Mosca ha cambiato direzione di tiro ora si prepara a lanciare i «Salt 3» di Livio Zanotti

Mosca ha cambiato direzione di tiro ora si prepara a lanciare i «Salt 3» Sembra messa da parte (per adesso) la polemica sui missili Mosca ha cambiato direzione di tiro ora si prepara a lanciare i «Salt 3» Si direbbero scomparse le preoccupazioni per la sorte dei «Salt 2» la cui ratifica in Usa è ancora incerta - Con gli attacchi dei giorni scorsi il Cremlino voleva solo alzare il prezzo del prossimo negoziato sugli equilibri militari in Europa? DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — II fuoco incrociato della proposta e poi della replica sovietiche alla risposta occidentale sugli arsenali europei aveva un obiettivo mascherato: il Salt-3. Ecco ciò che si intravede al primo diradarsi del fumo sollevato dalle polemiche di queste due settimane, roventi fino a 48 ore addietro e adesso temporaneamente attenuate. Nel giro di sette giorni tra Berlino e Washington, russi e americani sono passati bruscamente ad una nuova fase di rapporti. A Mosca, d'improvviso, sembrano scomparse le preoccupazioni per la sorte del Salt-2, ancora sotto la spada di Damocle del Senato statunitense che lo deve ratificare. In ogni caso non se ne parla più. Mentre sull'ordine del giorno fanno irruzione i temi del Salt-3: gliequilibri strategici sul Vecchio Continente e nelle cosiddette -sorte grigie: Può sembrare paradossale come effetto di un nuovo momento di confrontation tra Est ed Ovest Eppure, avventurosamente, è stato compiuto un balzo in avanti nel «dialogo*. Non necessariamente verso un consolidamento della pace: bensì nel senso di un ancor più alto, e quindi pericoloso, livello di trattativa. Le due superpotenze e i loro rispettivi blocchi militari usano alternativamente il negoziato e il confronto quali mezzi per una distensione perseguita con il dito sul grilletto nucleare. In termini calcistici, la questione cubana, il discorso di Breznev dalle assise berlinesi, il rifiuto di Carter e di Brzezinski di considerare l'offerta sovietica come una prova effettiva di buona volontà e di conciliazione si direbbero pretattica. Mosse preliminari, cioè, per garantirsi la posizione più vantaggiosa al momento di sedere al tavolo della discussione. Valgono i falsi scatti le piccole e talvolta meno piccole scorrettezze dei corridori ci disti che si appostano per la volata finale, per continuare nella metafora agonisticosportiva. Già ieri in via men che ufficiosa, beninteso, lo si ammetteva anche a Mosca, negli ambienti giornalistici sovietici Un'opinione analoga va facendosi strada tra i di piantatici occidentali nella capitale dell'Urss. L'assurdo dell'armarsi ancora di più e ancora meglio per andare poi a parlare del disarmo non cancella la causa che produce tale assurdo. Est ed Ovest non rinunciano alla rispettiva, massima sicurezza possibile, perché manca il clima politico propizio ad un minimo di reciproca fiducia, base di ogni trattativa. Una situazione analoga è visibile anche nelle relazioni tra Urss e Cina, che stanno discutendo di pace con gli eserciti alle frontiere. L'espansione della presenza e in altri casi dell'influenza sovietica durante gli ultimi anni dall'Africa alla penisola indocinese, è uno dei fattori primari di questa diffidenza. Un altro risiede nella dinamica della tecnologia bellica moderna, che impone tempi sempre più serrati e quindi l'eliminazione d'ogni pausa, da un lato, e, dall'altro, investimenti improduttivi che crescono con progressione geometrica a dispetto della crisi economica che minaccia l'intero pianeta (senza differenze ideologiche). Una simile analisi sommaria e tuttavia essenziale, trova concordi sovietici e americani generali e politici dell'Est come dell'Ovest Ma rimane un punto mai sufficientemente chiarito che riassume la vertenza in tutta la sua drammaticità: il mondo manifesta im¬ pulsi multipolari, con la Cina che pretende di sedersi nelle assise delle massime potenze: i Paesi in via di sviluppo e il blocco sia pure incrinato dei •non allineati', che ne costituisce l'avanguardia, premono per conquistarsi spazi maggiori ed invece sono com¬ pressi nella logica bipolare tra Usa e Urss, alla quale quest'ultima ha legato la propria politica estera tanto più strettamente quanto più incontrava difficoltà ad affermarla di fronte all'interlocutore americano. Livio Zanotti New York. Il Dalai Lama, in esilio dal 1959, sta compiendo un giro degli Usa. Nella foto sta parlando al «Wisdom Golden Rod», un centro studi di filosofia a Hector. (Telefoto Ap)

Persone citate: Breznev, Brzezinski, Dalai Lama