Anche i cavalli vanno ai fanghi

Anche i cavalli vanno ai fanghi Verona: le Terme di Giunone Anche i cavalli vanno ai fanghi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VERONA — A Caldlero stanno predisponendo i progetti per realizzare un centro di ricovero e di terapia termale per i cavalli da corsa. Sarà il primo in Italia. Oli studi sono in pratica completati e il programma di massima potrebbe essere presentato già nel mese di ottobre, in occasione della Fiera dei cavalli di Verona. L'iniziativa prende avvio sulla scia di una tradizione che conta quasi duemila anni e che ha dalla sua anche una leggenda. A Caldiero ci sono, infatti, le Terme di Giunone: l'acqua esce spontaneamente a 28 gradi e contiene preziosi sali nonché carbonato di calcio, zolfo. I romani facevano sostare i loro eserciti diretti alla conquista dell'Europa o di ritorno dalle vittoriose battaglie proprio a Caldiero dove venivano curati sia gli uomini che gli animali. Napoleone scelse Caldiero come suo quartiere generale da dove diresse la battaglia di Arcole, finita immortalata sull'Arco di trionfo. «Do sempre — racconta il sindaco Luigi Ferro, presidente anche dell'azienda municipalizzata delle Terme — Caldiero è stata considerata come ideale località per curare uomini e cavalli. Durante i recenti lavori di ricostruzione degli impianti abbiamo vaiorissato una delle vasche più belle, la "fossa cavalla". Si tratta di una piscina dove, già duemila anni fa, venivano portati i cavalli per una terapia termale a cura soprattutto dei garretti e per eliminare le secrezioni sopra l'unghia conseguenti agli sforzi prolungati. C'è anche la leggenda di una splendida cavalla che si immerse nella piscina e scomparve, forse perché tra quelle acque aveva trovato il suo ambiente ideale». Questo, dunque, l'incontro tra storia-leggenda e attualità. Con inserimento anche di una storia più recente, che trae origine dalla posizione geografica di Verona, «porta d'Italia» sia dal Nord che dall'Est. « Verona — dice Angelo Betti segretario della Fiera e grande appassionato di cavalli, tanto da avere rilanciato la rassegna specializzata — era il centro di raccolta dei cavalli che, con lunghe carovane, arrivavano in Italia dalla Jugoslavia, dalla Polonia, dall'Ungheria. Gli animali, ma non solo loro, arrivavano alla meta sfiniti e non si potevano portare in Fiera né commercializzare. Così, raccontano gli ultimi testimoni di quell'epoca pionieristica, si faceva una sosta di dieci giorni per curare gli animali con acqua e fango. 1 benefici effetti sono nella storia, tant'è vero che la Fiera di Verona acquisì prestigio internazionale. Mentre gli uomini si raccontavano le loro avventure con le splendide e tenere donne dell'Est, i cavalli ritrovavano energia e potenza'. Cosi Fiera e azienda municipalizzata si sono trovate, d'accordo nel portare avanti un progetto ambizioso, ma fattibile: quello di creare a Caldiero un centro nazionale per la cura termale dei cavalli. «/ veterinari — sostiene il sindaco Ferro — hanno stabilito che le cure di un tempo sono tuttora valide, ideali per i cavalli da corsa come lo furono per quelli da lavoro e da battaglia. Quando un campione ha un infortunio, lo si porta a Caldiero per le cure e per l'allenamento in acqua. L'animale, infatti, può trarre van taggio dalla terapia, che diventa nel nostro caso un'ippoterapia, e nello stesso tempo allenarsi perché il movimento in acqua, poggiando poi sul fango, non è cosi faticoso come quello sul terreno». Il progetto è ambizioso, ma realizzabile anche se occorrono mezzi per costruire i ricoveri per gli animali, posti letto per gli accompagnatori e gli allenatori e occorre istituire un centro veterinario. Ma il sindaco è convinto che ci siano tutte le motivazioni per allestire il centro. 'Vogliamo anche dimostrare — confida — che un'azienda municipalizzata è in grado di avere iniziative e di mirare al bilancio. Gestiamo una delle poche aziende pubbliche in attivo. Cinque anni fa le Terme registrarono 20 mila presenze, quest 'anno siamo già a 150 mila e chiuderemo con 130 milioni dì attivo. Non vogliamo fare concorrenza ad Abano, ma intendiamo qualificarci e valorizzare un patrimonio naturale ancora solo parzialmente sfruttato». Franco Ruffo

Persone citate: Angelo Betti, Franco Ruffo, Luigi Ferro