Trovano una gavetta «firmata» 40 anni fa

Trovano una gavetta «firmata» 40 anni fa Trovano una gavetta «firmata» 40 anni fa «Artigliere Vignando Antonio, nato il 22-10-1915, richiamato alle armi il 7-6-1940, W il Re W il Duce.: messaggio, dedica o «firma» che siano, il Mediterraneo ha restituito casualmente pochi giorni la queste poche parole, incise su una gavetta da un oscuro soldato quasi quarantanni fa. Immergendosi tra gli scogli nel goito di Hammamet (Tunisia), la mattina di mercoledì 5 settembre, i torinesi Gianni Baldi e Giorgio Emoli, di 33 e 35 anni, entrambi impiegati presso l'Editrice «La Stampa», in vacanza nel villaggio turistico di Mahamura, non immaginavano certo di lare un involontario tulio nel passato. Incastrata sotto una roccia a quattro metri di prolondità, le loro dita incontravano, invece dell'attesa conchiglia obiettivo della passeggiata sottomarina, una superficie metallica liscia, dalla forma rotondeggiante. Un'emersione, uno scambio di sguardi perplessi (sarà uno dei soliti avanzi o rottami gettati a macerarsi tra le onde ritenute, a torto, capaci di inghiottire e digerire tutto?) poi la decisione: torniamo giù a vedere. Nell'acqua chiara, trasparente, ripulito frettolosamente dalla sabbia e dal catrame — ce né anche sulle spiagge africane, ahimè — che lo ricoprono, l'oggetto si rivela presto per quello che è: una vecchia gavetta militare, per di più «firmata». A questo punto la curiosità ha la meglio. I due subacquei dilettanti, tuffandosi ripetutamente davanti a una piccola folla di amici in attesa, riescono a dlsincastrare il cimelio, quasi cementato alla roccia — come un'enorme ostrica — da un grumo colloso di catrame. Chi sarà, che line avrà fatto il Vignando Antonio (se è an-' core vivo ha quasi 64 anni) cui era stata data in dotazione? Ha inciso nel metallo il proprio nome e cognome, data di nascita e di richiamo alle armi, e il suo entusiasta, ingenuo grido di guerra, mentre veniva trasportato con il contingente italiano verso l'attacco all'Egitto del settembre 1940, o dopo, durante la disastrosa ritirata seguita alla battaglia di Sidiel-Barrani (9-11 dicembre) o alla caduta di Tobruk (gennaio '41)? E lo ha fatto in un momento di noia, semplicemente per distinguere la sua gavetta da quelle degli altri, o nella disperazione, pensando alla possibile morte, prima dell'ultima battaglia? Le date torniscono un'indicazione quasi certa: l'artigliere Vignando doveva lar parte delle truppe richiamate per l'improbabile conquista dell'Egitto allora inglese, decisa da Mussolini contro il parere di Graziani, Badoglio e degli altri co¬ mandanti interessati all'operazione. Preceduto da scaramucce sulla litoranea libica o nel deserto, l'attacco venne sferrato il 13 settembre del '40. Dopo qualche iniziale vittoria di Pirro delle truppe di Graziani, gli inglesi ebbero facilmente ragione delle male equipaggiale e peggio armate forze italiane, facendo decine di migliaia di prigionieri: il possessore della gavetta fortunosamente ritrovata dai due turisti torinesi era tra loro? Per tentare di saperlo, Baldi ed Emoli l'hanno portata a Torino. Tramite «Stampa Sera» sarà forse possibile rintracciare l'ex artigliere (se la guerra non lo ha inghiottito con le altre innumerevoli vittime) o qualche suo parente che dalla vecchia gavetta potrebbe ricavare, più che il piacere effimero di un insolito ritrovamento, il contorto che dà la testimonianza insperata di una vita cara perduta. Maurizio Spatola

Luoghi citati: Egitto, Torino, Tunisia