Per il caso Moro 40 «commissari»

Per il caso Moro 40 «commissari» Nell'inchiesta parlamentare Per il caso Moro 40 «commissari» La modifica alla legge, su proposta de, permetterà la partecipazione di tutti i partiti (quindi anche di Sciascia per il pr) ROMA — La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato ieri, con alcune modifiche rispetto al testo originale, 1 primi tre articoli del disegno di legge con 11 quale si istituisce la commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro. Gli altri articoli saranno esaminati la prossima settimana. Il 17 ottobre la legge dovrebbe essere discussa In aula, al Senato, secondo il calendario dei lavori deciso ieri dai capigruppo. Il testo ritornerà quindi alla Camera, perché diverso da quello già approvato dai deputati. Su proposta della de, è stato portato da 30 a 40 11 numero del parlamentari che farà parte della commissione d'inchiesta. Su questo emendamento si sono astenuti comunisti, sinistra indipendente e radicali. La modifica è nata in seguito alla polemica dei giorni scorsi, sulla possibile esclusione dei radicali (che avevano designato Sciascia) e di altri gruppi minori dall'inchiesta. La de sosteneva che nella futura commissione 1 partiti dovevano essere rappresentati in modo proporzionale alla loro forza numerica; altri vi vedevano un veto ai partiti più piccoli o ad alcune persone, come Sciascia. La polemica è continuata ieri per buona parte della giornata. C'è stato anche un intervento del capogruppo dei senatori de, Bartolomei, che ha detto: «Non è costume dei senatori democristiani porre preclusioni personali, né i de vedono motivi per mutare atteggiamento proprio nei confronti dell'on. Sciascia. Il fatto è che l'attuale funzionamento delle istituzioni democratiche, e soprattutto del Parlamento, si basa sulla regola della proporzionale, alla quale non ci si può attenere solo caso per caso, quando conviene o meno a qualcuno». L'allargamento dei «commissari» da 30 a 40 dovrebbe ora permettere la rappresentanza di tutti, salvando il rapporto proporzionale. Una lieve modifica è stata apportata anche all'art. 1, dove è stata tolta — su proposta del repubblicani — la dizione «Brigate rosse» e sostituita con «gruppi eversivi». Un altro punto molto delicato, quello riguardante 11 segreto di Stato, non è stato ancora affrontato. Mentre tutti i partiti concordano nel difendere 11 diritto al segreto professionale (In pratica: gli avvocati difensori di imputati per terrorismo, anche se interrogati dalla commissione d'inchiesta, non sono tenuti a svelare 1 segreti loro confidati), il segreto di Stato è oggetto di contrasti. Prima di essere esaminata dalla commissione Affari costituzionali, la legge era passata Ieri mattina alla commissione Giustizia, che non aveva toccato il testo ma aveva aggiunto alcune «osservazioni», sulle quali 1 voti erano stati tutt'altro che unanimi. Il sen. De Carolis, presidente di questa commissione, aveva voluto precisare che i poteri della commissione d'inchiesta «non possono essere né inferiori né superiori a quelli dell'autorità giudiziaria*. Le modifiche suggerite — secondo De Carolis — porrebbero l'attività della commissione al riparo da •eccezioni di incostituzionalità che potrebbero paralizzare fin dall'inìzio l'indagine». Su questa tesi si sono espressi anche 1 democristiani Bonifacio (ex ministro della Giustizia) e il senatore De Giuseppe. Quest'ultimo ricorda in particolare che 11 segreto di Stato è già •regolato da una legge votata nel 1977 da tutte le forze politiche democratiche», r. i.

Persone citate: Bartolomei, De Carolis, De Giuseppe, Sciascia

Luoghi citati: Roma