Dopo tre notti all'addiaccio i soccorsi per i terremotati di Liliana Madeo

Dopo tre notti all'addiaccio i soccorsi per i terremotati Mentre la terra continua a tremare con preoccupante ritmicità Dopo tre notti all'addiaccio i soccorsi per i terremotati La situazione è però ancora molto tesa - Tende e cucine da campo sono giunte, ma manca il coordinamento - Ad Avendita centocinquanta persone sono rimaste isolate e senza niente per 3 giorni - Scontri per l'assegnazione dei posti letto DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NORCIA — ..SI, signor generale, il lavoro procede bene. Con la popolazione di Cascia siamo adesso in idillio... Tutto il materiale che abbiamo, è in distribuzione... Agli ordini, signor generale... passo e chiudo». Il colonnello di fanteria Bonservìzi che coordina gli interventi dei militari, parla da una radio da campo installata al primo piano del comune. I tecnici in divisa regolano antenne, microfoni, pulsanti. Il colonnello è efficiente e sbrigativo. Elenca le novità: «Questa notte è arrivato un sacco di roba: 1600 posti letto, 200 tende. Stanno per entrare in funzione quattro cucine da campo. La prima fase dei nostri interventi, quelli antiemergenza, sta per concludersi',. Si alza alla notizia che è giunto da Roma il direttore generale della Protezione civile, Lattari. Esce per andare a raggiungerlo, e attraversa i begli uffici comunali invasi da scarponi, giubbe, cappelli militari. Lungo le scale, una sequela di personaggi autorevoli in abiti grigi e bene sbarbati, appena giunti a bordo delle auto blu di rappresentanza. Alpianoterra, la canea della gente che ha trascorso la terza notte all'addiaccio e torna per sollecitare il necessario alla sopravvivenza. A riceverli ci sono i giovani delle liste di occupazione giovanile, distolti dai loro uffici consueti. Sono critici e preoccupati. Dicono: 'Il primo giorno i senzatetto sojio venuti a mettersi in nota. Il secondo sono tornati per sollecitare. Oggi che faranno, ci prenderanno a randellate? Non esiste in verità un comitato di coordinamento. Non ci siamo meritati neanche un prefetto che presiedesse quello nominato. Forse ci volevano più morti, per ottenere più. attenzione. Si è trovato l'elicottero per portare qui Rognoni, non per trasportare viveri e tende. Siamo a duecento chilometri da Roma e lo Stato non è riuscito a rispondere decentemente a una domanda che non era esorbitante. Certo, ora la macchina dei soccorsi si avvia. Ma i prezzi pagati sono stati alti. E la diffidenza, e la paura, l'insicurezza della gente sono profonde». La situazione è frastagliata in una miriade di contraddizioni e problemi. Nella notte, nell'albergo dove alloggia il viceprefetto Sabella, si vegliava, 'ella hall per il susseguirsi delle scosse. E' arrivato da Firenze il maggiore della Celere Augusto Biagioli, del reparto Soccorso pubblico. Ha detto: «Ho quaranta uomini, coperte, tende, cento brande. Dove ci dirigiamo?». Il dott. Sabella ha risposto: «Non so, non ero stato avvertito. Vedremo domani». Ieri mattina alle dieci il maggiore passeggiava per il corso, ancora in attesa di istruzioni. Contemporaneamente due anziane sorelle, che hanno avuto distrutta la casa a Norcia, raccontavano di aver dormito in una tenda bucata in cui è piovuto tutta notte. Una donna di Santa Anatolia, denunciando l'esasperazione che fa esplodere egoismi e soprusi, urlava: «Io ho 72 anni e sono zoppa. Mio marito è grande invalido di guerra. Abbiamo passato la notte sul prato, sotto l'ombrello. Una sola tenda era stata montata. L'hanno occupata i familiari di un impiegato del comune. Basta con le prepotenze. Vogliamo essere tutti uguali». Un gruppo di volontari — con attrezzature autonome — arrivavano intanto in piazza provenienti dalla Francia. A Cascia, il sindaco Emili (de) ha detto: «Io sono contro gli scioperi. Ma ieri i miei concittadini avevano ragione a fare i blocchi stradali. Le tende sono arrivate. Ora i contributi per i senzatetto devono essere adeguati, altrimenti solo chi già dispone di qualche cosa può rifarsi una casa; e le case non devono essere riparate, infatti proprio quelle colpite dal sismo precedente sono sbriciolate rivelandosi una trappola per la povera gente. Non fa in tempo a proseguire che arriva una delegazione di giovani, furibondi, provenienti da Avendita. Descrivono a più voci la situazione: 150 persone isolate, tre notti in macchina e nei prati, «con addosso le mutande e quello che avevamo al momento del terremoto», tutte le case lesionate. Chiedono viveri, tende, cucine da campo, tecnici e vigili del fuoco per recuperare dagli edifici il necessario. Le urla e gli insulti volano. Emili, paonazzo, di difende: «Vi giuro crlflptgncnslFpz che Sabella mi aveva assicurato che a voi avrebbe pensato lui direttamente. Se non lo ha fatto, è un buffone. Se volete, lo scrivo: dichiaro che il viceprefetto...». Per tutta la giornata gli interventi dei militari proseguono, mentre la terra continua a tremare con una ritmicità preoccupante. Al Coordinamento dicono: «Ci sono stati pugni, nelle frazioni, per l'assegnazione dei posti letto. Fra dieci giorni, col freddo, il problema sarà quello di abitazioni vere». L'assessore regio¬ nale alla Programmazione economica, Provattini (pei) guarda in avanti, alle nuove polemiche che si annunciano: «// terremoto ha colpito le case fatiscenti. La ricostruzione non deve avvenire come nel passato, con una cucchiaiata di cemento. Tocca allo Stato approntare una legge speciale, definire i fondi e le responsabilità della Regione a cui spetta ridistribuirli». Per i terremotati sono stati stanziati mezzo miliardo dal governo e mezzo miliardo dalla Regione. Liliana Madeo Norcia. Una donna porta lettere distribuisce la posta agli abitanti della tendopoli (Telefoto)

Persone citate: Augusto Biagioli, Emili, Lattari, Rognoni, Sabella

Luoghi citati: Anatolia, Cascia, Firenze, Francia, Norcia, Roma