Perché in tanti contro Israele di Giorgio Romano

Perché in tanti contro Israele OSSERVATORIO Perché in tanti contro Israele La solitudine di Israele e il deterioramento della sua immagine nel mondo inquietano gli israeliani. Se qualcuno dei più superficiali ripete la frase detta una volta da Golda Meir — •JVon possiamo lasciarci uccidere per suscitare le simpatie del mondo» — . i più riflessivi si preoccupano per questo stato di cose e cercano di individuarne le cause. Si è detto e ripetuto che una buona politica costituisce la migliore propaganda e si è visto spesso che azioni coraggiose e anticonformiste hanno avuto da sole una grande forza di convincimento. Nei primi anni dell'indipendenza Israele conquistò le simpatie di molti Paesi senza nessun apparato di propaganda. Bisogna anche distinguere tra politica saggia e buona informazione, perché è vero che se Israele annunciasse di ritirarsi senza condizioni da tutti i territori occupati, le sue azioni agli occhi del mondo si risolleverebbero, ma in questo caso farebbe un'ottima propaganda ma non una buona politica. L'attuale governo non fa che ostentare un attivismo che è meno reale di quanto non appaia e che presenta all'estero un'immagine distorta di Israele, con grande danno per il suo buon nome. Basta pensare agli annunci di costituzione di nuovi insediamenti in Giudea e Samaria per rendersi conto del divario esistente tra i fatti (poche migliaia di coloni in tutta la Cisgiordania. dove vivono quasi 800 mila arabi) e il chiasso che se ne fa nel mondo. E ciò succede per le dimostrazioni provocatorie che danno un'idea del tutto irreale delle forze israeliane nell'area, mentre offrono un eccellente materiale alla propaganda anti-israeliana. specialmente negli Stati Uniti, dove essa è riuscita a sosti¬ tuire l'immagine del palestinese perseguitato e vittima a quella dell'ebreo che ha sempre la peggio e che anche nel Medio Oriente vive sotto continua minaccia. In Israele non è esistito che per brevi periodi un ministero dell'informazione, l'ultimo responsabile. Aharon Yariv. si è polemicamente dimesso dal governo Rabin per protesta, perché non aveva sufficiente autonomia né fondi adeguati. Begin durante la campagna elettorale aveva promesso la costituzione di un dicastero dell'informazione, ma si é trovato contro l'opposizione di Dayan. che ha creduto — almeno nei primi tempi — di poter svolgere più agevolmente, attraverso il ministero degli Esteri, un'informazione logica ed omogenea evitando le contraddizioni e le ripetizioni che si erano avute fino allora. Invece le cose sono andate peggiorando di mese in mese, anche perché l'attivismo del governo Begin — o almeno di alcuni dei suoi ministri — ha fatto si che i servizi d'informazione degli altri Stati si giovassero dei suoi errori, delle troppe dichiarazioni contro l'Olp. senza che ci fosse alcun correttivo o uno sforzo per presentare la politica del governo di Gerusalemme in modo convincente o almeno comprensibile. Anche i servizi d'informazione all'estero sono affidati in parte all'ufficio del primo ministro, in parte al responsabile degli Affari esteri, in parte al Press Office, per non parlare di quello che fa per conto suo l'agenzia ebraica, con sperpero di mezzi e mancanza di coordinamento: il risultato è. appunto, un generale peggioramento dell'immagine di Israele nel mondo. Giorgio Romano Il premier Begin: quale immurine d'Israele?

Persone citate: Aharon Yariv, Begin, Dayan, Golda Meir, Rabin