Si cerca di metter ordine nel caos delle onde radio di Gianni Bisio
Si cerca di metter ordine nel caos delle onde radio Riuniti a Ginevra i rappresentanti di 154 Paesi Si cerca di metter ordine nel caos delle onde radio Sotto accusa i satelliti geo stazionari: dovranno essere trovate soluzioni per una attribuzione equa delle frequenze, evitando disturbi e sovrapposizioni - 11 problema delle televisioni private DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GINEVRA — CI sarà una guerra — elettronica, per fortuna — per la spartizione delle onde radio? Televisioni nazionali e private si affronteranno sul campo dì battaglia a colpi di trasmettitori? Per continuare a ricevere i programmi nelle nostre case dovremo cambiare antenne e televisori? Queste sono solo alcune delle domande alle quali dovranno dare risposta i quasi duemila delegati dei 154 Paesi membri della Unione internazionale delle telecomunicazioni, riuniti da lunedì qua a Ginevra nella grande torre che sorge a poca distanza dal Palazzo delle Nazioni. Risposte difficili se per discutere le delegazioni si riuniranno per ben dieci settimane, fino al 30 novembre, in ambienti asettici dove però, fin dalle prime battute, già per la nomina del presidente dell'assemblea (forse un ar- gentino) pare vi siano più divisioni che convergenze. Sul tavolo della conferenza di quest'anno vi sono in primo piano i satelliti geostazionari, cioè quelli che orbitano circolarmente sul piano equatoriale giocando un ruolo importantissimo nelle telecomunicazioni e la cui utilizzazione crea attriti soprattutto per la volontà di alcuni Paesi delle zone dell'Equatore di considerare lo spazio extra-atmosferico come cosa propria. Ma alle spalle di questi problemi stazionano i mostri sacri dell'elettronica, le grandi compagnie multinazionali, guarda caso tutte presenti qui a Ginevra in questo stesso periodo per «Telecom 79», l'esposizione mondiale delle apparecchiature per telecomunicazioni. Una rivoluzione nell'etere, sia pure giustificabilissima per il disordine che continua a regnare (l'esempio italiano è macroscopico) significa affari per centinaia di miliardi in tutto il mondo. E' denaro preso a piccole rate dalle tasche dei singoli utenti televisivi (costretti a cambiare antenna e apparecchio) o a colpi di centinaia di milioni dalle tante, forse troppe, televisioni private che continuano a nascere e a crescere allegramente in Italia, obbligate a mutare i trasmettitori cercando apparecchiature più precise e affidabili per «imboccare» canali che diventano sempre più stretti. In termini comprensibili il gioco che si sta facendo a Ginevra è semplicissimo. Il primo programma tv italiano, oggi irradiato sui canali 2-12 a seconda della zona, verrebbe portato sui canali 21-69, oggi già occupati dal secondo e dalle tv private. In altri termini il primo, secondo e terzo programma verrebbero trasmessi tutti in Uhf (Ultra high frequency). Ciò congestionerebbe l'etere e le private si dovrebbero spostare tra i canali 60-80 di cui sono dotati soltanto i televisori più moderni. Non solo, ma verrebbe ristretto il loro spazio cosi da costringerne alcune a scomparire. Inoltre le superstiti sarebbero in gran parte obbligate non solo a modificare le apparecchiature variando le frequenze, ma a renderle più precise per non «sbavare» su canali attigui. Fin qui la spiegazione tecnica ed economica della materia (interesse delle multinazionali dell'elettronica), ma fra le righe ne balena anche una politica: se riesce la «manovra» a Ginevra, la Rai potrà dare un altro colpo duro alla concorrenza delle private (e libere) che oggi non riesce a disturbare neppure ricorrendo alle nudità della cicciolina Ilona Staller La conferenza amministrativa mondiale delle telecomunicazioni è soltanto alle prime difficili battute. Oggi sapremo chi ne presiederà i lavori legando il suo nome a quella che forse sarà una rivoluzione nell'etere e un salasso per le nostre tasche. Ma non è detta l'ultima parola. Gianni Bisio
Persone citate: Ilona Staller
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