I Paesi davvero ricchi sono 122 ma c'è un miliardo di disperati

I Paesi davvero ricchi sono 122 ma c'è un miliardo di disperati Il Club di Roma discute il futuro dell'umanità I Paesi davvero ricchi sono 122 ma c'è un miliardo di disperati L'incontro a Berlino Ovest ha portato alla compilazione di un1 «agenda» - Che cosa fare per sopravvivere? - Auspicato un nuovo ordine mondiale politico e economico DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BERLINO OVEST — Un elenco di cose da fare, o .«agenda» (nel significato più classico) da sottoporre al potenti della Terra se vogliono raddrizzare le sorti dell'umanità. « Questa, in soldoni, la sintesi di tre giorni di lavori del Club di Roma riunito a .Berlino per affrontare un tema carico di incognite: il nuovo ordine mondiale. , L'agenda, compendio di raccomandazioni precedute, .da analisi di esperti e scienziati, si fonda su tre fatti ritenuti indiscutibili: a) il sistema capitalistico, soffocato dalle spirali inflazione-disoccupazione, consumi-esaurimento 'delle risorse e Inquinamenti, non riesce a soddisfare le esigenze fondamentali dell'umanità, e si avvia alla rovina ingigantendo gli errori commessi in omaggio al mito della crescita continua; b) il socialismo non è stato, realizzato, i Paesi dell'Est sono afflitti da mali non minori di quelli dell'Ovest, compresi 1 mail energetici e ambientali. Le formule marxiste sono ritenute invecchiate o insufficienti dalle stesse sinistre; c) il superamento della crisi, che è anche spirituale, morale, culturale, può venire da un nuovo ordine mondiale. Occorre inven- (- tarlo col contributo dei giovani, utilizzando la scienza e la tecnica al servizio dell'uomo e non più di interessi settoriali, tanto meno per finalità belliche. «17 progresso tecnicoscientifico è ormai fuori controllo. Corre in modo torrenziale, ignorando i bisogni prioritari della società* dice Aurelio Peccei, motore del Club di Roma. L'incapacità del sistema capitalistico a creare occupazione e distribuire 1 beni e servizi fondamentali (casa, cibo, indumenti, istruzione, sanità) viene documentata da una serie di rapporti impressionanti, discussi per due giorni da un apposito gruppo di lavoro comprendente economisti americani, europei, africani, mediorientali, asiatici. Pochi dati sullo squilibrio nella distribuzione delle ricchezze. I paesi ricchi sono 122. Hanno 1057 milioni di abitanti e un reddito nazionale lordo prò capite di 3688 dollari (nel 1973). I paesi «medi» sono 51, con 1567 milioni di abitanti e un reddito nazionale lordo>| prò capite di 446 dollari. I paesi «poveri» sono 35, con 1134 milioni di abitanti, e un reddito nazionale lordo prò capite di 123 dollari. Meno di 100 mila lire l'anno per persona, e si tratta di una media. Secondo l'Onu e la Banca Mondiale, 750 milioni di abitanti della Terra vivono nella povertà assoluta, 450 milioni sono sottoallmentati o addirittura alla fame. Sul versante opposto i paesi ricchi pur avendo meno di un terzo della popolazione mondiale producono il 90 per cento dei beni, controllano le principali .risorse, hanno in mano i mercati come le armi più potenti, hanno il monopolio dell'informazione, della cultura, della scienza e della tecnica. Scelte tecniche hanno portato mutamenti rapidissimi che oggi si rivelano negativi. L'investimento di capitali enormi, tipico della nuova rivoluzione industriale aperta dalla microelettronica e dall'automazione, venute dopo i procedimenti chimici di sintesi, distrugge posti di lavoro anziché crearne. E' stato citato il caso della Germania Federale: nel periodo 1955-60 l'investimento di 100 miliardi di marchi produceva 2 milioni di posti di lavoro, nel periodo '60-'65 la stessa somma ne produceva 400 mila, nel '65-'70 faceva diminuire l'occupazione di 100 mila unità, nel '70-'75 11 saldo negativo era 500 mila. Battendo la vecchia strada, nel Duemila sarebbero necessari Investimenti su scala mondiale di 3500 miliardi di dollari nel solo settore manifatturiero, ma col rischio di far diminuire l'occupazione anziché aumentarla e di far peggiorare ancor più 11 livello di vita nei paesi poveri. Oggi questi paesi offrono soprattutto mano d'opera, sfruttata senza limiti di età (secondo l'ufficio internazionale del lavoro cento milioni di bambini sono addetti a attività da adulti, 52 milioni di fabbriche che offrono «condizioni subumane»). Se si diffonderanno le nuove tecnologie e l'automazione, la manodopera non sarà più l'ultima risorsa dei poveri, in un mondo sempre più ingiusto, dove il reddito dei paesi «avanzati» aumenta mediamente di 116 dollari l'anno a testa contro soli 8 dollari dei paesi in «via di sviluppo». Nel Duemila i consumi di energia saranno quadruplicati, secondo l'apposito gruppo di lavoro del Club di Roma che mette in guardia da due pericoli: la proliferazione nucleare come seguito probabile del programmi nucleari civili (una centrale atomica da mille MW produce ogni anno 250 chilogrammi di plutonio, utilizzabile per fare bombe su progetti ormai noti), l'accresciuta dipendenza del paesi poveri da quelli che hanno in mano nuove tecnologie nel settore energetico. Dipendenza ancor più grave se si pensa che gli stessi Paesi hanno lo strapotere nel settore dell'alimentazione. Quali i rimedi? La conferenza berlinese del Club di Roma si chiude con una serie di proposte. La fondazione di uh nuovo ordine mondiale dovrebbe partire dall'adeguamento delle strutture politiche, economiche, sociali, a un mondo che cambia cosi rapidamente da non poter più sopportare sistemi ereditati dair800. In economia: rompere la catena inflazione-disoccupazione (ritorna la proposta della partecipazione dei lavora¬ tori al profitti, al capitale e alla gestione delle aziende), dare impulso all'agricoltura del paesi tropicali, abolire il protezionismo dei «blocchi ricchi» compreso quello Cee, puntare sulla industrie di piccole e medie dimensioni, usare scelte e tecnologia per accrescere l'occupazione e diminuire l'impatto sull'ambiente. Per l'energia: dedicare ogni sforzo alle fonti pulite e rinnovabili. Chiave di tutto: la riduzione delle spese per gli armamenti, che nel 1978 hanno superato in tutto 11 mondo 1450 mila miliardi di lire. Impossibile far valere queste richieste se l'umanità non preme sul politici. Per farle' i cittadini del mondo devono essere più informati e colti: ecco il programma caro a Peccei per l'apprendimento illimitato («no limits to learning*) che superi 11 ritardo del sistema educativo attuale. Se ne occupa 11 gruppo di lavoro composto da delegati di tre mondi: un esperto della Romania, uno americano, uno del Marocco. Ed ecco l'altro progetto di Peccei per i «centridi pensie-, ro», distribuiti in quindici paesi del mondo, dove 1 giovani tra 120 e i 30 anni potranno lavorare alle analisi delle situazioni e tendenze, alla ricerca delle alternative per il Duemila. Mario Fazio

Persone citate: Aurelio Peccei, Mario Fazio, Peccei