A Pechino il pc fa l'autocritica (Mao non è un dio, ma è salvo)

A Pechino il pc fa l'autocritica (Mao non è un dio, ma è salvo) Nel trentesimo anniversario della Repubblica popolare A Pechino il pc fa l'autocritica (Mao non è un dio, ma è salvo) Sulla rivoluzione culturale, ma anche su altri episodi - La responsabilità degli errori è naturalmente attribuita alla «banda dei quattro» - Hua Guofeng cauto verso PUrss NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PECHINO — 7130" anniversario della Repubblica Popolare è stato celebrato senea fasto, senza cortei né fuochi d'artificio. Dopo la cerimonia di sabato scorso, 17 mila persone hanno ascoltato il rapporto del maresciallo Ye Jinying, e domenica sera è stato offerto un grande banchetto al Palazzo del Popolo, alla presenza di Hua Guofeng. Il discorso di Hua è stato protocollare, con saluti a tutte le categorie di cittadini, operai, contadini, intellettuali, militari ed anche esponenti degli «ambienti religiosi». Ma nelle sue parole è stata notata una significativa omissione, mentre sono in corso a Mosca i negozianti sino-sovìetìci: affrontando la politica estera della Cina, Hua ha parlato dell''opposizione alle politiche di aggressione e di espansione», ma non ha pronunciato il termine «egemonismo», usato da anni per denunciare le ambizioni sovietiche. Sabato sera il lunghissimo rapporto di Ye, che nell'annuncio del Comitato Centrale del partito doveva «fare un primo bilancio» degli ultimi treant'anni, ha rivelato la prudenza con la quale il governo vuol affrontare i problemi storici. Il documento rappresenta una sintesi delle idee espresse nell'ultimo anno sugli argomenti più disparati, ed è indicativo del compromesso raggiunto fra diverse scuole di pensiero. Il brano più originale riguarda la rivoluzione culturale: «Questa rivoluzione — ha detto il maresciallo — è stata scatenata per combattere, e prevenire il revisionismo... ma sulla situazione del partito e del Paese è stata fatta una valutazione che non corrispondeva alla realtà, e non c'è stata una spiegazione corretta del concetto di revisionismo». La banda dei quattro «ha sfruttato questi errori adottando una linea politica di estrema sinistra, e il suo metodico sabotaggio controrivoluzionario, durato dieci anni, è stato una catastrofe per il nostro popolo». Ma Ye ha aggiunto: «Queste manovre cospiratrici e controrivoluzionarie per la loro stessa natura non hanno nulla a che vedere con gli errori fatti dal partito». In altre parole, questo significa che il pc fa l'autocri tica — e non soltanto sulla rivoluzione culturale, poij che si parla anche degli errori della fine degli Anni Cinquanta — ma attribuisce a Lin Piao e alla 'banda dei quattro» l'esclusiva responsabilità degli eccessi. Il metodo può sembrare artificioso, ma ha il vantaggio di non rimettere in causa la linea globale seguita dal partito, e riconosce Mao immune da fondamentali errori d'impostazione. Ye ha ripetuto che Mao non era infallibile r«un dirigente non è un dio»), e ciò che viene definito «il pensiero di Mao Zedong» non è «il prodotto della saggezza di un solo uomo», poiché «è nato dalla lotta comune del partito e del popolo». E' stato però riaffermato che «11 compagno Mao è il rappresentante più illustre del grande partito comunista e del grande popolo cinesi». E' questo un semplice inchino al venerabile defunto? Il discorso va oltre: incoraggia /'«emancipazione delle menti» e condanna il «conformismo libresco», temi cari a Deng Xiaoping, ma cita più volte i «quattro principi fondamentali» che sono alla base della nuova ortodossia: superiorità del socialismo, dittatura del proletariato, appoggio alla direzione del partito, fedeltà al marxismo-leninismo ed al «pensiero di Mao». L'insistenza sorprende, poiché i quattro principi sono stati avanzati la primavera scorsa come reazione a correnti di pensiero contestatrici nate all'epoca del plenum del Comitato Centrale di dicembre. Il fatto che Ye ne parli ampiamente in occasione del 30° anniversario dimostra che le' divergenze sorte sei mesi fa esistono ancora. a.j. Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Pechino. Un centinaio di giovani artisti sono sfilati ieri per le strade della capitale cinese fino al Municipio reclamando «democrazia per l'arte». Non vi sono stati incidenti. I dimostranti protestavano contro il divieto di esporre le loro opere (non ortodosse) alla Galleria d'Arte Moderna

Persone citate: Deng Xiaoping, Mao, Mao Zedong, Ye Jinying

Luoghi citati: Cina, Italia, Pechino