La difesa dei rapitori «Un nuovo precesso»

La difesa dei rapitori «Un nuovo precesso» Sequestri Torielli e Rossi di Montelera La difesa dei rapitori «Un nuovo precesso» Richiesto un sopralluogo nelle «celle» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Esistono mille e un motivo, sostengono i difensori degli imputati per i sequestri di Pietro Torielli, Luigi Rossi di Montelera ed Emilio Baroni, che impongono la revisione del processo celebrato tre anni fa. Eppure quel dibattimento, per loro, non era finito poi troppo male: c'erano state alcune condanne per 1 «padrini» riconosciuti, Llggio, Giuseppe Pullara, don Agostino Coppola, della dinastia Coppola dalla solida tradizione mafiosa; molte assoluzioni che non cancellarono un solo dubbio e qualcuna invece con formula piena e contro le quali si è appellato 11 procuratore generale. Ieri mattina alla terza sezione della corte d'appello è finita la lettura della relazione fatta dal giudice Giovanni Arcai: alcuni avvocati l'hanno giudicata «molto pesante» per la difesa. La ricostruzione dei tre fatti ha occupato le udienze della prima settimana, Ieri i difensori hanno sollevato anche alcune eccezioni: nuovo sopralluogo delle celle» e riapertura, almeno parziale, del dibattimento sono i punti sui quali poggiano i cardini della difesa. Gli imputati scrutano con apprensione il volto del procuratore generale Giovanni Calzzi e cercano d'indovinarne le intenzioni, ne temono le iniziative. Qualcuno che contava sull'aiuto del tempo — perché dopo anni la verità spesso assume un aspetto differente — è ora teso e preoccupato. E' tormentato dai dubbi e dai timori don Agostino Coppola, che nella cella superconfortata all'Infcrmeria dell'Ucclardone ha preparato sui testi giuridici la propria difesa. E' dimagrito, appare nervoso, poco propenso a scambiare parole con 1 compagni nella gabbia: i fratelli Francesco, Giuseppe e Giacomo Taormina, Gaetano Quartararo, Giuseppe Ugone. Con don Agostino in aula ma fuori dalla gabbia perché assolto in primo grado, c'è suo fratello, Domenico, un omone che in tre anni ha perso molti dei tratti caratteristici dell'italo-americano: si è tagliato 1 baffetti impertinenti, veste abiti di linea italiana e a colori sobri. Si era sempre proclamato innocente, estraneo a storie di mafia. Eppure già nel rapporto della prima Commissione antimafia, al capitolo su tre delitti del 1962 e sull'«arresto di Angelo La Barbera» di lui parlasi come componente «di una vera e propria coalizione, promossa da Salvatore Greco e dal Man sella». v.tèss.

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