Le due anime dell'altra Germania di Tito Sansa

Le due anime dell'altra Germania DOMENICA LA REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA CELEBRA I 30 ANNI Le due anime dell'altra Germania Le regole della società socialista coesistono con le tentazioni dell'Occidente «capitalista» - Il basso costo della vita (affìtti popolari, scuola, medicine e ferie a carico dello Stato) e il diffuso lavoro nero consentono a molti l'automobile, a prezzi elevatissimi, o la «dacia» - Inoltre il regime dà minimi segni di tolleranza, ma in tanti ancora tentano la fuga all'Ovest DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DRESDA — Sulla terrazza di una birreria nel piazzale della stazione siedono dinoccolati decine di giovani dinanzi a bicchieri di birra.'Il sole sta tramontando ma è ancora caldo. Sulla Prager Strasse, fiancheggiata da modernissimi palazzi a dieci piani, è l'ora del passeggio. Dinanzi al grattacielo del primo albergo della città, il • Neiva-, è un continuo andirivieni di tassi che scaricano clienti. Sembra di essere in una grande città dell'Occidènte • capitalista-, come lo chiamano quassù, se non fosse per l'enorme orribile monumento di pietra rossiccia dedicato a Lenin che domina il piazzale, se non fosse per il contenuto delle notizie flash che corrono luminose sulla facciata della stazione: positive sono tutte le notizie provenienti dai Paesi •socialisti' e negative tutte quelle provenienti dai Paesi •capitalisti.. Ma nessuno alza lo sguardo per leggere, salvo un paio di giornalisti occidentali invitati dal governo della Repubblica democratica tedesca (Ddr) che il 7ottobre celebra i trentanni della sua esistenza. Trentanni di continuità di uno Stato in Germania sono un periodo lungo, se si considera che il secondo Reich degli Hohenzollern durò 47 anni, la Repubblica di Weimar 14 anni e il terzo Reich •millenario' nazista si disintegra dopo soli 12 anni. Per questo la Ddr, che ha avuto una giovinezza assai travagliate ma che nell'ultimo decennio ha stabilito relazioni diplomatiche con oltre 125 Stati, riuscendo a imporre la propria •identità', festeggia solennemente i trentanni. Per l'occasione verrà in visita anche il capo di Stato e primo segretario del partito comunista sovietico Leonid Breznev. Berlino, «capitale della Ddr», è già imbandierata e sui muri campeggiano enormi scritte che inneggiano alla fratellanza e alla gloriosa Armata rossa. A Dresda non si nota alcunché dei preparativi per il trentennale, che il ministero dell'Informazione (nella Ddr ila l'orribile nome di .ministero dell'agitazione»; sta facendo da molti mesi. Ciò che interessa, e in forma quasi maniacale, è il gioco del calcio, la squadra della •Dynamo» è nel cuore dei cittadini •E' un fattore economico di primaria importanza, mi racconta il dottor Wolfgang Zimutha, assessore alle relazioni internazionali. Se al sabato la squadra ha giocato bene e vinto, il lunedi mattina, nelle fabbriche e negli uffici, operai e impiegati parlano per tutta la prima ora della partita e poi lavorano allegramente per sette ore. Se invece la "Dynamo" ha perso, discutono di calcio per sette ore, lavorando per un'ora, e male». Come si sta in quest'altra Germania' separata dalla Repubblica federale da quella che chiamiamo 'cortina di ferro' e dal «muro» di Berlino? Le statistiche ufficiali fornite dal governo di Bonn (e certo fuori di ogni sospetto) dicono che nella Ddr i consumi alimentari sono a livello dei Paesi industrializzati dell'Occidente, quelli di carne, grassi e zucchero sono di gran lunga superiori a quelli dell'Italia. Del resto basta andare per le strade e vedere com'è la gente: scattanti e robusti i giovani, non viziati dalla droga e poco dediti all'alcol (perché volutamente assai caro), rotondi, perfino troppo, gli adulti e gli anziani. Si dice — ed è vero — che la Ddr è il Paese delle