I «falchi» tornano a Bolzano e rilanciano l'Idea separatista di Giuliano Marchesini

I «falchi» tornano a Bolzano e rilanciano l'Idea separatista Mentre il terrorismo riaffiora in Alto Adige I «falchi» tornano a Bolzano e rilanciano l'Idea separatista Dice Magnago, della Volkspartei: «L'immigrazione modificherebbe il rapporto etnico a sfavore dei gruppi tedesco e ladino» - Attentati a un monumento e un traliccio DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLZANO — Prima l'appassionato appello dell'onorevole Roland Riz, il quale vorrebbe che 1 sudtirolesi avessero più figli, poi il compiacimento del «Dolomiten» per l'iniziativa del comune di Vandoies. che per il «battesimo» di alcune strade ha deciso di adottare soltanto nomi di personaggi tedeschi e denominazioni che richiamino la tradizione locale. «Di vie Marconi ce ne sono troppe-. ha scritto il giornale, che ha indicato come «esemplare» il comportamento degli amministratori della località della Val Pusteria. Sembra che la provincia di Bolzano stia attraversando una stagione particolarmente inquieta. E' anche riapparso, in questo periodo, il fenomeno terroristico: sono stati presi di mira un cantiere per la costruzione di una casa popolare, un traliccio dell'alta tensione nella zona di Sllandro in Val Venosta, il monumento all'alpino di Brunico. Non si tratta comunque di un ritorno alle «notti dei fuochi», si osserva negli ambienti altoatesini. Ma a parte la ripresa degli attentati, vi sono manifestazioni che irrobustiscono in Alto Adige il soffio del separatismo. Chiediamo a Silvius Magnago, presidente della Volkspartei, se interventi come quello di Roland Riz e provvedimenti simili a quelli assunti dal comune di Vandoies non siano portatori, tra la popolazione sudtirolese, di una esasperazione nazionalistica. Magnago si passa una mano sui capelli a spazzola, resta un momento assorto, poi risponde: « Evidentemente, Rie si è preoccupato per la diminuzione delle nascite tra la nostra gente in provincia di Bolzano. Questo suo allarme è fondato, perché se il calo continuasse si indebolirebbe senza dubbio la consistenza della minoranza linguistica tedesca e ladina: un domani la popolazione sudtirolese non avrebbe più sufficienti forze di lavoro per amministrare l'economia della regione. Ne deriverebbe un fenomeno di immigrazione, e questo modificherebbe il rapporto etnico in Alto Adige a sfavore dei gruppi tedesco e ladino. Chi ha il compito di difendere questa minoranza deve preoccuparsi'. I timori sudtirolesi si estendono al punto da bandire Guglielmo Marconi dalla toponomastica di paesi e villaggi altoatesini. 'Non dobbiamo dimenticare — dice il presidente della Volkspartei — che sotto il fascismo, attraverso il podestà, nei comuni della provincia di Bolzano si sono modificati arbitrariamente i nomi delle strade comunali, non tenendo in alcun conto la storia dell'Alto Adige. Quindi, un ripristino di quei nomi non fa altro che cancellare un'ingiustizia. A me non pare che queste siano forme di nazionalismo: soltanto, si intende riparare ai torti subiti-. Scontato che i sudtirolesi portino ancora dentro di sé le offese ricevute nell'era mussoliniana, vien da chiedersi se certe spinte verso un rigido autonomismo non finiscano per rendere sempre più ardua, amara, la convivenza tra il gruppo di lingua tedesca e quello italiano. «Può ancìie essere cosi — dice Magnago — se dall'altra parie c'è gente che non capisce il nostro spirito'. Ma qual è, in questo momento, lo spirito sudtirolese? La tendenza sin qui mostrata, a volte clamorosamente, è quella rivolta alla separazione tra le due principali componenti etniche dell'Alto Adige E il senso comunitario che dovrebbe caratterizzare l'intera Europa, domandiamo al presidente della Volkspartei, dove si può trovare nelle vallate della provincia di Bolzano? • Premetto — risponde Magnago — che ogni minoranza linguistica collocata in uno Stato diverso sente il pericolo latente di venire assimilata culturalmente. Questo è un fatto naturale. Di conseguenza, le minoranze tendono a chiudersi in difesa, a non aprire le porte ad altre lingue e culture'. Ma non è questa una specie di «eccesso di difesa?». «Io non credo—dice il leader sudtirolese — anzi, ritengo sia qualcosa di necessario: la premessa per una tutela verso un gruppo etnico è che io possa distinguere l'una comunità linguistica dall'altra. Altrimenti, che difesa faccio? Occorre che si eviti l'integrazione'. Il presidente della Volkspartei ritiene che la ricchezza dell'Europa non consista nel l'uniformità, ma nella molteplicità delle lingue e delle cui ture, anche di quelle dei gruppi etnici più piccoli. .Salvaguardare queste caratteristi¬ che — sostiene — significa impedire che l'Europa si impoverisca. Non vedo, quindi, come questo atteggiamento di tutela possa essere in contrasto con l'europelsrriO'. Silvius Magnago, capo «carismatico» dei sudtirolesi, ha incessantemente profuso nella questione altoatesina la sua straordinaria accortezza diplomatica, cercando di tenere insieme tutte le componenti della popolazione di lingua tedesca. Ora. a pochi passi dalla definizione delle ultime norme di attuazione del cosiddetto «pacchetto, dell'autonomia, si dice che il leader del «partito di raccolta» accusi qualche difficoltà, di fronte alle insistenze dell'ala oltranzista, dei separatisti. Durante l'ultimo congresso della Volkspartei, tra l'altro, si sono fatti avanti gli aderenti all'«Heimatbund». quella che fuori degli ambienti sudtirolesi chiamano «associazione di ex terroristi» e che Magnago preferisce definire 'as¬ sociazione di ex detenuti politici.. I rappresentanti dell'.Heimatbund' hanno chiesto esplicitamente il ricorso al- l'autodecisione sotto controllo internazionale, e l'argomento è ancora in sospeso. Il presidente della Volkspartei, dunque, è anche di fronte alle pressioni dei .falchi'. .Mantenere vivo e vegeto un partito di raccolta come il nostro — dice — è sempre un compito difficile, che richiede grandi sforzi di mediazione. Anche doti, naturalmente. E' evidente che la richiesta di autodecisione crea pensieri, problemi a me e al partito.. Magnago allarga le braccia: .Questo fa parte della politica. In merito a quella richiesta, preciso che il diritto all'autodecisione è irrinunciabile, sancito anche dalla Carta delle Nazioni Unite. Ma noi sappiamo che la teoria è spesso molto diversa dalla pratica. Quindi noi. senza rinunciare a nulla, dobbiamo seguire una politica realistica, che si basa sull'accordo di Parigi, come del resto è previsto nel programma del mio partito.. Giuliano Marchesini