Giornali in classe: ne discutane i professori che dovranno usarli

Giornali in classe: ne discutane i professori che dovranno usarli Giornali in classe: ne discutane i professori che dovranno usarli Come verrà applicata la legge regionale che prevede l'impiego dei quotidiani in ctasse come materia di insegnamento? O, in altre parole, che cosa faranno i professori di quei due giornali che si troveranno ogni mattina sulla cattedra? Lo chiediamo — a titolo di esempio — agli insegnanti di una scuola media inferiore modernissima (non è ancora finita) e popolatissima (600 alunni), la -Mario Quarinidi Chieri. Quando arriviamo, i professori sono tutti impegnati a discutere la programmazione della didattica per l'anno che si apre. Per parlare di giornali si presentano prima in mezza dozzina, poi via via altri insegnanti si aggiungono alla spicciolata e non c'è chi non voglia dire la sua su questa novità che — a quanto è risultato dall'incontro — non è ancora per loro affatto chiara. Avete sentito parlare della legge regionale nelle scuole? «SI, il preside (Enrico Caramello) prima di cominciare la programmazione ci ha detto che ci daranno i giornali in classe, ma circolari sull'argomento non ne abbiamo ricevute, non sappiamo proprio che cosa si vuole da noi». Spieghiamo che, a partire da quest'anno, dovranno scegliere due quotidiani e due periodici di interesse lo- cale (la Regione trasmetterà l'elenco delle testate) e farne oggetto di insegnamento in classe. Hanno preso tutti la penna e mentre parliamo segnano appunti, come scolari diligenti. «Io sono molto contenta di questo invito al giornale (parla una di loro, ma tutti sembrano approvare). L'anno scorso leggiucchiavamo in classe. Prima si sono abbuffati di cronaca nera o di sport, ma poi a poco a poco hanno cercato di capire meglio e sono arrivati alla prima pagina». Molti dei presenti hanno già usato il giornale in classe in modi diversi. Una classe ha persino tradotto la sua esperienza in un collage che ora è tra I cartelloni esposti nella scuola; altri hanno • raccolto argomenti scientifici e tecnici dai giornali e dalle riviste specializzate. Una professoressa di lettere confessa che lei e i suoi alunni sono stati entusiasmati dalla visita di un giornalista milanese che ha spiegato loro ciò che rimane tra le quinte, che cos'è un menabò, ct'oé il disegno di una pa-, gina, e il significato del numero delle stellette accanto alla testata. «I ragazzi si interessano fisicamente al giornale —dice — a come nasce un giornale, alle persone che lavorano in uh giornale, alle macchine che stampano un giornale». Un'altra interrompe per dire che nella sua classe ci sono alcuni allievi che aspirano a fare i giornalisti e che il giornale a scuola potrebbe rendere popolare questo nuovo orientamento professionale. Quando precisiamo che la legge non prevede di usare i giornali per parlare di come snfcrrrndmcpspscdascap si fa il giornale, ma per trarne spunto di colloquio sui fatti della vita quotidiana, cioè per portare nelle aule la' realtà della vita, c'è imbarazzo generale. «I genitori saranno i più restii — osservano —. a loro non piacciono "le porcherie dei giornali", come le chiamano: per lo più a casa si accontentano dei telegiornali». Risolve la situazione uno, professoressa moglie di un' sindacalista osservando che per usare il giornale come strumento, occorre prima di tutto che chi lo adopera lo conosca bene. E'l'avviodi un discorso corale, partecipe, appassionato, sul giornale: una specie di processo a questi benedetti giornali che a volte sono tanto difficili da capire e che finalmente, introdotti a scuola, dovranno adeguarsi e trattare anche i problemi della scuola e degli insegnanti, che sono tanti e difficili, e raccogliere il loro messaggio, il messaggio della Scuola. «Purtroppo — osser-< va una professoressa che si interessa di ecologia — fa più rumore un albero che cade di un'intera foresta che cresce. Frastornati da piccole cose, non badiamo alle grandi». La scelta culturale della Regione farà si che la Scuola d'ora in poi (così dicono) non dovrà subire il giornale, ma potrà anzi influenzarlo. Ed ecco che cosa si aspettano dal giornale per considerarlo un valido strumento didattico: Che parli chiaro e comprensibile a tutti perché con il giornale intendono insegnare i vari tipi di lessico, dal politico al tecnico, all'economico e, se possibile, anche i dialetti tradizionali, un patrimonio comune che si vd perdendo; Che dia notizie e spiegazioni particolareggiate e di facile comprensione sulle riforme e sui grandi temi comuni. Insomma, che il giornale apra con la scuola un dialogo schietto e proficuo. Hanno preso parte a questo incontro: Luciana Ballerini, Irma Bodrato, Luisa Cresto Dina, Elena Detragiache, Marica Doglietto, Enrica Fiorentino, Michele Lepore, Rosanna Perilongo, Chiara Tabasso. Vittoria Sincero Chieri. Alla media «Quarini», professori parlano del giornale a scuola (Foto Cesare Bosio)