Quando Maria José «tramava» con altre dame antifasciste di Nicola Caracciolo

Quando Maria José «tramava» con altre dame antifasciste In tv, nel «Piccolo Re», ha parlato l'ex regina Quando Maria José «tramava» con altre dame antifasciste Deve aver fatto una certa fatica Nicola Caracciolo a intervistare Maria José nel suo castello di Merlinge in Svizzera. La «regina di maggio» è stata la protagonista, ieri sera, della quarta puntata àell piccolo re. E' una signora di 73 anni che non ha nessun problema finanziario e che vive dedicandosi alla letteratura e agli studi di storia (ha scritto anche dei libri: «sempre decorosi», secondo il commento). Elegantissima, fresca di parrucchiere e distaccatamente affabile, durante il colloquio si è dimostrata molto riservata e parca di parole. Caracciolo la incalzava rispettosamente, ma attraverso un aumento sensibile della sua marcata «erre» tradiva l'ansia di non riuscire a cavar di bocca all'ex maestà quello che gli premeva. Alla fine ci è riuscito, ma che sforzo. La cinepresa lo ha inquadrato di faccia per un attimo, eccezionalmente (la prima volta sino a ora), e mi è parso, pur nella sua impeccabile compostezza di gentiluomo, piuttosto provato. E' stata un'intervista tirata con i denti. Il discorso è cominciato con l'entrata in guerra dell'Italia, poi si è spostato sui contatti che Maria. José ebbe con persone di cultura appartenenti a un cauto 'antifascismo di tipo monarchico-cattolico. Si è anche ri-' cordato che un giorno rallora principessa si adoperò presso il capo della polizia Senise, suo devoto amico, per far liberare un gruppetto (probabilmente non pericoloso) di avversari del regime. Ma Caracciolo voleva saperne un po' di più. E' vero che Maria José, nel corso del conflitto, ha tentato approcci con gli alleati? Maria José lo ammette e credo che l'intervistatore abbia tirato un respiro di sollievo. A questo punto, finalmente, c'è stata qualche rivelazione concreta. Nell'ottobre del '42 la principessa, per mezzo del Vaticano, son¬ dò il terreno per vedere se non era possibile sganciare la monarchia dal fascismo facendo uscire l'Italia dalla guerra. Un complotto? Il commento lo chiama «complotto di dame». Ci sono altre titolate, duchesse e contesse; viene coinvolto un politico, che è Gonella, futuro alto esponente della de; e viene interessato monsignor Montini, futuro Paolo VI. Sullo sfondo c'è Badoglio — e qui è stato il momento di maggiore e più felice loquacità di Maria José — il quale in vai d'Aosta, a Cogne, le confida: 'Io, quel Mussolini, lo arresto facilmente con due soli battaglioni Basta che me lo ordini il re». Ma il re (che in questa puntata praticamente non si vede, ma incombe, piccola ombra) aspetta, nicchia, e si deve arrivare al 25 luglio dell'anno dopo, dopo altre catastrofi ed altri lutti, per vedere il fascismo cadere (e la guerra continuare). 'Che impressione ne ha, di quei mesi?», ha chiesto ancora, signorile ma tenace, Caracciolo. • Un 'impressione ' di molta speranza...», ha risposto Maria José assisa in poltrona accanto al caminetto crepitante e attorniata da splendidi scaffali di libri. La puntata, al ..olito, è stata attraente e ha fatto spettacolo. Già l'incontro con Maria José «antifascista» rappresentava una curiosità. Ci sono stati poi filmati d'ottima scelta a partire dalle nozze in cui le nobildonne e gli aristocratici 'levavano il braccio romanamente per salutare il duce e il duce rispondeva con cenni di benevolenza: Si sa che procedere a un'analisi storica servendosi d'immagini di repertorio, cui deve talora con affanno accompagnarsi il commento, è estremamente difficile. Comunque anche stavolta il documentario ha cercato di andare al di là del «colore» delineando un ritratto di Maria José inquieta e delusa, e parallelamente, un ritratto di Umberto, 'Uomo di poco peso», -marito cortese ma distante», mondano e gaudente in gioventù, ma sempre schiacciato dalla dispotica autorità paterna (e tra l'altro, con l'avanzare degli anni, in preda a crisi spirituali e religiose). Direi che durante ogni puntata si resta presi fortemente. Ma alla fine di ogni puntata si resta con una certa insoddisfazione. Il lavoro di Caracciolo e dei suoi collaboratori è stato di notevole qualità. Ma non c'è mai il tempo, negli avari cinquanta minuti di ciascun capitolo, per poter andare veramente a fondo, per poter meditare qualche attimo di più su personaggi e avvenimenti che in ogni caso ci aiutano a decifrare e a capire la nostra dolente storia di ieri e di oggi. Insisto su un'appendice di riepilogo e di dibattito fra l'autore della trasmissione, Caracciolo, il suo consulente storico Paolo Alatri, e autorevoli studiosi del periodo: a questo punto mi sembra indispensabile. Ugo Buzzolan

Luoghi citati: Aosta, Cogne, Italia, Svizzera