Rhodesia Anno zero

Rhodesia Anno zero OSSERVATORIO Rhodesia Anno zero Circa 11 volte in 14 anni, dal giorno cioè della sua indipendenza «iliegale-, la Rhodesia è sembrata avanzare verso una soluzione pacifica e negoziata, ma all'ultimo Istante l'accordo è sfumato, le speranze sono svanite. Siamo adesso dinanzi a un'ennesime suspense. La conferenza a Lancaster House, a Londra, è su una lama di rasoio, la sua sorte è minacciata da un conflitto di idee e di interessi che potrebbe distruggere la paziente e tenace opera diplomatica del ministro britannico degli Esteri Lord Carrington. Si attende, nervosamente, impazientemente. Non è mai facile spiegare, soprattutto a un pubblico non inglese, la questione rhodesiana. E' troppo complessa, troppo remota. I nomi stessi dei suoi protagonisti non fanno presa sulla memoria: A bel Muzorewa, il premier del regime black and white a Sallsbury, Joshua Nkomo e Robert Mugabe, i due coleaders del Patriotic Front, il grande movimento dei guerriglieri. E' arduo pure comprendere il ruolo di Ian Smith, l'abile ex premier •ribelle» che ha ceduto parte del potere in cambio di una posizione di privilegio per la piccola minoranza bianca. Meno del 4 per cento della popolazione. Ma la Rhodesia non può essere ignorata: è uno di quei cancri come l'Ulster e il conflitto palestinese-israeliano che avvelenano l'atmosfera internazionale. Se insoluto, il dramma rhodesiano può incendiare il territorio non soltanto di questa nazione ma anche di quelle vicine, come il Mozambico e lo Zambia. Migliaia sono i morti, neri e bianchi, della spietata guerriglia, guerra anzi, tra le forze di Salisbury e le formazioni partigiane del Patriotic Front. E se le fiamme s'estenderanno, ilSud Africa abbandonerà la sua cautela e tutta l'area sarà più esposta a infiltrazioni esterne, extracontinentali. Ecco dunque perché ciò che sta avvenendo a Lancaster House riguarda tutti, africani e non-africani, occidentali e sovietici allineati e non-allineati. La crisi è giunta improvvisa dopo cinque settimane di trattative sovente burrascose, ma mai infeconde. Si è arrivati a un accordo di massima sulla futura costituzione dello Zimbabwe, (la Rhodesia) ma l'accordo finale sul testo definitivo è ora in pericolo. Il documento, redatto dagli inglesi, ha l'approvazione del governo di Salisbury, non però quello del Patriotic Front. Nkomo e Mugabe né lo respingono, né lo accettano. Le loro obiezioni non sono del tutto ingiustificate. La Costituzione entrerà in vigore dopo l'indipendenza dello Zimbabwe: e Nkomo e Mugabe non vogliono assumere impegni per il futuro prima di sapere cosa avverrà nel -periodo di transizione*, pre-indipendenza. Chi governerà il Paese? In che misura il Patriotic Front avrà accesso al potere? Chi darà ordini al comandanti militari, tutti bianchi? Quando si terranno le elezioni? Chi vigilerà sull'armistizio? Sono domande che esigono risposta e un negoziato vi sarà, ma mentre Muzorewa vuole differirlo, Nkomo e Mugabe lo vogliono subito. Lunga dunque è la strada della pace, e seminata di paure. Mario Ciridio Muzorewa: premier nero accettato dai bianchi