Continua l'esilio di Bokassa sull'aereo: nessuno lo vuole di Paolo Patruno

Continua l'esilio di Bokassa sull'aereo: nessuno lo vuole Fermo a Evreux il Caravelle dell'ex imperatore Continua l'esilio di Bokassa sull'aereo: nessuno lo vuole PARIGI — Nessuno vuole l'ex imperatore Bokassa, il sanguinario tiranno di Bangui colpevole lo scorso aprile dello spaventoso massacro di scolari nelle prigioni della capitale centro-africana. Da oltre 48 ore il ministero degli Esteri francese sta vanamente cercando una terra d'asilo per il dittatore detronizzato. Ma quale Paese vuole sporcarsi le mani, sfidare la propria opinione pubblica accogliendo Bokassa? Nell'attesa di una soluzione, alla base aerea di Evreux la situazione è immutata: l'ex imperatore resta a bordo del suo «Caravelle» personale (sembra a guardia di un «tesoro» trasportato da Bangui), assistito soltanto da' uno degli aiutanti di campo, mentre gli altri membri del suo seguito s'accingono a trascorrere un'altra notte negli edifici aeroportuali della base militare. Dal castello in Sologne, l'ex imperatrice Catherine e i figli (allontanati per tempo da Bangui appena Bokassa ha presagito l'imminente fine) hanno ultimato i preparativi per raggiungere Evreux. In effetti Bokassa (che gode della doppia nazionalità francese e centro-africana) avrebbe teoricamente tutti i diritti di restare nella sua «seconda patria». Ma ancora ieri le autorità di Parigi hanno ribadito ufficialmen-: te che Bokassa è persona «indesiderabile», a causa delle «violazioni gravi e ripetute che ha commesso contro i diritti dell'uomo», quali sono state constatate da una commissione di giuristi africani. Contro l'atteggiamento di rifiuto assunto dal governo francese si è espressa intanto l'«Associazione dei giuristi democratici», mossa in realtà da motivazioni nient'affatto «umanitarie» nei confronti dell'ex imperatore. Secondo questi giuristi, infatti, Bokassa ha tutti i diritti, come cittadino francese, di scendere dal suo «Caravelle». Ma secondo la legge francese dovrebbe essere poi immediatamente arrestato per i suoi crimini e sottoposto a processo, in Francia. «Magistratura democratica» esclude infatti l'ipotesi che Bokassa, una volta arrestato ad Evreux, possa poi essere eventualmente estradato a Bangui (malgrado la richiesta avanzata dal nuovo regime) in quanto la Costituzione vieta espressamente l'estradizione di un francese dal proprio Paese. Comunque, per togliersi da un complicato «pasticcio giuridico», le autorità di Parigi stanno cercando da due giorni un Paese disposto ad accogliere quest'ospite indesiderabile. Ma invano, per il momento. Allo stallo della situazione ad Evreux si contrappone una calma solo relativa nella capitale della Repubblica Centro-Africana. Secondo le ultime notizie pervenute a Parigi, 39 soldati libici (armati) sono stati arrestati a Bangui. Altri depositi di ar¬ mi sono stati poi trovati dai «para» francesi nel corso di una serie di perquisizioni e di rastrellamenti effettuati nella periferia della capitale e nei dintorni. Infine ieri il nuovo presidente Dacko ha invitato ancora una volta la popolazione a non cedere alle «provocazioni» che potrebbero provenire da parte libica. In effetti ieri studenti e una parte della popolazione hanno protestato contro la nomina a vicepresidente di Maidu (primo ministro di Bokassa) e nel mantenimento in funzione di numerosi esponenti del regime imperiale. La scoperta di anni, le proteste di una parte della popolazione di Bangui e l'opposizione di certi settori politici più radicali al «nuovo corso» instaurato da Dacko con l'appoggio diretto della Francia farebbero presupporre in definitiva che la situazione di transizione nella Repubblica Centro-Africana non è ancora del tutto sotto controllo. Paolo Patruno Bangui. La prima foto del presidente Dacko

Persone citate: Bokassa