Un amico del boss Gambino? di Sandra Bonsanti

Un amico del boss Gambino? Un amico del boss Gambino? (Segue dalla 1* pagina) deremo altrimenti-. Quale senso dare a questo ennesimo messaggio? Porse l'organizzazione che tiene «prigioniero» Sindona sta lanciando una sfida aperta. La posta è molto alta: e forse per questo qualcuno è stato obbligato a «bruciare» il costruttore palermitano. Risulta infatti confermato che. quando i «rapitori» si misero in contatto telefonico con Guzzi lunedi pomeriggio, dicendogli (in maniera indiretta) che avrebbero mandato a Roma qualcuno, Guzzi li avverti: -Questo telefono è sotto controllo-. Dunque i «rapitori» sapevano che il loro uomo andava a cadere in una trappola della polizia. Lo hanno mandato ugualmente. Perche? E perché hanno dovuto usare, per un incarico di questo genere, un personaggio del calibro di Spatola che avrebbe avuto frequenti contatti col boss di Cosa Nostra, Gambino? Si dice, tra i magistrati che conducono l'inchiesta, che forse Sindona e chi è con lui sono ormai alle corde, che la storia stia volgendo a una sua conclusione e che essa po¬ trebbe anche non coincidere con quella prevista nel momento in cui, il 2 agosto scorso. Michele Sindona scomparve nelle vie intorno a Central Park. La lettera, datata 8 ottobre, anzi le due lettere sono completamente diverse da quelle, numerose, già arrivate sia in America che a Roma. Mai. prima di ora, i presunti sequestratori avevano chiesto, oltre a documenti, un riscatto in soldi. Ma anche questo nuovo elemento non è affatto chiaro. Essi infatti non specificano la somma che vogliono in cambio del prigioniero. E non dicono come dovrebbe avvenire la trattativa, cioè dove o a chi dorrebbero essere consegnati. « Una cosa senza senso-, commenta il sostituto procuratore Domenico Sica. C'è però una spiegazione dietro la nuova richiesta. Il discorso coi «rapitori» infatti era sul punto di chiudersi: loro continuavano a chiedere documenti, carte, elenchi di nomi. Guzzi aveva risposto, anche a nome dei parenti di Sindona. di non essere in grado di fornirli. Lo aveva detto anche in una dichiarazione pubblicata dai giornali. La trattativa era sul punto di arenarsi, bisognava trovare uno sbocco nuovo: ed ecco che la richiesta di soldi rilancia tutta la storia. Ed era una richiesta che doveva arrivare con una certa urgenza. •Conosce Sindona?-, hanno chiesto i magistrati a Spatola. -Ho letto quallo che hanno scritto i giornali; lui non l'ho mai visto e non ho mai avuto con lui alcun rapporto-. Poi ha aggiunto: -Non ho mai saputo che esistesse il gruppo che rivendica il sequestro-. Oggi stesso Sica riprenderà l'interrogatorio. Ma i punti oscuri su cui soffermarsi sono ancora molti. La lettera di Sindona è originale, scritta a mano. Come mai il giorno prima era stato chiesto a Guzzi se aveva ricevuto «la lettera»? Sindona ne aveva scritte due uguali? Oppure è cosi vicino che poteva scriverne rapidamente un'altra, nel momento in cui era accertato che la prima non era arrivata a Guzzi? E poi: è solo una singolare coincidenza che l'avvocato d'ufficio che ha assistito all'interrogatorio di Spatola (tal Gotti Porcinari) sia stato amministratore della Venchi Unica, una società legata a Sindona? Sandra Bonsanti

Luoghi citati: America, Central Park, Roma