Nell'arco degli azzurri frecce dorate deludono invece i giovani fiorettisti di Gianni Menichelli

Nell'arco degli azzurri frecce dorate deludono invece i giovani fiorettisti Giornata per gli sport meno conosciuti ai Giochi mediterranei Nell'arco degli azzurri frecce dorate deludono invece i giovani fiorettisti Spigarelli, Ferrari e la Capetta avviati al successo nel tiro - Scartezzini in gara nei 3000 siepi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SPALATO — Loro una meda-, glia riuscirebbero a colpirla con una freccia a novanta metri di distanza ed è quindi quasi inevitabile che l'albo d'oro mediteriraneo del tiro con l'arco debba accogliere oggi i nomi dei cam^ pioni azzurri. .Loro» sono Ferrari, Spigarelli e la Capetta, ipiù infallibili fra gli arcieri italiani, i nostri Robin Hood, che hanno scambiato i boschi di pioppo dell'Isola di Brac di fronte a Spalato, per la foresta di Sherwood e da tre giorni crivellano i bersagli quasi fossero armigeri dello sceriffo di Nottingham. Questa faccenda di Robin Hood in verità agli atleti dell'arco e della freccia non fa troppo piacere. La ritengono un po' una presa in giro, un sintomo della deprecabile tendenza a considerarli come un fenomeno folcloristico che il mondo dello sport e i giornalisti manifestano ogni rara volta che si avvicinano ad un campo di tiro con l'arco. Invece l'arco è uno sport vero, serio, esatto, rigoroso, anche duro: chi ha provato a tendere un arco, a scagliare una freccia anche a breve distanza, sa bene che è cosi, soprattutto quando le frecce da lanciare sono molte. In questo sport difficile, praticato da perfetti dilettanti, gli italiani sono tra i più bravi del mondo. Giancarlo Ferrari, 37 anni, piccoletto, nativo di Abbiategrasso ma da anni abitante a Torino dove è tesserato per la Sisport (e lavora alla Fiat come collaudatore), è stato terzo a Montreal e, grande regolarista, detiene il primato del mondo del totale tiri, con 1316 punti. Sante Spigarelli. barbuto umbro residente a Roma, 36 anni, fisico atletico, preferisce invece le distanze medie, delle quali è primatista mondiale. Franca Capetta Biasloli, veneta stabilitasi lei pure a Torino. 43 anni, roton- detta, allenata dal marito, fu quarta a Montreal e vuole fortissimamente una medaglia a Mosca. Tutti e tre sono in vetta alle classifiche mediterranee dopo tre giornate di tiri (Spigarelli davanti a Ferrari) e con un briciolo di fortuna non dovrebbero temere sorpassi nelle odierne serie finali. Se vanno bene gli arcieri azzurri, non altrettanto efficienti sono per ora le nostre truppe dell'arma bianca. A Hvar è cominciata la scherma e i giovani fiorettisti azzurri han fatto la fine del colabrodo: Andrea Boreila non è entrato neppure nel girone finale, Cervi è finito quin- to, facendosi trafiggere nientemeno che da un egiziano e un algerino (ha vinto invece il francese Flament). Questi poveri moschettieri, In verità, da due mesi — tra mondiali juniores, assoluti, universiadi — non fanno altro che girare il mondo e incrociare le armi a tutte le latitudini e meritano dunque molte attenuanti. Meglio che il fioretto, comunque, dovrebbero andare la sciabola (cominciata ieri con Mario Aldo Montano e Maffei In evidenza) e la prova femminile di oggi, con Dorina Vaccaroni e Rita Sparaciari. La giornata di riposo dell'atletica ha ridato spazio vitale, per un giorno, agli sport cosiddetti ■minori., come appunto l'arco e la pur aristocratica scherma. C'è stato perfino il tempo di dar retta al '.amento di Armando Poggi, ex gregario di Natale Rea, che ora tiene il broncio ai giornalisti per le notizie e i giudizi dati sul fallimentare bilancio della sua squadra di pugilato: bisticci, sconfitte, squalifiche e nessun titolo conquistato (8 sono andati alla Jugoslavia, 2 alla Tunisia, uno a Francia ed Egitto). I nostri tre finalisti, Alberti, Ardito e Russollllo. sono stati tutti battuti, e solo per l'ultimo si può parlare — per ammissione degli stessi jugoslavi — di verdetto casalingo a favore di La*" "do vie. Grazie al pugilato, abbiamo perso ogni contatto con la Jugoslavia nella corsa del medagliere. Forse il distacco è irrimediabile, perché in atletica gli slavi si dimostrano mediamente molto preparati (questo è il loro vero obiettivo stagionale) e perché in queste ultime giornate si concludono i restanti giochi di squadra, nei quali la Jugoslavia puntava a fare un en plein, sfumato soltanto per la prodezza delle pallavoli te azzurre: per il resto i padroni di casa hanno già vinto pallavolo maschile e hockey (terza qui l'Italia) e sono favoriti nei due tornei di pallamano, nel calcio, nel basket e anche nella pallanuoto, dove solo gli azzurri (privi di De Magistris, ma con Baracchini in vena di goleador) possono sperare di fermarli. Oggi il duo De Vlncentiis-Simeon nel disco e quello Scartezzinl-Cina (3000 siepi) saranno le migliori carte azzurre nell'atletica, che ha in programma anche il pentathlon (Bachlechner), l'asta (Bellone), i 200 donne (Masullo, mentre Miano ha rinunciato), i 200 uomini (Caravani, 21"07 in batteria, mentre Grazioli s'è riservato per la staffetta), il peso femminile (Petrucci) e il lungo (Arrighi), oltre alle batterie dei 110 ostacoli (Buttari contro Moracho. che s'è pentito della ribellione contro la federazione spagnola) e dei 1500 (Costa e Fontanella). Gianni Menichelli