Il Giappone dopo il voto di Ferdinando Vegas

Il Giappone dopo il voto OSSERVATORIO Il Giappone dopo il voto Chiusa la battaglia tra i partiti, è immediatamente cominciata in Giappone una nuova contesa, interna al partito liberal-democratico; ed è questa che veramente conta per stabilire chi eserciterà il potere reale nel prossimo futuro. Il risultato insoddisfacente uscito domenica dalla urne offre naturalmente un ottimo appiglio ai rivali di Ohira per attaccarlo e invitarlo a passare la mano ad altri, come aveva fatto in una situazione analoga, dopo le elezione del 1976, il suo predecessaore Miki. Non era stato Ohira a volere una consultazione anticipata per conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento? Paghi dunque, visto che ha fallito l'obiettivo e quindi ha procurato un insuccesso al partito. Le cose, però, non stanno cosi semplicemente come potrebbe apparire da un simile ragionamento schematico. Ohira, senza dubbio, ha subito un duro colpo ed è molto probabile che finirà col dover cedere il timone del partito e del governo, se non subito, a scadenza non troppo remota. Al momento, tuttavia, si mostra deciso a restare in carica, contando soprattutto sulle divisioni e le aspre lotte di fazioni che infuriano nel suo partito. Liberal-democratlco di nome, questo è in realtà un partito conservatore; anzi, non è neppure propriamente un partito, ma un insieme di gruppi, legati dal comune indirizzo politico e dalla convenienza di assicurarsi il potere, salvo poi contenderselo fra l'uno e l'altro gruppo. Questa caratteristica si spiega, in linea generale, col fatto che il partito è ininterrottamente al potere da un quarto di secolo; la sicurezza dell'intangibilità, del resto confermata dalle ultime elezioni, ha quindi generato il noto fenomeno della formazione di «correnti» in gara per il controllo del partito. Ora, se il partito in complesso ha registrato un insuccesso, lo stesso non si può dire della fazione di Ohira, che passa da 32 a 54 deputati, sul totale dei 248 ottenuti dai liberal-democratici, e cosi diviene la fazione più numerosa. La segue, con 47 seggi, 4 più dei precedenti, la fazione di Tanaka, l'ex primo ministro che dovette dimettersi per lo scandalo Lockheed, del quale deve ancora rispondere davanti alla giustizia. Sapendo che Ohira e Tanaka sono alleati e che il primo è asceso al potere per l'appoggio del secondo, molte cose si chiariscono; forse non hanno torto quei ■membri del partito secondo i quali Ohira ha indetto le elezioni anticipate per avvantaggiare non il partito, ma la propria fazione. Comunque vadano a finire queste lotte di fazioni e di persone, il potere, lo si è detto, resta per ora saldamente in mano ai liberal-democratici, che ben rappresentano quasi la metà della società giapponese; in termini di voti popolari, infatti, si sono rafforzati di oltre 3 punti in percentuale, raggiungendo il 44,59 per cento, pur con la perdita di un seggio parlamentare per il meccanismo elettorale. Ohira o chiunque prima o poi gli succederà avrà però, questa volta, un compito ven più arduo e serio delle lotte interne di fazione: dovrà pilotare il Giappone attraverso la crisi economica che ormai ha preso il posto del famoso «miracolo». Ferdinando Vegas Ohira: una vittoria e un incerto futuro

Persone citate: Tanaka

Luoghi citati: Giappone