code: dinanzi ai panettieri e ai macellai, sempre; dinanzi ai fruttivendoli quando arriva una partita di agrumi o di banane: davanti ai negozi che vendono pezzi di ricambio (ne ho vista una di almeno cinquecento persone dinanzi al deposito della •Skoda'). Ma non tutte le code sono negative. Ve ne sono an¬ che dinanzi ai cinematografi (come a Parigi, e nessuno da noi se ne indigna), anche dinanzi alle fermate del tram (come a Londra), dinanzi alle casse delle librerie, dinanzi ai ristoranti. Ma questo fa parte della mentalità tedesca: non si entra al ristorante, anche se è vuoto, fino a che il maitre non ha fatto pulire e preparare il tavolo. Ma poi ci sono anche altre code, del tutto nuove, che sono poi le 'nostre', dinanzi ai semafori. All'ora di punta, si potrebbe credere di essere a un crocevia di Monaco di Baviera, se non proprio in piazza Venezia a Roma o in Piccadilly Circus a Londra, se non fosse per la linea antiquata e le carrozzerie traballanti delle vetture. Le più popolari sono le rumorose e puzzolenti •TrabanU, costano un occhio della testa, 9 mila marchi orientali (4 milioni abbondanti al cambio ufficiale) corrispondenti a quasi dieci mesi del salario medio, die è di 980 marchi mensili (quasi 450 mila lire). Tuttavia la gente fa la coda per comperare le scassate vetturette, e quando l'anno scorso la Ddr comperò in blocco 10 mila •Golf- della • Volkswagen' rivendendole all'esorbitante prezzo di 20 mila marchi (9 milioni di lire italiane) le code furono chilometriche. La gran parte dei potenziali acquirenti rimase a piedi, l'offerta del mercato fu insufficiente. Un dato statistico: la Ddr, con 17 milioni di abitanti, ha oltre due milioni di vetture in circolazione, qui a Dresda (514 mila abitanti) le macchine private sono circa 65 mila, una ogni 8 persone. E chi ancora non si è fatto la macchina, può usare il tram, che costa pochissimo (20 pfenning, 90 lire, contro marchi 1,50. quasi 700 lire, nella Germania federale). Dove trovano i soldi i cittadini della Germania orientale per comperarsi automobili cosi care? E' una delle domande che si pone l'osservatore straniero. Una delle risposte (non gradita dai nostri accompagnatori) è •col lavoro nero». E' proibito, ma lo fanno un po' tutti, e le autori- r e ù o i , a e n tà chiudono un occhio, anche se ciò è poco tedesco. L'altra risposta (ufficiale, ma per questo non meno vera) è che il'eosto della vita nella Ddr è straordinariamente basso, per quel che riguarda l'indispensabile: gli affitti sono veramente popolari, ci sono famiglie che pagano 25-30 mila lire il mese, per i trasporti bastano pochi spiccioli, i giornali (noiosissimi, soporiferi, fatti con la •velina' del partito) costano meno di 70 lire, un normale pasto in ristorante costa 2 mila lire, libri, dischi, sigarette, bibite analcoliche sono quasi regalati, a pagare l'istruzione, i medicinali, le cure sanitarie, perfino le ferie di adulti e di giovani pensa lo Stato. Il •paniere' della spesa—ho fatto il conto — costa ali'incirca la metà che da noi. Ma non si vive di solo pane e il discorso è tutt'altro se si vuole qualcosa di più, quello che l'organizzazione dello Stato non è in grado di fornire. Per ovviare alle deficienze, alcuni anni fa la Ddr introdusse quello che i critici chiamano il «socialismo dell'Intershop». Si tratta di una catena di negozi nei quali sono in vendita prodotti di qualità e voluttuari provenienti dall'Occidente, pagabili in valuta occidentale. Un tempo gli «Intershops» erano accessibili soltanto ai visitatori stranieri, poi furono aperti anche ai cittadini della Ddr, i quali possono ricevere valuta in regalo. Ma sorse un colossale mercato nero di valuta, per la strada lo straniero veniva ossessionato dai cambisti abusivi che offrivano quattro marchi orientali in cambio di un marco occidentale. Dall'aprile di quest'anno la pacchia