Dieci persone riconoscono l'assassinata ma la pista alla fine si dimostra falsa di Renato Rizzo

Dieci persone riconoscono l'assassinata ma la pista alla fine si dimostra falsa Difficili indagini per dare un nome alla sconosciuta Dieci persone riconoscono l'assassinata ma la pista alla fine si dimostra falsa All'obitorio le coinquiline scoppiano in pianto: «È lei, poverina» - Dopo ore di frenetiche indagini la «morta» rincasa, stupefatta di trovare l'alloggio invaso da agenti e giornalisti • Stiamo indagando., dicono i carabinieri con tono dimesso ed allargando le braccia. E ciò significa che. a due giorni dal macabro ritrovamento della donna uccisa a coltellate in un boschetto dell'Eremo, l'inchiesta non ha ancora fatto passi avanti. Il giovane corpo scempiato da quindici terribili ferite non ha ancora né un nome né una storia: è un anonimo reperto cui 1 medici legali e gli investigatori chiedono impossibili risposte. Poi. se anche nelle prossime ore nessuno reclamerà quest'uccisa, la vicenda di follia e di sangue che l'ha vista morire, sarà soltanto più uno smilzo fascicolo da archiviare per sempre. Come per Martine Beauregard. come per Eugenia Origa. come per quella ragazza sconosciuta che quest'estate i vigili del fuoco hanno ripescato alla diga del Pascolo: per parecchi giorni ha inutilmente atteso all'istituto di Medicina Legale che qualcuno le desse un nome. Poi è stata sepolta in una fossa senza fiori. C'é una giovane assassinata, c'è un omicida in libertà: forse è un folle, un maniaco, forse un uomo insospettabile ed insospettato. Per sperare di poterlo identificare occorre però, prima, tracciare una pista da seguire, incanalare le indagini in questa o quella direzione. Si brancola. Invece, ancora nel buio per ammissione stessa degli inquirenti: Abbiamo mostrato la foto della giovane in vari ristoranti e sale da ballo della collina. Nessun risultato: nessuno che la conoscesse, nessuno che domenica sera l'abbia t'iste in compagnia dell'uomo che poi l'ha accompagnata nel viottolo a poche decine di metri dall'ospedale dell'Eremo e l'ha uccisa. Con una tecnica che farebbe escludere agli investigatori il raptus d'un fidanzato esasperato e geloso. Di certo, solo questo: s'è allontanato quando la sua vittima ancora non era morta perché le coltellate, pur numerose, non avevano leso organi vitali. L'agonia, terribile, è durata sicuramente alcuni minuti». L'altro Ieri, per circa un'ora, s'è creduto di poter arrivare ad un riconoscimento. La cronaca di questi momenti è un po' l'occhiata lanciata dietro alle quinte del lavoro spesso stressante ed inutile cui sono costretti in certi casi gli investigatori. Un esempio di quanto sia difficile, pieno di tranelli. Alle 17 e pochi minuti di lunedi, un anonimo lettore ci ha telefonato: .Ho visto su Stampa Sera, la foto di quella ragazza ammazzata. La conosco: abita in un palazzo di viaS Francesco da Paola.. Partono 1 cronisti dopo aver avvisato la polizia: l'appuntamento è davanti ad una porta chiusa e senza targhetta al fondo d'un ballatolo. Altri usci si aprono: «SI li abita una nostra amica — dicono alcune ragazze — non la vediamo da domenica pomeriggio.. Domenica pomeriggio: la giovane donna è stata uccisa proprio poche ore dopo. Tutto sembra quadrare. Un funzionario della Mobile mostra l'istantanea di questo corpo senza vita. •£' lei, non c'è dubbio, affermano le ragazze In coro. Agenti e cronisti non s'accontentano: la foto fa ancora il giro degli inquilini. Dieci richieste, dieci si. Si pensa già che il caso sia risolto. La polizia apre la porta del l'ali oggetto: una squallida cameretta tinteggiata in rosa, due bamboline. un orsetto di pezza, un grande letto con coperta gualcita. E due foto che ritraggono ancora «lei»: calzoni identici a quelli indossati dall'uccisa, analoga camicetta, stesso sorriso. •E' fatta, si pensa e già sui taccuini si scrivono 11 nome di questa giovane ed anche il nome dì un uomo .che — aggiungono le vicine — proprio domenica pomeriggio ha litigato con lei e. pare, l'ha anche picchiata.. Sono passate quasi due ore dalla telefonata al giornale. Tre amiche vengono accompagnate all'Istituto di medicina legale per il riconoscimento ufficiale del cadavere. Piangono davanti alla ragazza avvolta nel suo lenzuolo bianco: .E'lei, è proprio lei.. Attimi di frenesia in redazione: si rifà l'articolo già scritto, arrivano le foto della cameretta di via S. Francesco da Paola con il letto e le bamboline e tutti quei post ers appiccicati al muro. Alle 20. doccia fredda per polizia e cronisti: sul ballatoio arriva una giovane bionda. .Che cosa fate in casa mia?, domanda stupita. Dicono che una ragazza è stata uccisa, aggiungono nome e cognome, .Impossibile — ribatte lei —quella tale sono io.. Nessuno parla per un attimo. Tutti la guardano in viso e gettano l'occhio alle macabre fotografie che hanno in mano: stessa fronte, stesso naso, stessa bocca, addirittura stessa statura. Giungono, ancora con gli occhi gonfi, le amiche dalla «morgue»: prima sono incredule, poi passano dal pianto al riso. Baci abbracci, scherzi esorcizzanti. Mobile e cronisti lasciano il campo: tutto da rifare. Renato Rizzo

Persone citate: Martine Beauregard