Monumento dedicato al medico condotto di Luciano Curino

Monumento dedicato al medico condotto Nel parco del Monte di Crea nel Casalese Monumento dedicato al medico condotto È sorto per l'iniziativa d'una maestra colpita dal sacrificio del dott. Armando Sonnati, morto per soccorrere un paziente DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CASALE — // medico condotto ha il suo monumento. Lo inaugura oggi il presidente della Regione Piemonte, Aldo Viglione, nel parco del monte di Crea. Si deve questo monumento a una maestra di Serralunga, Magda Maino, che dodici anni fa, colpita dal sacrificio del dottor Armando Sonnati, medico condotto di Monta dAlba, ha costituito un comitato che raccogliesse i fondi per realizsare l'opera. Che è suggestiva. Una madre dolorosa va incontro a «qualcuno» con il bimbo malato tra le braccia. C'è bisogno di spiegazione? La donna, dolente ma fiduciosa, sta per affidare il figlioletto al medico condotto. Una sera dell'inverno di dodici anni fa il dottor Sonnati venne chiamato da una madre che abitava in un cascinale isolato e che aveva la figlia con febbre. Tempo cane. Dieci gradi sotto zero, nebbia assai fitta, strada ghiacciata e neve alta. Nella nebbia il medico sbagliò strada, finì in una carrareccia tra i campi. L'auto affondò nella neve. Il medico faticò un paio d'ore per cercare di liberarla. Le mani gonfie per lo sforzo e per il gelo, il respiro pesante, il cuore tumultuoso. Rinunciò alla macchina, proseguì a piedi, come cieco nella nebbia e nella neve fino a metà gamba. Una cinquantina di metri, non di più. Dì colpo gli mancarono le forze, un dolore al petto. Era medico, sapeva quello che gli stava succedendo. Un collasso. Lo trovarono il mattino dopo, morto sulla neve. Faticarono a togliergli dalla mano irrigidita la borsa sanitaria di pelle nera che il padre gli aveva regalato per la laurea. «Fatti onore» gliavevadetto ilpadre. Il monumento ricorda il dottor Sonnati. Ricorda il dottor Gianfranco Trevisan. Era il medico condotto di Longarone. Scampò al disastro, ma mori qualche tempo dopo nelle acque tumultuose del Maè mentre cercava di portare un soccorso. Lo avevano avvertito che il ponte era pericoloso, ma la chiamata era urgente. Precipitò assieme al ponte che stava attraversando. Il monumento ricorda le migliaia di medici condotti che accorrono ancora quando li chiamano facendo chilometri e chilometri di strada, spesso a piedi, là dove l'auto non può arrivare. Ci parlano dei condotti il dottor Trecca, presidente nazionale della categoria, e il dottor Poggiolini, segretario della federazione nazionale dell'Ordine dei medici. Dicono che sono 12 mila i condotti, impiegati del Comune, die per inerito o per necessità, ma con una convinzione che rasenta la sincerità della fede, combattono l'ultima battaglia sulla frontiera della vecchia medicina. Per definizione è il «medico dei poveri» ed è l'ultimo medico di famiglia. Deve essere presente ventiquattr'ore al giorno sul posto di lavoro, costretto a una disponibilità assoluta, non sa che cosa siano le festività, dipende dagli umori e dagli interessi politici delle amministrazioni comunali. «1 medici condotti hanno l'avvilente primato del ricorso alla carta bollata per sollecitare l'applicazione della legge che. si riferisce al loro trattamento economico». Il medico di famiglia, di paese, ha a che fare con pazienti-amici: die difficilmente perdonano chi sbaglia. Una stima e una fiducia da conquistare e conservare giorno per giorno. Conquistata la fiducia, il condotto diventa un consulente, di tutto, specialmente in paesini del Meridione. Ricordava uno di loro: «Ho fatto decine di viaggi sulle montagne, per curare malattie immaginarie, pretesti. E sovente la diagnosi non era sulla malattia, ma su un problema familiare. Vendere o non vendere un pezzo di terra? Permettere o non permettere che il figlio unico emigri in città?». Studenti, negli anni dell'Università, sognavano la carriera, avevano ambizioni, vrobabilmente nessuno pensava a una cor tta, a diventare il «medico dei poveri». Delusi, rassegnati a un'esistenza dove il successo sembra non esistere? Qualcuno, forse. Ma altri sono appagati dall'amicizia, dalla stima e dalla riconoscenza, da un forte legame con la popolazione. «Uno non fa il medico condotto senza voler davvero bene alla gente» dice uno di loro. E poi, che cos'è il successo? Essere popolari e amati dalla gente tra cui si vive, non è avere successo? Ora, per la riforma sanitaria, la condotta tradizionale sta per scomparire, il medico condotto diventerà «medico del distretto». Quale sarà la sua identità, quali i suoi compiti? I dottori Poggiolini e Trecca si augurano che il medico di fiducia, il medico di famiglia liberamente scelto dal cittadino permanga anche nel nuovo servizio sanitario. Hanno detto i medici condotti: «Se per giudicare un malato occorre conoscerlo personalmente, se è vero, come è vero, che conoscere un malato significa dedicargli tempo, seguirlo un po' anche quando è in salute, il medico di famiglia, il vecchio medico condotto, è ancora l'unico in grado di comportarsi cosi». Luciano Curino

Luoghi citati: Longarone, Piemonte, Serralunga