Un 'altra Woodstock per il Papa di Ennio Caretto

Un 'altra Woodstock per il Papa PERCHE' I GIOVANI AMERICANI L'HANNO ACCOLTO COME UN LEADER Un 'altra Woodstock per il Papa Lo straordinario calore intorno a Giovanni Paolo II ha ricordato quanto accadde dieci anni fa nella città che fu meta di un grande raduno giovanile e simbolo dell'illusione di un mondo giusto e sicuro - In un clima di crisi morale, dovuto alla disfatta del '68, alla smitizzazione della droga e alla stanchezza del pacifismo, molti si aggrappano alla fede □AL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — Undici anni fa, al congresso del partito democratico, i giovani americani invasero Chicago. Si accamparono al Parco Grant, sulle sponde del Lago Michigan, tra gli alberi e i fiori. Protestavano contro la guerra del Vietnam, le multinazionali, l'inganno del potere. Il sindaco Daly li fece caricare dalla polizia: non opposero resistenza, e ci furono morti, feriti, contusi. Scrisse la Chicago Tribune: «Il sangue arrossava l'erba.. Era il periodo più violento dell'America, si uccidevano uomini come Martin Luther King e Robert Kennedy, il Paese si spezzava in due. Ma tale fu la repulsione del massacro, che dall'universale dissenso parve dovesse nascere una nazione nuova, «la nazione di Chicago». // sogno durò poco: qualche mese più tardi, schiacciato dal rifiuto della «grande società» che aveva costruito, il presidente Johnson si dimise, e venne eletto Nixoit, l'uomo che avrebbe invaso la Cambogia e intensificato il conflitto. L'anno successivo, il '69, i giovani americani conversero su Woodstock, tra le colline a 80 km a Nord-Ovest di New York. Questa volta non protestavano, proponevano invece un mondo diverso, fatto di libertà e di fratellanza, in un concerto -pop- per 500 mila. Erano coperti di fiori e di droga, gridavano di «fare l'amore non la guerra», sembravano dimentichi delle rivolte sessantottesche, della sconfitta alle elezioni. La polizia se ne restò a guardare, divise con loro birra e salsicce, ci furono solo svenimenti e intossicazioni. Si parlò ancora di una nazione nuova, «la nazione di Woodstock». Viale della Costituzione si estende al Campidoglio. Chiedevano la pace e il lavoro, le dimissioni di Nixon come già era accaduto per Johnson, il ritiro delle truppe dalla Cambogia e dal Vietnam. La polizia ne rinchiuse 300 mila in campi di concentramento improvvisati, per un giorno o due, il resto si disperse. L'estremo desiderio di una nazione nuova, adesso •la nazione di Washington». non potè concretarsi. Alla passione sociale e all'impegno politico subentrarono l'egoismo e l'abulia. La counterculture degenerò nell'abuso degli stupefacenti, perse la sua unità e quindi la sua forza. Dalle sue ceneri nacque la «me generation», la generazione dell'alienazione e della resa, che si sarebbe chiusa sterilmente in se stessa. Per una singolare coincideva, nel pellegrinaggio terminato domenica, Papa Wojtyla si è fermato a Chicago al Parco Grant, in quell'altra Woodstock che sono le Colline di Des Moines, nello Iowa, il granaio dell'America, e a Washington, nella Mail tra il Viale della Costituzione e il Campidoglio. Come undici, dieci e nove anni fa, centinaia di migliaia di giovani sono accorsi, mobilitati da un impulso interiore irrefrenabile. Come allora, più di allora, hanno riempito le città e i prati, rinnovando il loro sogno di un mondo giusto e sicuro. Per la prima volta in circa un decennio, scossisi dal torpore che li aveva invasi, si sono ripresentati all'avanguardia del Paese. Cosi è sorta un'altra speranza, egualmente forte, e non si sa se egualmente effimera: quella della «nazione di Wojtyla». Boston per prima ha segnalato questo afflato straordinario intorno al Papa. Sullo storico - Common», il parco dell'Indipendenza, decine di migliaia di giovani hanno dormito nei sacchi a pelo la