La tossicomania diventa anche lina vera malattia del cervello

La tossicomania diventa anche lina vera malattia del cervello La tossicomania diventa anche lina vera malattia del cervello Nessuna società può fare concorrenza al piacere immediato della droga o i i ¬ Le tesi socio-psichiatriche alle quali si ispirano le nuove leggi considerano la tossicomania il sintomo di una deficienza psicologica o sociale; ma un'analisi del genere non tiene conto di alcuni dati neurofisiologici fondamentali. In un primo tempo sintomo, drogarsi può diventare rapidamente una vera malattia del cervello, che è spesso difficile arrestare. Certo, l'uso della droga e dell'alcol, come la criminalità o la prostituzione, può essere sintomo di turbe nell'individuo e nella società. Ma l'alcolismo e altre tossicomanie non sono sintomi; sono malattie con una evoluzione particolare, che rivelano una alterazione cerebrale. L'esame approfondito del comportamento del tossicomane mostra una ambivalenza fondamentale tra due tendenze contraddittorie: il desiderio di soddisfarsi subito con la droga opposto a quello, sempre rinviato, di interromperne l'uso in vista di un benessere futuro. Questa 'ambiguità» diventa più comprensibile esaminando le basi neuro-fisiologiche del cervello. Quest'ultimo ha due parti con funzioni diverse: il cosiddetto cervello 'primitivo» (o paleocorteccia) derivato dal rinencefalo dei mammiferi primitivi, e il 'nuovo» cervello (o neocorteccia). E' questa la sede del pensiero, del linguaggio, dell'espressione simbolica, della coscienza, della •ragione». Il cervello primitivo, o regione •limbico-diencefalica» controlla invece la vita affettiva, l'attività neuro-endocrina, le pulsioni istintive. Il comportamento dell'uomo è il risultato delle attività combinate del cervello 'primitivo» e di quello'nuovo». Le osservazioni di Olds hanno mostrato il ruolo dominante che può avere la stimolazione della regione limbica sul comportamento animale. Il ricercatore, con l'aiuto di elettrodi inseriti nel 'Vecchio» cervello di un roditore, localizzò un'area che l'animale apprese a stimolare da solo premendo una leva. Quando la cavia ebbe imparato ad associare il movimento della leva all'eccitazione della zona cerebrale, ripetè il gesto migliaia di volte all'ora, fino allo sfinimento. Questa autosti- violazione lo distolse dal cibo, dall'acqua e dall'attività sessuale. Olds concluse di aver localizzato il »centro del piacere», che chiamò 'Sistema di ricompensa del cervello». Più recentemente sono state isolate in questi stessi centri del diencefalo sostanze chimiche prodotte naturalmente dal cervello: le cosiddette 'endorfine», che si attaccano agli stessi recettori cellulari sui quali reagiscono i derivati dell'oppio. Lo psichiatra Joseph Moreau fu il primo a postulare, nel 1843, l'esistenza del sistema di ricompensa cerebrale e la sua stimolazione con la droga, quando scrisse: «E' davvero felicità quella procurata dall'hashish, e con ciò intendo gioie morali e per niente sensuali... Si potrebbero tirare conseguenze singolari: che ogni gioia, ogni felicità, anche quelle più spirituali e ideali, potrebbero in realtà essere sensazioni esclusivamente fisiche, sviluppate negli organi, esattamente come quelle che procura l'hashish». Oggi l'ipotesi è che gli stupefacenti, agendo sui meccanismi neuro-fisiologici del sistema di ricompensa cerebrale, provochino alterazioni biochimiche associate a sensazioni di piacere che si trasmettano al sistema nervoso centrale: l'uso cronico di una droga potrebbe perciò compromettere il libero gioco delle facoltà mentali e condizionare un comportamento orientato alla ricompensa e al conseguimento del piacere 'provocato chimicamente». La stimolazione dei centri del piacere e del benessere è associata anche allo sforzo creatore, all'esperienza mistica, alla scoperta, a tutte le attività che nobilitano l'uomo. Si comprende quindi quale pericolo la droga rappresenta; essa permette all'uomo di ottenere una soddisfazione interiore senza lo sforzo della conquista. L'adolescente il cui centro del piacere è stimolato dalla droga prematuramente, prima cioè che egli abbia potuto scoprire altre fonti di piacere, è particolarmente vulnerabile. Un vero imbroglio, di cui il giovane non può misurare né intendere le conseguenze: i centri del benessere saranno sempre meno stimolati dalla stessa dose di droga; a poco a poco si svilupperà una tolleranza agli stupefacenti, che richiederà l'uso di quantità sempre più forti; lo stesso meccanismo condurrà verso le droghe più pesanti. I centri cerebrali, infine, una volta saturi di droga, non potranno più rispondere a un'eccitazione fisica o intellettuale. E' evidente che, in tali condizioni, solo la prevenzione delle tossicomani è una cautela efficace per la società e l'individuo. Nessuna società può fare concorrenza alla soddi sfazione immediata procurata dagli stupefacenti. E' qui il grande pericolo della droga: distoglie l'uomo dai compiti che potrebbero dargli, al prezzo di uno sforzo, una ricompensa analoga. Gabriel Nahas direttore di ricerca all'Inserm, membro della commissione stupefacenti de 11 On u Copyright di Le Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Gabriel Nahas, Joseph Moreau, Olds

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