Ottanta minuti di musica apocalittica con Cerha e la sua opera «Spiegel» di Giorgio Pestelli

Ottanta minuti di musica apocalittica con Cerha e la sua opera «Spiegel» Alla Biennale-musica grande prova dell'orchestra Rai di Torino Ottanta minuti di musica apocalittica con Cerha e la sua opera «Spiegel» VENEZIA — Che Friedrich Cerha, 53 anni, fosse uno strumentatore formidabile era già chiaro a tutti dopo l'eccellente lavoro condotto sul terzo atto della Lulu di Alban Berg; oggi la Biennale lo fa conoscere come autore in prima persona con una delle sue opere più impegnate, mai ascoltata in Italia sebbene nata all'inizio degli Anni 60: Spiegel, 80 minuti di musica in sette parti per un complesso orchestrale gigantesco. Certo, anche qui, 11 peso dello strumentatore, l'abilità nel manovrare la grande massa sinfonica è, al primo ascolto, preponderante. •Nell'intera composizione, — dichiara l'autore — non ho cercato il suono per il fascino sonoro, che isolato formalmente diventa effetto, bensì sono andato alla ricerca dei fenomeni che stanno alla base della creazione musicale'. Mentre per dare ragione a queste parole saranno necessari nuovi e controllati ascolti, cioè che si può riconoscere al primo urto con l'immane partitura è la sua indubbia1 importanza linguistica nel panorama degli ultimi decenni. Nel compositore viennese è presente una base di violenza timbrica espressionistica, orientata a gesti scenici, quasi visuali; Spiegel «è un'opera per le scene», ma «per la mes-, sa in scena non esiste un'idea precisa', anzi nel titolo l'autore ha voluto addirittura significare il riflesso (specchio) che il mondo esterno, nel suo multiforme complesso, ha esercitato sulla concezione sonora dei brani. Questa ambiziosa visione cosmica trova adeguato riscontro nella grandiosità dell'Impianto, radicato nella tradizione tedesca da Bruckner a Stockhausen: di questa non mancano le punte retoriche ed enfatiche, denunciate In modo particolare da fastidiosi crescendi a rullo compressore la cui terribilità apocalittica è compromessa dal frequente ricorso. Sennonché in Cerha c'è anche una complementare vena analitica degna della massima attenzione: sfaldamenti improvvisi del magma sinfonico, accensioni geniali, acca- vallamenti di linee contrastanti, magari perseguiti con teutonica cavillosità, ma certo indicativi di una impressionante penetrazione nei materiali della musica, specie pensando agli anni in cui l'esperienza è maturata, prima di Ligeti e Donatoni. Sul palco della Fenice, l'orchestra della Rai di Torino in tutto lo spiegamento delle sue forze ha dato una straordinaria prova di bravura, con chiarezza e individuazione infallibili anche negli accumuli, sonori più massicci. Sul podio era l'autore: a vederlo dirigere, la sua azione non pareva molto efficace, avrebbe potuto stare a tavolino; ma il risultato è stato ugualmente ammirevole, frutto evidente di una proficua intesa e di una tenace preparazione. Il pubblico, abbastanza numeroso, ha festeggiato gli esecutori, l'opera e l'autore, Giorgio Pestelli

Persone citate: Alban Berg, Bruckner, Cerha, Donatoni, Friedrich Cerha, Ligeti, Lulu, Stockhausen

Luoghi citati: Italia, Torino, Venezia