notte precedente l'arrivo del Pontefice, in armoniosa attesa. Lo hanno accolto con la musica, la comunione e le preghiere. Lo stesso è avvenuto a New York, al Madison Square Garden, il tempio degli spettacoli sportivi, dove seicento cantanti e orchestrali minorenni hanno esaltato il vicario di Cristo «superstar», in piazza Logon a Filadelfia, dove il sindaco più conservatore e la polizia più repressiva degli Stati Uniti hanno eretto a un costo di 60 milioni di lire uno stupendo altare e appunto a Des Moines, a Chicago e a Washington, dove milioni di pellegrini, in aereo, in treno, autobus, qualcuno a piedi, sono giunti da ogni Stato dell'Unione, per vedere il capo della Chiesa cattolica romana e ascoltare il suo messaggio di carità. Poche volte nella storia la gioventù americana ha creduto di ravvisare così pienamente in un uomo l'incarnazione dei propri ideali: nel dopoguerra, forse nel presidente Kennedy e in Armstrong, il conquistatore della Luna. Mai lo ha fatto con tanta gioia e abbandono. Ha scritto il New York Times: «Nel momento in cui la nazione subisce un calo di prestigio economico e politico a causa della crisi del dollaro e della debolezza che mostra di fronte all'Urss. la gioventù si rivolge fiduciosamente al Papa, nell'ansiosa ricerca di una guida». Durante il viaggio di Wojtyla, abbiamo raccolto innumerevoli testimonianze di tale partecipazione. Un pullman di studentesse dell'Accademia Willows lo ha rincorso da New York a Chicago per cantare davanti agli arcivescovadi ogni mattina al suo risveglio. Un gruppo di negri musulmani ha sacrificato il weekend per raggiungere Washington dalla California «perché il suo volto emana la luce della fratellanza». John Reinkemeyer ha percorso in venti giorni settecento km dal Kansas allo Iowa «nello spirito di San Francesco» di cui si celebrava la festa il 4 ottobre. I giovani di Harlem, il ghetto negro della metropòli, hanno tratto un canto blues dal suo saluto. «Noi slamo la gente di Pasqua e la nostra musica è quella dell'alleluja». Ha commentato il columnist Jack Mabley, che si professa ateo: «La mia generazione, la più anziana, non si capacita di questo cambiamento dei ragazzi: fino a ieri, impazzivano per Elton John e Alice Cooper». Senza dubbio, il sogno della «nazione di Wojtyla» poggia in gran parte sul fascino personale del Santo Padre e forse anche sull'inevitabile pubblicità, a fini commerciali, che il -sistema» americano ha tipicamente fatto. «Quest'uomo ha un potere carismatico sconosciuto a tutti gli altri capi del mondo», ci ha detto Ed Bazar a Chicago. «Vorrei che raccontasse le sue esperienze di operaio e di attore: sono convinta che lo abbiano reso il più umano dei papi», ha asserito Suzanne Thierman a Boston. «E' come se Cristo fosse tornato tra noi», ha esclamato in lacrime Josie La Pelusa a Filadelfia. Nella comunità polacca, l'entusiasmo dei minorenni ha sfiorato il parossismo: elementi patriottici, echi antisovietici, risuonavano nelle parole di una delle minoranze un tempo più misconosciute d'America. Ma il successo di Giovanni Paolo II è scaturito anche dal ritorno, in atto da anni, oggi clainoroso, di una certa gioventù americana— non tutta — alla religione. In un mondo contraddittorio. Wojtyla ha offerto certezze; e dietro la disinvoltura del suo comportamento, i ragazzi hanno scorto, a ragione, verità inflessibili. In un clima di crisi inorale, generato dalla disfatta del '68, dalla smitizzazione della droga e dalla stanchezza del pacifismo, molti giovani si sono aggrappati alla fede. Una sorpresa Le cronache vivissime della visita di Giovanni Paolo II costituiscono la riprova di un enttisiasmo con un fondamento quasi irrazionale: i programmi televisivi hanno attirato ininterrottamente decine di milioni di spettatori' per un'intera settimana. Pagine e pagine di giornali sono state coperte di