Il «baluardo» di re Hassan di Mimmo Candito
Il «baluardo» di re Hassan Il «baluardo» di re Hassan Venerdì scorso, re Hassan del Marocco ha diretto personalmente una grande manovra militare per saggiare la preparazione del suo esercito «in caso di guerra con un paese vicino*. Sono parole che parlano dell'Algeria, ma il re voleva soprattutto mettere un po' di carica ai suoi soldati dopo la sconfitta inflittagli dai saharaui del Polisario a Lebuirat, in pieno territorio marocchino. La guerra del deserto ha ormai quattro anni, e la bella sicurezza del patto segnato ai piedi del letto di Franco è passata da lungo tempo. Le sabbie del Sahara, scrive il New York Times, si stanno trasformando in un mare di sabbie mobili; e dentro rischiano di finirci in molti, compresa l'amministrazione Carter. Quando si parla di Hassan. ormai si fa sempre più spesso il paragone con lo Scia. La solidità politica che il monarca vantava all'interno del suo Paese mostra segni profondi di erosione, e l'ipotesi di un colpo di mano militare comincia a trovare nuovo credito: gli ufficiali sarebbero stanchi d'una guerra condotta, secondo loro, senza il rigore necessario e vorrebbero' ••restaurare l'orgoglio nazionale*. Ma la storia pare assai più complicata. Il problema della stabilità marocchina non è solo un fatto interno di quel Paese: nell'ultima sua conferenza, stampa, un mese fa, il re ha detto che «se il Marocco viene battuto, sarà minacciata l'intera Africa, si chiuderanno le porte del Mediterraneo e l'Europa resterà accerchiata*. Porse il sovrano esagera, ma certamente il suo regno ha oggi una funzione essenziale nell'equilibrio di forze che governa il Maghreb e il Mediterraneo occidentale: la nascita d'una alleanza, o d'una confederazione, di segno politico non filoamericano nell'arco che va dalla Libia fino alla Mauritania travolgerebbe la bilancia del Medio Oriente e dell'Africa, provocando riflessi strategici immediati sul Golfo e sulla stessa Nato. Il Marocco si trova a svolgere, insomma, un ruolo politico-militare tanto importante quant'era quello dell'Iran di Reza Pahlavi a Oriente. E nel Senato e nella Camera americani il paragone che si fa oggi tra Hassan e lo Scià vuol soprattutto porre il problema se si stia o no facendo tutto il necessario •per difendere gli interessi americani ali 'estero*. A giudicare dalla vendi-' ta di armi (da 4.1 milioni di dollari nel '74 a ben 99,8 milioni lo scorso anno) e dagli aiuti militari (45 milioni di dollari nel '78) non parrebbe che gli Usa siano insensibili alle difficoltà marocchine. Però il costo della guerra (1 milione di dollari al giorno) ha stravolto l'economia sceriffiana, ci sono state ondate di scioperi e il piano economico ha dovuto essere rinviato ripetutamente. A questo punto, l'America di Carter pare costretta a scegliere tra una sua politica mediorientale — che privilegi 11 ruolo .moderato- di Hassan nel quadro turbolento del mondo arabo —e una politica «africana>, che tenga conto delle scelte del Continente Nero e della recente decisione dell'Oua. sfavorevole al disegno ambizioso del • Grande Marocco, da Tangeri alle porte di Nuadhibu*. I carri e le armi di fabbricazione sovietica catturati dai sahariani a Lebuirat e mostrati ai giornalisti, confermano che è già in atto «un'alleanz* • tra II Cairo e Rabat. Mimmo Candito Re Hassan: frequente il paragone con lo Scià
Persone citate: Hassan Venerdì, Re Hassan, Reza Pahlavi
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