistico di Lombardia, giunto alla 73° edizione, un bretone dì ferro. Bernard Hinault. ha bastonato e messo d'accordo i due galletti della ruota italiana, Moser e Saronni. L'impresa di Hinault è degna dei grandi corridori del passato e della leggenda ciclistica: a molti ha ricordato Merckx. a qualcuno perfino Coppi. Il .Lombardia., del resto, non lascia quasi mai posto alle scartine, e la vittoria del bretone ne ha offerto ampia dimostrazione. Atleta dalla muscolatura possente, dal carattere impetuoso, Hinault non sembra aver dato granché retta ai consigli del suo mentore, Cirylle Gu]/mard, che da anni cerca di instillargli (e con otti mi risultati) una maggiore freddezza, una più cinica astuzia in sella. Stavolta, per chiudere anche ogni dubbio nei riguardi della classifica ambitissima del premio .Superprestige-, il bretone ha obbedito solo agli scatti dei propri umori, ha dato sfogo massimo ai suoi istinti di gran combattente. Ha attaccato, e ancora attaccato, via via staccando e poi quasi umiliando I due galletti italiani, che si sono battuti fino agli ultimi 25 chilometri, arrendendosi poi in uno smunto finale. Tutto ha concorso a questo .Lombardia., dal tempo così grigio e umido che costituisce una cornice tipica, a brevi folate di pioggia, allo svettare di un campione che ha voluto e saputo piazzare la grande unghiata vincente. Per 150 chilometri solo un giovanissimo] italiano, Silvano Contini, ha tenuto la ruota di Hinault, tutti gli altri sono sfilati all'indietro con maggiore o minore malinconia. E' stata chiamata la corsa .delle foglie morte., per i suoi colori autunnali. Ma è anche la corsa delle .foglie assassine., visto come intrigano le curve di discese a picco, come rischiano, su questi erbari in sì dio si. i ciclisti lanciati a 60-70 chilometri orari. Studiato a pochi centimetri di distanza in tre passaggi (seguire una corsa di questa struttura topografica, dall'auto, è sempre un'impresa) Bernard Hinault ci ha lasciato, su una rampa a Menaggio e nei due passaggi ad Argegno, una impressione straordinaria di freschezza muscolare e di rabbia agonistica. Mai badando a chi gli arrotinava dietro, il bretone ha condotto per 150 chilometri quasi in solitudine, divorando l'aria dolce di questi luoghi manzoniani dove serpenti di folla si allungavano senza trovare mai fine. Tutti, rivali e critici e tifosi e curiosi, hanno sempre un'unica convinzione: giù il cappello davanti ad un simile Hinault, che certo è un ingordo, certo non lesina forze e pretende tutto e lo bracca sem¬ pre, però si disegna in una misura umana d'eccezione, dando perfino fastidio ad alcuni esperti francesi che sovente non l'hanno annusato con simpatia. Nulla da dire per Moser e Saronni: si ritrovano spennati dopo un'attesa che lì faceva più forti del previsto. Certo non sono al massimo della conclamata condizione, certo hanno sputato sangue in troppe battaglie. Ma neppure come alleati, .una tantum, (anche se si ripeteranno in coppia nella cronometro del .Baracchi., e anche se Moser confida, ai giornalisti francesi, di non sentirsi affatto nemico del .nano. Beppe: «Ma essendo gl'italiani noi due dobbiamo essere divisi in nome della storia ciclistica»; ce l'hanno fatta. Mostravano volti tesi e feroci, quando già Hinault gli aveva inflitto tre minuti di distacco. Ma con la sola buona volontà non hanno potuto dar ricchezza alle gambe e ai polmoni. L'Htnault di oggi pareva una macchina oleata e perfetta fino all'ultimo ingranaggio. E tutti gli altri, al suo confronto, omini aggravati di sudore e ansie. La legge del Lombardia, è stata chiara, proprio come negli anni eroici. Giovanni Arpino

Luoghi citati: Argegno, Como, Lombardia, Menaggio