fotografie, resoconti, saggi, biografie del Santo Padre: trasmissioni radio hanno seguito ora per ora il suo peregrinare, soffermandosi sugl'incontri con gli hendicappati. e soprattutto con i bambini. Neppure il Vaticano doveva aspettarsi, nella migliore delle sue previsioni, un responso siffatto: e certamente, sulle elezioni del 1980, questa visita avrà un'influenza eccezionale. I cattolici degli Stati Uniti, considerati ancora un quarto di secolo fa cittadhii di serie B. assurgono ora. insieme con i polacchi, a una funzione vitale. Giovanni Paolo II è arrivato in America nell'attimo in cui la religiosità ha ritrovato l'accettazione sociale e la tolleranza e la promiscuità sono diventati sinonimo di decadenza. Il fenomeno è condiviso da altri Paesi, e qui si è tradotto in passato in movimenti co¬ me «i figli dei fiori» e «i bambini di Gesù». Di recente ha dato vita a una miriade di sette, sfruttate da falsi profeti che hanno avuto la loro catarsi nel suicidio di massa del • Tempio del popolo» di Jim Jones in Guyana un anno fa.. Ma in occasione della visita del Papa, questa componente mistica americana ha assunto una fisionomia più precisa: nella felice intuizione del sociologo Daniel Bell, è divenuta fondamentalismo, ripresa delle origini, nuovai adesione alle regole dei padri fondatori. La «nazione di Wojtyla» differisce dalle altre che l'hanno precedu ta nel pensiero dei giovani, in quanto anela all'ordine primario e non vuole più sostituirlo con una libertà incondizionata. Que-: sto spiega perché, nella civiltà dell'emancipazione femminile e omosessuale, della pillola e dell'aborto, del divorzio e della libertà del culto, le critiche alla dottrina di Giovanni Paolo II siano state poche e contenu te. Fra i religiosi, solo il gruppo di suore capeggiate da madre Kane ha esternato in maniera drammatica la sua opposizione, reclamando il sacerdozio anche per le donne. Fra i laici, ferma restando l'acquisizione, almeno parziale, del controllo delle nascite, solo tre gruppi, gay, antinucleare e ateo, hanno denunciato il «conservatorismo pontificio». La maggioranza della popolazione giovanile accorsa ha appoggiato senza riserve le direttive di Woji tyla. A Des Moines, dove si è registrata la massima affluenza di folla della storia dello Iowa. Mary Christella ci ha, detto che questa «è la Woodstock intorno al Papa». L'analogia ha retto anche a Washington, dove la Messa solenne è stata preceduta da un concerto folkloristico di alcune ore. Il riavvicinamen¬ to della gioventù alla Chiesa s'inquadra in un altro, sociopolitico, più ampio, alle istituzioni. Secondo Daniel Bell si tratta di una reazione, talora spaventata, alle pressioni opposte, consumismo e assistenzialismo, femminismo e maschilismo, istanze delle ' minoranze e difesa deW'establishment che hanno compromesso i modelli di condotta e dunque la stabilità stessa del sistema. Essa è descritta genericamente come neoconservazione. Tale reazione assume gli aspetti più diversi: di rimpianto dell'etica puritana del lavoro e il ripristino delle leggi del libero mercato, di limitazione delle spese statali e di riduzione delle tasse, di anelito a una leadership forte e di fiducia nella schematicità dei ruoli. •L'ondata neoconservatrice, ha scritto Bell, è la più potente dell'ultimo periodo in America». E' difficile dire quanto rimarrà, di qui a un decennio, della « Woodstock» intorno al Papa. Questa è la nazione dei mutamenti repentini, dei flussi e dei riflussi, che assimila e ricicla rivoluzioni potenziali. «Vent'anni di riforme non si cancellano con facilità, ha osservato BelL II futuro non è mai come si pensa». Molti giovani americani hanno l'ansia di attestarsi su posizioni solide dopo la fuga nelle discoteche e nel travoltismo. Ma chi può sapere se l'attuale forma del-la loro religiosità è quella definitiva? Ennio Caretto