Capire i triestini dalle molte vite

Capire i triestini dalle molte vite IL CASO CERGQLY EI MITI PARALLELI E CONTRAPPOSTI DELLA CITTA' Capire i triestini dalle molte vite Alcuni mesi or sono ho scritto, su questo giornale, un articolo che parlava della difficoltà di capire la psicologia dei triestini. Era un articolo un po' presuntuoso, perché elogiava la nostra educazione di sfondo austro-ungarico (amante della giustizia, dell'onestà, della serietà, ecc. ), simile all'antica educazione piemontese. Direi che questa presunzione raggiunga un'altissima vetta, passando nel campo letterario, attraverso il libro di Carolus L. Cergoly, che si intitola appunto II complesso dell'imperatore. E' di moda distruggere miti, anche per quanto riguarda Trieste; ma a quanto pare, viene di moda anche il crearne. La difficoltà nel formulare un giudizio sulla psicologia triestina è data, appunto, dal fatto che sono sempre esistiti, nella città, passioni e sentimenti sorti tutti in perfetta buona fede e tesi a trasformarsi in miti: in miti contemporanei o successivi l'un l'altro, in miti paralleli o contrapposti, in miti che, se tendono a eliminarsi a vicenda, usano soltanto la violenza verbale, degenerata in violenta fisica nella sola epoca fascista da parte italiana e, nel 1945. da parte slava. Cosi si poteva trovare, a Trieste, anteriormente alla prima guerra mondiale, il mito di un irredentismo italiano fanaticamente irrazionale ed economicamente autodistruttivo, contemporaneo a quello dell'esasperata affermazione nazionalistica degli sloveni (si legga il giornale Edinost dell'epoca), contemporaneo al mito dell'imperatore, cosi bene e fiabescamente descritto da Cergoly, con la idealizzazione di tutto ciò che v'era di bello nell'Austria-Ungheria, sino a inserire, in essa, il mondo fantastico dei folletti e delle sirene, tratto dalla mitslogia nordica e intessuto di mitologia mediterranea. Contemporaneamente, ancora, esisteva l'irredentismo di Scipio Slataper, che capiva e sentiva 11 problema degli slavi; contemporaneamente infine, si svolgevano i tentativi tedeschi di far diventare lingua d'uso la loro lingua. Cergoly sbaglia nel definirla tale: le lingue d'uso erano tredici, quelle che egli stesso ricorda. Ma non è che, oggi, Trieste sia mutata; direi, anzi, che stia ancora più dirigendosi verso l'irrazionale, di quanto stesse facendo al tempi del l'Austria-Ungheria. Si leggano gli appelli diretti, a varie autorità, dal presidente del l'Unione degli istriani, pieni di affermazioni vere e nostalgiche di un passato esatta mente opposto a quello di Cergoly, ma fuori da ogni realtà politica contemporanea; e, contemporaneamente, possiamo esaminare il prò-, getto di legge per un bilinguismo —più che giusto — per gli sloveni, nel quale, però, l'esiguisslma minoranza etnica aspira a un trattamento altamente preferenziale rispetto a quello della stessa maggioranza E. contemporaneamente, gli indipendentisti auspicano la creazione dello Stato libero, costituente, forse, ora una soluzione ideale, nello strano mondo in cui viviamo, ma più irrealizzabile delle favole raccontate da Cergoly. Mentre, contemporaneamente, sessantacinquemila persone si pronunciano per la Zona franca integrale, senza sapere, forse, che lo stesso presidente Einaudi l'aveva suggerita, seppur con qualche dubbio, nel 1954, e tendono a distruggere 1 partiti, non accorgendosi di crearne uno nuovo, tra quelli la cui molteplicità condannano. E, contemporaneamente, un numeroso nucleo di cittadini cerca di farsi strada nel bosco e nel sottobosco di quei partiti italiani che gli altri detestano; laddove, contemporaneamente, gruppi che. per ideologia possono far capo al libro di Cergoly, festeggiano, ogni an¬ no, al 18 agosto, il compleanno di Francesco Giuseppe I e aspirano a tornare con l'Austria o a creare un nuovo organismo statale mitteleuropeo. Mentre, ancora contemporaneamente, 1 friulani, anche quelli di Trieste, aspirano a far rivivere la loro «Piccola Patria» e si proclamano di lingua e non di dialetto diverso. Ora chi è «straniero» alla psicologia triestina non può capire tutte queste contemporaneità e non può. soprattutto, capire che esse, in quella città, poliedrica etnicamente e culturalmente, possano essere frutto di buona fede e mostrare tolleranza l'una per l'altra, anche se si attaccano tra loro con violenza, ma, anche oggi, con la sola violenza verbale, come nel tempi anteriori al 1914. Cergoly e io abbiamo la stessa età. siamo vissuti nella stessa città e ci conosciamo da oltre trent'anni. Ho avuto sempre molta ammirazione per l'intelligenza e la cultura di quest'uomo, tipico aristocratico di sangue e di mente, conte ungaro-slavo-italo-tedesco, con un predicato che si scrive in tre o quattro lingue, con un cervello che ne alberga moltissime e una penna che le usa nel libro. Avevo grande stima della sua intelligenza e della sua cultura an¬ che quando esse facevano molto scomodo a me. rappresentante dell'Italia, quando cioè, in perfetta coerenza con le proprie idee, dirigeva il quotidiano II Corriere di Trieste indipendentista filo-alleato e anche filo-slavo. Pur provenendo da una famiglia perfettamente italiana da almeno un millennio, pur essendo di cultura diametralmente opposta a quella di Cergoly, non posso non associarmi a queste sue parole sull'Austria-Ungheria. «Ma in questo antico e immobile vecchio Impero quanta modernità siè scoperta dopo die Ratastrophe modernità che le persone superficiali non volevano avvertire perché era un andar avanti lento guardingo ma in costante progresso-. Vorrei aggiungere che, quando un livello di civiltà è arrivato all'altezza di quello dell'Austria-Ungheria, l'incremento del progresso non può essere che lentissimo, perché parte da vette già troppo elevate per poter crescere velocemente. E concludo osservando che, se l'Italia continuerà a non capire Trieste, coloro che la pensano come Cergoly andranno sempre, e ancora sempre, aumentando di numero. Da ben pochi. Infatti, stan diventando molti. Diego de Castro

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