I palestinesi disposti a trattare per uno Stato nella Cisgiordania di Igor Man

I palestinesi disposti a trattare per uno Stato nella Cisgiordania Dichiarazione di un dirigente dell'Olp all'incontro di Roma I palestinesi disposti a trattare per uno Stato nella Cisgiordania Ahmed Dajani, che fa parte dell'esecutivo dell'organizzazione di Arafat, ha praticamente annunciato che ì'Qlp accetta Israele, cui finora negava il diritto di esistere ROMA — La strategia politica dell'Olp è stata chiarita ..una volta per tutte» da Ahmed Dajani, membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e responsabile del dialogo euro-arabo in seno al movimento palestinese. Dajani fa parte delle -nuove leve- palestinesi, è in pratica il consigliere politico più ascoltato di Arafat che ha accompagnato a Vienna e a Madrid per gli incontri del leader palestinese con Kreisky e Suarez. ..L'Olp guarda con rispetto agli ebrei israeliani che vivono In Palestina e tende loro la mano: vogliamo vivere in pace», ha detto ieri mattina Dajani nel corso di una conferenza stampa improvvisata alla vigilia della sua partenza per New York, ai margini del «colloquio internazionale- che si tiene a Roma nell'«Auletta- di Montecitorio. Ma Dajani ha detto ancora qualcosa di più importante: ..L'Olp dichiara la sua disponibilità a creare uno Stato palestinese su qualsiasi lembo' della Palestina che sia liberato o dal quale si ritirino le truppe israeliane. Dichiara anche che all'indomani della creazione di questo Stato, tutti gli altri problemi potranno essere risolti pacificamente». Qui gli è stato domandato se questo «Stato- nelle intenzioni dell'Olp dovrebbe essere il primo passo verso la costituzione di quel famoso Stato laico che in pratica presuppone la scomparsa di Israele ovvero se i palestinesi pensano a una piccola nazione che possa coesistere con Israele. Dajani ha fatto raffreddare un pò la domanda, poi, in un silenzio carico di tensione guardando ostentatamente verso i delegati israeliani, ha detto: «Nella storia del nostro movimento di liberazione ci sono due decisioni. La prima, che risale al 1969, parla appunto di uno Stato laico comprendente tutta la Palestina dove secondo le nostre speranze si sarebbe dovuto vivere tutti in pace: ebrei, musulmani e cristiani». (Codesta decisione, come si sa, e Dajani l'ha ricordato, è stata sempre condannata da Israele che, non a torto, l'interpretava come un disegno mirante alla cancellazione dello Stato sionista). «In consonanza col nostro desiderio di pace — ha proseguito Dajani — ecco la seconda decisione, vale a dire la creazio¬ ne di uno Stato in quella parte della Palestina (ovviamente Cisgiordania e Gaza n.d.rj che verrà evacuata dalle forze israeliane. Questo per aprire la strada alla definizione dei nostri rapporti con gli altri popoli della regione ». L'Olp è dunque pronta a ri- j conoscere Israele? La risposta testuale di Dajani è sfumata nella forma ma esplicita nella sostanza: «Quando parliamo di Stato indipendente nelle terre occupate e poi evacuate, ciò significa che l'altra parte della Palestina non rimarrà certamente vuota». Ho chiesto allo scrittore Uri Avnery, presidente del Comi¬ tato israeliano per la pace con i palestinesi, un suo giudizio sulle dichiarazioni di Dajani. «E' un fatto grosso che dà al "colloquio" di Roma una dimensione di estrema importanza. Per la prima volta, inequivocabilmente, un dirigente palestinese afferma la disponibilità dell'Olp a stabilire uno Stato in Cisgiordania e Gaza. Per la prima volta l'Olp afferma di voler risolvere "pacificamente" gli "altri" problemi. E tende la mano anche ai sionisti. E' dal '74 che ho contatti con palestinesi, ma mai a questo livello ed ora, a Roma, pubblicamente, viene assunta in forma ufficiale una posizione che finora veniva espressa a titolo personale da pochi personaggi fuori dell'establishment palestinese. Che si pretende di più? Certo ci vuole più coraggio a far la pace che la guerra, ma occorre rammentare, lo ha detto ancora Dajani riferendosi al combattimento aereo israelo-siriano di lunedi, come, a un anno da Camp David, in Medio Oriente ci sia tuttora guerra. Una guerra che potrebbe da un momento all'altro assumere dimensioni più ampie». Certo Avnery esagera quando dice, come ha fatto lunedi, che «un giorno Arafat parlerà al Parlamento israeliano», ma è venuto il momento per l'Europa, e quindi per l'Italia, di uscire dalle secche dell'attendismo, dal limbo delle dichiarazioni di circostanza. Batter si per il riconoscimento dei di ritti del popolo palestinese si gnifica lavorare per la pace. E non potrà mai esserci pace nel vicino Oriente finquando il «problema- palestinese non verrà risolto secondo giusti zia. Solo che la via della pace «ha la porta stretta-, il passaggio obbligato di un dialogo politico fra palestinesi: arabi ed ebrei. Comunque sia, al «colloquio- di Roma s'è forse fatto un piccolo passo nella direzione giusta. Igor Man

Persone citate: Ahmed Dajani, Arafat, Avnery, Comi, Kreisky, Suarez, Uri Avnery