San Gennaro di Mulberry Street

San Gennaro di Mulberry Street Come a Little Italy ricordano il patrono di Napoli San Gennaro di Mulberry Street Nel cuore di New York dieci giorni di festeggiamenti per la ricorrenza dello scioglimento del sangue del Santo - Lunghe file di bancarelle con tutte le specialità gastronomiche napoletane NEW YORK — Ai margini della grande Harlem, da una parte ai confini con i problemi del ghetto negro (delinquenza, ribellione, droga) e dall'altra con un problema ancora più grave, che è quello dell'infiltrazione dei cinesi, si difende nel suo disperato conservatorismo quella che è stata definita "la trincea dei poveri bianchi», il quadrato di Little Italy. Le strade sono strette, le case sempre le stesse, a due o tre piani, con le scalette antincendio: è l'unica zona di Nero York rimasta intatta da cinquant'anni. Intorno ai ristoranti e alle cafeterias di Mulberry Street (dove ogni domenica gli americani van- no a comprare le paste napoletane e a bere il cappuccino con la schiuma), un'isola italiana di fruttivendoli, gior-, -nalai, che parlano una lingua tutta loro: un mischung stranissimo di napoletano, siciliano, calabrese e italiano con forte accento americano.' Trenfanni fa, ci vivevano cinquecentomila italiani, oggi ne restano poche migliaia. Al centro di Mulberry Street c'è la «Società San Gennaro» formata da un gruppo di napoletani che tengono vivo il culto del santo. Ed è proprio in Mulberry Street e nelle vicine Congress Street, Union Street, Henry Street, Grand Street, che in questi giorni, dal 12 al 24 settembre, si festeggia il patrono di Napoli, quello che per i napoletani fu un tempo il personaggio più prossimo ai potenti e al quale tuttora si rivolgono per risolvere il problema delle rate del televisore a colori: «San Gennà, San Gennà, tu 'e vide, tu 'e saie, tutt'e pene e tutt'e guaie 'e 'sta città, San Gennà». Bene, questa ricostruzione sentimentale nel cuore della metropoli americana esplode ogni anno in una festa didieci giorni per la ricorrenza dello scioglimento del sangue di San Gennaro. Una fila interminabile di bancarelle segue le vie di questo quadrato che apre le porte a tutti, bianchi, neri, gialli. I primi due giorni sono occupati dai preparativi, cioè dall'allestimento delle bancarelle. Tanto cibo: manicotti, panzerotti, pesce fritto, pizza, salsicce, pannocchie, dolci, pistacchi verdi, gialli e rosa. Su un cartello si legge: «casa di pizza». Su un altro: «spidini». Sotto un muro alto, è dipinto un tricolore: e una bancarella di magliette, distintivi, mutandine, cappelli e sciarpe tricolore. Dappertutto un odore acre ,dt fritto. Avanta la tv privata venuta da Napoli a partecipare alla festa insieme con duecento fratelli napoletani. La gente allunga il collo per farsi riprendere dalle telecamere e sventola la mano in segno di saluto al pubblico napoletano che vedrà questo documentario. Li vicino, una banda musicale' suona «Mamma», «Faccetta nera», «Bella ciao». Su un cartello si legge: «America, we discovered it, we named it, we built it», (America, l'abbiamo scoperta, le abbiamo dato un nome, l'abbiamo costruita). E' una festa religiosa? Parliamone con il parroco a Little Italy. E' nato a New York, ma è di origine italiana, come tutti qui a Little Italy. Un uomo molto semplice, forse anche umile. E' padre Adolfo, parroco, della chiesa di San Gennaro nel cuore del quartiere.italiano di New York. Anche se di origine torinese (alla quale tiene molto), parla italia- no e gesticola come un napoletano e, preso da ciò che sta affermando, continua a spostare una bottiglietta dì ketch up su un grosso tavolo' della sacrestia. — Qual è la situazione religiosa qui a Little Italy? «Prima, circa vent'anni fa — risponde — era una "regione" cattolica, italiana però, oggi è più Cina che Italia, infatti noi l'abbiamo soprannominata "Little Italy, big China" cioè piccola Italia, grande Cina». Ed ecco ripetersi il fenomeno del Bronx. Una lenta e inarrestabile conquista da parte di un'altra minoranza, quella cinese, «SI, effettivamente devo ammettere che qui il razzismo esiste, come esiste del resto — spiega padre Adolfo — da parte dei cinesi nei confronti di chiunque non sia cinese. Molti di loro sono buoni cristiani e credeno anche in San Gennaro, qui gli italiani credono molto in San Gennaro, ma pochi sono buoni cristiani». «Quando ero un giovane missionario, provavo vera-' mente disgusto nel vedere le somme enormi di denaro che i grossi commercianti e l'associazione di San Gennaro incassavano con la scusa della religione. Oggi ho capito che l'organizzazione e gli incassi di queste giornate permettono a noi di non chiudere le nostre chiese e ai piccoli commercianti di sopravvivere almeno dieci me¬ si all'anno» e. (.

Persone citate: Henry Street