L 'Olivetti propone per 4500 operai il ricorso alla cassa integrazione

L 'Olivetti propone per 4500 operai il ricorso alla cassa integrazione L'incontro con coordinamento sindacale e segreteria Firn L 'Olivetti propone per 4500 operai il ricorso alla cassa integrazione «La soluzione — dice l'azienda — per evitare licenziamenti» - «Il personale allontanato dovrà trovare un posto all'esterno» - Scioperi nel Gruppo; mercoledì generale, poi otto ore in due settimane; manifestazioni il 26 ottobre a Ivrea, Massa, Crema, Pozzuoli e Marcianise NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE ROMA — La Olivetti ha confermato ufficialmente ieri al sindacato che l'eccedenza di personale è di 4500 persone negli stabilimenti del Canavese: 3 mila nel 1980 e 1500 nel 1981. Questi dipendenti non saranno licenziati, ma collocati in Cassa integrazione speciale e avviati a corsi di riconversione professionale (che dovranno essere creati dagli enti pubblici) affinché si trovino poi un posto di lavoro fuori dalla Olivetti. Non sono previsti alleggerimenti di manodopera negli altri stabilimenti che la Olivetti ha in Italia. La risposta del sindacato è stata immediata: «Siamo di fronte a una proposta brutale di riduzione dell'occupazione — ha affermato 11 segretario nazionale della Firn, Paparella —e a una politica aziendale assolutamente pericolosa». Subito dopo l'incontro con l'azienda (che proseguirà lunedi 22 ottobre a Ivrea) la Firn ha deciso un «pacchetto di agitazioni»: 8 ore di sciopero articolato nelle prossime due settimane; uno «sciopero generale» per tutti i dipendenti del Gruppo Olivetti (circa 30 mila in Italia di cui 15 mila nel Canavese) mercoledì 17 ottobre. «Ogni azienda — ci è stato spiegato — deciderà la durata dello sciopero, che sarà in media di due o tre ore: per Ivrea si deciderà in una riunione sindacale già fissata per lunedi»; il 26 ottobre si svolgeranno «scioperi generali cittadini» in tutti i centri dove ci sono stabilimenti Olivetti (Ivrea, Massa, Crema, Pozzuoli e Marcianise). Inoltre 11 sindacato ha programmato •una giornata di presidio, da parte dei lavoratori, della filiale di Roma è del ministero dell'Industria e di rapporto con il Parlamento per sollecitare la commissione Industria ed il ministro a intervenire nella vertenza». I tremila dipendenti (2970 per l'esattezza) da «estromettere» nel 1980 nelle aziende del Canavese sono cosi suddivisi: Gruppo informatica distribuita: 1100 persone, soprattutto nello stabilimento di Scarmagno e in parte in quello di San Bernardo: Unita componenti meccanici: 950 persone, specialmente alla Ico di Ivrea: Enti Centrali: 650 persone, in prevalenza impiegati, soprattutto nella palazzina degli uffici; Unità sviluppo mezzi: 270 persone (ridotte a 220, parche 50 dovrebbero passare alle ditte consociate) in prevalenza a Scarmagno. II testo ufficiale dell'azienda dice: «La direzione della Olivetti ha indicato in circa 3 mila unità l'eccedenza di personale in Italia per il 1980 e in 1500 unità quella situata per il 1981. L'eccedenza del 1980 risulta localizzata nell'area industriale del Canavese. Ne restano quindi esclusi gli altri comprensori industriali e la rete di assistenza in Italia». •In questo quadro — prosegue il testo della Olivetti — per il personale eccedente non vi è possibilità di permanenza in azienda e per esso dovranno essere trovate opportunità di collocazione all'esterno. A tale fine l'azienda ha indicato, quale soluzione del problema, l'intervento straordinario della Cassa integrazione a zero ore, con le articolazioni e le modalità opportune. Tale soluzione intende evitare provvedimenti di licenziamento che altrimenti l'azienda si vedrebbe costretta ad attuare». L'azienda specifica anche quale dovrebbe essere il significato dell'allontanamento del personale dalle aziende: •Durante la Cassa integrazione il personale interessato dovrà frequentare corsi di riconversione professionale orientati alla prevedibile domanda di lavoro del mercato esterno, allo scopo di agevolare il passaggio a nuove attività lavorative, anche con l'attivazione degli strumenti di mobilità previsti dai recenti contratti, di lavoro. Tali corsi dovranno trovare attuazione nell'ambito delle iniziative pubbliche, intese a favorire questi processi di riconversione e di passaggio a nuovi posti di lavoro». Nell'incontro con il sindacato la Olivetti ha motivato la riduzione del personale con la necessità di un rinnovamento tecnologico: «Gli obiettivi di competitività — afferma l'azienda — vanno perseguiti non soltanto con importanti investimenti, ma anche con un corretto dimensionamento delle strutture in ogni settore aziendale. La conversione dalla meccanica all'elettronica — hanno detto i dirigenti dell'azienda al sindacati — e l'evoluzione da una generazione elettronica a quella successiva, significano una consistente riduzione dei contenuti di lavoro per ogni unità di prodotto». Quello che le aziende concorrenti — è questa, in sostanza la tesi del Gruppo — hanno fatto negli anni passati, la Olivetti deve farlo ora La Olivetti ha dato al sindacato una serie di informazioni sui propri programmi, confermando l'impegno nei settori dove già opera dai prodotti per ufficio (macchine da scrivere e per calcolo, copiatrici, registratori di cassa) a quelli dell'informatica. Ha anche specificato le aree dove intende concentrare gli investimenti «estremamente impegnativi, al limite della capacità finanziaria della società»: macchine per scrivere elettroniche e completo rin¬ novamento di tutta la linea del sistemi. «Quello che l'azienda sta realizzando in questa direzione — hanno affermato i dirigenti — costituisce il più imponente sforzo mai compiuto nella sua storia». Non sono mancate, da parte della Olivetti, sottolineature polemiche per rimarcare che «tote sforzo è compiuto esclusivamente con le proprie forze» mentre in tutti gli altri Paesi «l'industria nazionale dell'informatica viene sostenuta dai rispettivi governi con specifici piani finanziari». Inoltre, a giudizio della Olivetti, «tote carenza è aggravata dalla mancanza di una coordinata e concreta domanda pubblica». La Olivetti, cioè, ha già disponibili progetti che, se realizzati, potrebbero avere «effetti positivi per gli anni 1981-1982». Nel documento sindacale di risposta si accusa l'azienda di «voler aggravare le condizioni di lavoro», di «voler far perno sulle sole produzioni oggi giudicate redditizie», di «voler realizzare massicci aumenti di produzione e straordinari incrementi di produttività, riducendo il personale: Sergio Devecchi

Persone citate: Durante, Paparella, Pozzuoli, Sergio Devecchi