A 15 anni l'autore della strage aveva assassinato un guardiano

A 15 anni l'autore della strage aveva assassinato un guardiano A 15 anni l'autore della strage aveva assassinato un guardiano DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Antonio Cianci — il giovane che ha ucciso 1 tre carabinieri di Melzo — compirà 20 anni il 22 ottobre prossimo. E' nato, infatti, a Cerignola (Foggia) nel 1959. Porta il cognome delia madre perché all'anagrafe risulte figlio di padre ignoto. E' cresciuto nel Milanese: la madre. Maria, si era trasferita con lui e un altro figlio a Pio Hello nel 1964. Successivamente la donna si era sposata: proprio il patrigno aveva cercato per' il giovane Antonio, che con 11 passare degli anni appariva un «ragazzo difficile», una occupazione stabile, ma senza particolare successo. L'adolescenza turbolenta di Antonio Cianci era culminata nell'arresto, 1121 ottobre 1974, per l'omicidio a scopo di rapina della guardia giurata Gabriele Mattetti, di 29 anni, originario di Ascoli Piceno. Mattetti, uno studente-lavoratore, era stato ucciso nella notte fra il 17 e 1118 ottobre precedente in viale Kennedy, a Se-, grate, piccolo centro dove lavorava la madre di Cianci. Ed era stata proprio la donna a trovare Ù cadavere della guardia giurata, colpita da tre proiettili calibro 38 alle spalle, ad una ascella e un sopracciglio. Le indagini dei carabinieri approdarono a risultati concreti quando si scopri che la rivoltella usata per uccidere Mattetti era stata rubata in casa di un magazziniere. Gli investigatori erano cosi risaliti ad Antonio Cianci, che aveva finito per confessare l'omi¬ cidio. Una perquisizione in casa sua aveva anche consentito di recuperare l'arma del delitto. Per l'uccisione di Mattetti, Cianci era stato giudicato dal tribunale dei minorenni il 5 aprile 1976. Al giovane, sottoposto In precedeva a numerose perizie psichiatriche, era stata riconosciuta l'incapacità di intendere e volere per la minore età. Uscito dal riformatorio. Cianci aveva cominciato a frequentare di nuovo cattive compagnie Ieri pomeriggio il ministro della Difesa, Rufimi, ha inviato al comandante generale dell'Arma dei carabinieri, gen. Pietro Corsini, un telegramma che dice : •Profondamente rattristato per il tragico episodio di Liscate in cui hanno perdìtta vita il mare- sciallo ordinario Michele Campagnuolo. l'appuntato Pietro Lia e il carabiniere Federico Tempini, la prego di accogliere i sentimenti del commosso cordoglio delle Forze Armate e la mia personale solidarietà». Sia i due graduati che il carabiniere erano considerati dai loro superiori ottimi elementi: 'Il maresciallo Campagnuolo — ha detto un suo antico superiore, il colonnello Lanzillo —era un perfetto sottufficiale, intelligente e colto». Certamente, sia lui che 1 suoi compagni conoscevano U proprio mestiere ma potrebbero essere stati traditi dall'abitudine, dalla «routine». Finora non sono trapelate indiscrezioni sulle indagini; sembra tuttavia che lHre carabinieri non avessero costituito un vero e proprio posto di blocco ma si fossero limitati a controllare, sporadicamente, 11 traffico automobilistico.'Forse non hanno dato troppo peso al fatto che Cianci viaggiasse su un'auto rubata e hanno pensato a un semplice furto d'uso: soprattutto, non sapevano che 1 periti avevano giudicato il giovane uno psicopatico e che quindi era gravemente pericoloso. La loro sorveglianza, quindi, si è allentate un attimo. Chi è rimasto accanto al Cianci — mentre gli altri due si mettevano in contatto radio con la centrale operativa di Cassano d'Adda — ha imprudentemente abbassato l'arma e allora, con il «raptus» del giovane folle, è esplosa anche la strage. m. f. Antonio Cianci