Pandolfi tra «i signori dell'alta finanza» di Lietta Tornabuoni

Pandolfi tra «i signori dell'alta finanza» Parla il futuro presidente del Comitato del Fondo monetario Pandolfi tra «i signori dell'alta finanza» ROMA — «Il lavoro internazionale mi diverte, mi motiva, mi carica», dice il ministro del Tesoro Filippo Maria Pandolfi. Insomma, se come sembra certo diventa presidente del Comitato interinale del Pondo Monetario Internazionale, è contento? «Proverei semmai il senso del paradosso, inteso nell'originaria etimologia greca, "para", contro, e "doxa", apparenza, opinione comune: mi sembra straordinario diventare uno di quei mitici signori dell'alta finanza mondiale di cui guardavo le foto sui giornali immaginandoli inavvicinabili, freddi e potenti come dèi della riccliezza, remoti e sapienti come pontefici della moneta. E io, adesso, uno di loro? Mi fa impressione, mi viene quasi da sorridere». Fa infatti uno dei suoi piccoli sorrisi da scolaro educato, poi subito si preoccupa: «Doi>rò studiare molto». Ma come sempre non si sente impari, non si tira indietro: «.Sono un buon impasto di disponibilità alla Giobbe, convinto che Dio dà e Dio toglie, e di ambizione intesa come infantile abbandono all'entusiasmo». Lo entusiasmano i probabi¬ li nuovi compiti internazionali: «La grande impresa è politica. Si tratta, mi permetta di illustrare...». Su un foglio bianco come su una lavagna, prende a tracciare cifre, ovali racchiudenti le parole «grande crisi '73-75», frecce che collegano il punto uno («regime di cambi fissi») al punto due («regime di cambi fluttuanti»). Spiega chiaro come quando, da laureato in filosofia, insegnava greco e latino al liceo Paolo Sarpi di Bergamo; professore paziente, ma non tanto concentrato da non accorgersi della bella allieva ragazzina di cui s'innamorò, e che è sua moglie da sedici anni. Hanno quattro figli, si vedono pochissimo: «Il mio elettorato mi chiede soltanto di lasciare la famiglia a Bergamo: quasi in ostaggio, come una garanzia che non mi stacclierò dalla città». Nel comitato interinale, spiega, compito del «Chairman» è quello di svolgere l'importantissimo negoziato con gli «oil producers»: il suo inglese, indispensabile lingua sovrannazionale, «ha tanto bisogno di migliorare: per esercitarmi, durante le vacanze ini sono preso i documenti del Fondo Monetario e ne ho scritto lunghi riassunti in inglese, pagine e pagine, chiedendo poi il voto a mia moglie, che per le lingue straniere è molto più brava». Un'altra prova di quella capacità d'applicazione che, insieme alla forte memoria, gli ha fatto acquisire conoscenza dei problemi economici, di cui dieci anni fa non sapeva nulla; e che gli ha procurato il più grande rispetto tra colleghi spesso dialettali, scordarelli e improvvisatori, restii allo studio come studenti somari. Da amante della musica e da pianista che suona «ancora benino», lui rimpiange magari d'aver poco tempo per i concerti, ma non avverte troppo il peso di studio e lavoro. Piuttosto: «Mi nevrotizza, al termine di certe giornate, l'idea di aver fatto tanto ma di non aver lasciato segno in niente». Cinquantadue anni, alto, vestito bene, cortese, ordinato, il ministro Pandolfi è simpatico agli italiani. Per i suoi modi civili da perdente, quasi non lo considerano un democristiano, mentre ha fatto tutta la carriera fortunata d'un classico uomo di partito: educato alla politica nelle organizzazioni giovanili cattoliche e poi democristiane f.ero nell'esecutivo giovanile de di Bergamo insieme con Lucio Magri e con l'attuale dirigente comunista Beppe Chiarante»), segretario della de locale, deputato, sottosegretario, ministro, incaricato presidente del Consiglio. Per i suoi discorsi televisivi decisi e futuristi lo considerano un manager, mentre la sua esperienza di dirigente d'azienda è limitata: s'è occupato a Bergamo delle pubbliche relazioni d'una casa editrice di libri scolastici, «Minerva Italica». Piacciono alla gente il suo ottimismo cattolico spesso tradito dai fatti, i suoi vasti e seri programmi sempre smentiti nella realtà. Garantisce da ministro delle Finanze di rendere la vita impossibile agli evasori fiscali, e perde ii ministero mentre gli evasori se la passano benone. Presenta il Piano Triennale che prevede la riduzione della spesa pubblica, e il bilancio Lietta Tornabuoni (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Beppe Chiarante, Giobbe, Lucio Magri, Maria Pandolfi, Pandolfi, Paolo Sarpi, Tesoro Filippo

Luoghi citati: Bergamo, Roma