è finita. I cittadini della Ddr possono si comperare negli Intershops ma soltanto dopo avere tramutato la loro valuta occidentale in cheques bancari, intestati al portatore e non trasferibili, per impedire che il marco occidentale diventi una specie di seconda moneta nella Repubblica. Il contrabbando è diminuito, ma la popolazione di questo Paese socialista è stata divisa in due classi: quelli che posseggono valuta pesante e acquistano negli Intershops e quelli che non hanno possibilità di procurarsela. Erich Honecker, il primo segretario del partito, si è reso conto di questa frattura economica e nel 1977 l'ha denunciata, decidendo l'apertura di una catena di negozi Exquisit nei Quali «1 cittadini della nostra Repubblica abbiano la possibilità di comperare con i nostri marchi prodotti di alto prezzo». Tutti uguali dunque, ma solo in teoria. In pratica, un pacchetto di 'MarlborO' costa 2 marchi pesanti (900 lire) alIlntershop e 8 marchi leggeri (3600 lire) all'Exquisit, una bottiglia di whisky rispettivamente 5 mila lire e 30 mila lire. La borsa nera fiorisce. Probabilmente continuerà a fiorire fino a Quando la Ddr manterrà il valore della piopria moneta a un livello di parità con il marco occidentale, un livello assolutamente irreale. Politicamente separata dalla Germania occidentale, la Ddr in pratica si identifica con la Germania di Bonn quando si tratta di economia: fiorisce per esempio il commercio con il Mec. come se non fosse estero, con non poco disappunto delle autorità di Bruxelles. Insomma, nella Ddr come si vive? Impossibile dare una risposta obiettiva, perché la Ddr è un Paese degli estremiguardi da una parte e collezioni disfunzioni e deficienze quante vuoi guardi dall'altra e resti ammirato. E' un Paese nel quale si può vivere? Per¬ f ché ogni anno molti abitanti della giovane Repubblica fuggono a Occidente, rischiando la propria vita? «Perché rimanete, perché non provate a fuggire?» è la domanda di rito che i visitatori occidentali pongono agli abitanti della Ddr. L'ho posta anch'io a una dozzina di persone con le quali sono venuto a contatto, quasi tutti giovani e non iscritti al partito. E la risposta è stata sempre la stessa. •Si, ci dispiace che non possiamo uscire verso Occidente, ci interesserebbero la Germania occidentale, la Francia, l'Italia. l'America. Ma 11 mondo non consiste solo di Paesi capitalisti. Anche noi abbiamo spazio, a Nord fino alla Siberia, a Sud fino al Mar Nero, a Est fino a Viadi vos tock. Con la Polonia e la Cecoslovacchia le frontiere sono aperte, non occorre neppure il passaporto». Ora, nella Ddr, dopo che sono passate le ondate della pancia piena e l'ondata delle vacanze in automobile è arrivata l'ondata della dacia. £ di dacie ne ho viste parecchie, e non sono tutte di funzionari .e di fedelissimi del partito, ma anche di impiegati e operai Qualcosa insomma sembra muoversi in questo Paese, ottava potenza industriale del mondo benché abbia meno di 17 milioni di abitanti La gente inoltre ha un po' meno paura di parlare, i funzionari sono pronti a rispondere a tutte le domande, anche le più scabrose, e benché sia noto che l'ottanta per cento della popolazione della Ddr può vedere la televisione della Germania occidentale, nessuno ha l'aria di preoccuparsene. Siamo ancora lontanissimi da una liberalizzazione, ma si nota qualche indizio di minima tolleranza. Il regime si sente più saldo. «Critichi pure, mi ha detto Wolfgang Meyer, capo dell'ufficio stampa del ministero degli Esteri ma non ci diffami. Non abbiamo paura delle critiche». Non ha difficoltà a dirlo, che tanto a nessuno nella Ddr è permesso di leggere queste colonne. Le leggeranno (sicuramente con attenzione, con la lente) i funzionari di partito. Tito Sansa !

Persone citate: Erich Honecker, Hohenzollern, Lenin, Leonid Breznev, Prager, Wolfgang Meyer, Wolfgang Zimutha