«Uno spinello li manda in carcere e quando escono sono eroinomani»

«Uno spinello li manda in carcere e quando escono sono eroinomani» giovani e la droga: convegno di magistrati a Roma «Uno spinello li manda in carcere e quando escono sono eroinomani» Quasi tutti i giudici favorevoli a liberalizzare le droghe leggere ROMA — -Non è il drogato che va demonizzato, ma il mercato dell'eroina. Il problema della droga esiste e da questo male la società si può salvare non nascondendo la testa ma affrontando direttamente la questione. Una sola è la soluzione ipotizzabile: la sottrazione del tossicodipendente al ricatto del traffico clandestino, al rischio della merce "cattiva", alla necessità urgente di denaro per soddisfare il bisogno del "buco" quando c'è la crisi di astinenza». Questo il succo delle posizioni emerse in maggioranza alla riunione convocata dal ministero di Grazia e Giustizia, presso 11 suo centro studi, e che ha visto riuniti circa cento magistrati, provenienti da tutta Italia, specializzati nel settore della droga, 1 quali operano nelle sezioni apposite dei tribunali, nelle preture, nei tribunali dei minori, nelle procure della Repubblica. E' stata una risposta a sorpresa, per molti — a cominciare dallo stesso ministro che ha assistito ai lavori protrattisi per due giorni — del tutto inattesa. I giudici erano stati chiamati per riferire sul funzionamento della legge del '75, per avanzare eventuali suggerimenti correttivi. Non c'è stata una relazione introduttiva, né un documento finale. Ma il dibattito ha rivelato una maturità di riflessioni e di esperienze, un'articolazione di analisi complessa. La legge è stata messa sotto accusa da quasi tutti i giudici che hanno preso la parola. E' stato detto che essa non ha adeguati agganci nel territorio (gli ospedali non funzionano, centri di cura e riabilitazione non esistono), che l'intervento del magistrato è negativo ai fini del recupero del tossicodipendente (anche se per il giudice può essere gratificante l'approccio con chi si droga, il mondo che egli rappresenta, le istanze che solleva), che l'intervento coattivo per la disintossicazione non ha alcun valore (i recuperi si contano sulle dita, sono stati citati come esempi rari), che il legislatore ha dato prova di essere del tutto all'oscuro della «cultura della droga» quando ha considerato spaccio il passaggio dello spinello (senza comprendere che lo spinello sopperisce a una mancanza di aggregazione sociale, e che quindi è assurdo punire il rituale che lo accompagna), che tutta la procedura cui il tossicodipendente va incontro quando entra nel giro magi¬ strato-ospedale è frustrante e inefficace (cosi egli sa benissimo di far parte di una liturgia inutile, cui si sottopone malvolentieri). La distinzione fra derivati della canapa indiana e eroina o droghe vere, è stata precisa. Sui primi la richiesta della liberalizzazione è stata data quasi per scontata, insistendo piuttosto sulla pericolosità dell'alcool, e magari sull'opportunità di una equiparazione fra l'uno e gli altri. Sulla connessione fra gli uni e-le altre il discorso è stato dialettico. Non è provato, anzi, 11 passaggio automatico dal consumo di hashish all'iniezione di eroina: è stato detto. E' provato, però, che se si mette in galera un giovane per lo spinello — e ci resta dentro un mese, in attesa che siamo ultimati gli esami peritali — 11 entra in contatto con il mondo dell'eroina, con chi si buca e chi ne fa smercio. Ecco, è stato affermato, la necessità di una polizia specializzata (in grado di distinguere una qualsiasi polverina bianca dall'eroina, in grado di non perseguire, inquisire, trattare come delinquente il giovane trovato con marijuana), e l'opportunità che i periti siano indotti a depositare subito le conclusioni delle analisi e magari dopo trenta giorni le motivazioni. Sul tema dell'eroina c'è stata una linea, sostenuta complessivamente da pochi, che diceva: la società va difesa, il tossicodipendente non è criminalizzabile ma bisogna assisterlo in strutture adeguate: l'ospedale si è rivelato inadatto, il carcere non va bene; inventiamo dei centri appositi dove rinchiudere e assistere i drogati. La maggior parte degli interventi ha ruotato invece intorno all'ipotesi della somministrazione controllata dell'eroina. Per non isolare il tossicodipendente, che è frutto di una crisi di emarginazione. Per combattere a fondo contro il mercato clandestino. Perché non basta aver trasformato l'immagine del drogato da cattivo a malato, se poi non si è in grado dì curare la sua «malattia». Per il ministro Morlino l'ipotesi è -ancora assolutamente inattuabile, per il rispetto delle convenzioni internazionali, perché altrimenti ci attireremmo in Italia centinaia di migliaia di tossicomani, perché già la nostra legge è considerata una delle più libertarie esistenti». 1. m.

Persone citate: Morlino

Luoghi citati: Italia, Roma