«Un agente mi ha sparato alla mascella poi sono stato dimenticato in ospedale» di Marzio Fabbri

«Un agente mi ha sparato alla mascella poi sono stato dimenticato in ospedale» Sconcertante denuncia di un imbianchino ferito durante una perquisizione «Un agente mi ha sparato alla mascella poi sono stato dimenticato in ospedale» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Accade che un imbianchino di trentadue anni, mentre sta dormendo tranquillo nel suo letto, venga ferito da una raffica di mitra sparata da un agente entrato in casa per eseguire una perquisizione. Sull'accidentalità dell'evento non ci sono dubbi; il fatto è che dopo il ferimento, e conclusa senza esito la perquisizione in casa di questo cittadino (non ricercato), pare che tutti si siano dimenticati di lui. Adesso il protagonista dell'episodio. Franco De Rosa, è in ospedale, a Niguarda, reparto di chirurgia plastica, dove ha già subito un intervento e ne attende altri due per la ricostruzione della mandibola. A raccontare quello che è accaduto la mattina di otto giorni fa è Nicola Iannarelli, suo coinquilino. Dice: «Brano le otto meno dieci del mattino e stavo andando al lavoro. Mentre scendevo le scale della cascina dove abito con Franco, mi sono trovato davanti quattro agenti armati di-mitra che mi hanno imposto l'alt. Ho obbedito, ho risposto ad una domanda precisa, che in casa c'era il proprietario addormentato e ho consegnato le chiavi della porta. Sono passati meno di tre minuti e ho sentito gli spari*. Franco De Rosa fa fatica a parlare. 'Dormicchiavo e ho sentito aprire la porta — racconta — ho pensato che Nicola avesse dimenticato qualcosa e non mi sono mosso. Invece un agente è entrato, si è accostato al letto, mi ha puntato il mitra al braccio (mi ha fatto un livido) e poi alla testa. Poi è entrato un secondo poliziotto che ha fatto pochi passi*. Il terzo, dalla soglia della stanza ha sparato tre colpi. Uno al mento di De Rosa, gli altri due nel muro, pochi centime¬ tri sopra la sua testa. L'imbianchino ferito si è alzato in piedi, ma subito è caduto. Secondo quanto racconta nessuno gli ha rivolto la parola. Solo cinque minuti dopo, il tempo occorrente per accertare che nella stanza non c'era nulla di interessante, è stato soccorso e portato all'ospedale. Qui è cominciato l'incredibile. Quando è uscito dalla camera operatoria. De Rosa non ha trovato più poliziotti. E nessuno nella settimana seguente è andato a cercarlo: né agenti per scusarsi dell'incidente né magistrati per l'inchiesta. Il suo avvocato si è rivolto alla pretura di Milano (competente nel caso che l'imbianchino abbia subito lesioni colpose) ottenendo subito un sopralluogo nella stanza del ferimento. Ricorda ancora Iannarelli: «Ero in cortile quando è sceso un agente dicendo di avere sparato. "Mi è sfuggita una raffica. Mi spiace" ha mormorato quasi a scusarsi. Un graduato lo ha schiaffeggiato leggermente e lo ha portato via*. Ma due ore dopo allo stesso Iannarelli. trattenuto in questura, hanno detto: «E' stato un gatto, saltando sulla mano dell'agente, a far partire la raffica*. Iannarelli e De Rosa ribattono: 'In casa di gatti ce n'erano due, ma piccoli e in un'altra stanza. E poi questa giustificazione è venuta un po' tardi'. In questura riconfermano quanto hanno detto quel giorno: «Un banale incidente, spiacevole' il gatto c'era e ha provocato tutto. Ma De Rosa ha anche un'altra preoccupazione: «Tre operazioni plastiche, mesi di ospedale e lavoro perduto. Chi paga?'. Marzio Fabbri

Persone citate: De Rosa, Franco De Rosa, Iannarelli, Nicola Iannarelli

Luoghi citati: Milano