La marionetta e l'anima di Guido Ceronetti

La marionetta e l'anima CHI E' IL VERO PADRONE DEL FILO? La marionetta e l'anima E* possibile esercitare un completo dominio, essere guide assolute, incontrastate, senza far soffrire e costringere a piegarsi troppo esseri umani? Sì. purché si disponga di un teatro di marionette. , Doppia seduzione: anche un despotismo sanguinario, con le marionette, è accessibile a chiunque. Non dovrei dirlo. Il sadico può fare, del suo teatrino, un castello più orribile di quello delle Centoventi giornate: denudare, flagellare, trafiggere, stuprare, fare a pezzi, frugare dentro: dalla stanza spaventosa non uscirà un lamento. Nessun limite alla depravazione degli occhi: la marionetta può essere scostumarissima. incestuosa, insaziabile, sotto gli sguardi di chiunque. Compirà con estrema facilità un assassinio gratuito, e dalla mano egemone che la regge dipende la sua impunità o il suo castigo. 11 celebre Mostro di Dusseldorf cominciò con la stessa facilità la sua brillante carriera: si avvicinò tacitamente a due ragazzini che pescavano e con uno spintone li scaraventò nel fiume. Non era una marionetta... O piuttosto, lo era? In profondo, penso che lo era: tuttavia, giudice, lo riterrei un uomo senza fili, e lo condannerei tranquillamente, come fece un tribunale tedesco nel 1931. ad aver tagliata la testa, dov'è piantato un invisibile filo. Siamo marionette, ma dobbiamo disperatamente fingere di non crederlo, o come uomini siamo perduti. Inoltre, essendo occulto il filo, si può sempre scommettere che non ci sia. e fondare su questo la responsabilità individuale. Mettendo in scena, per il •mio teatrino privato di marionette, la storia di Jack lo Squartatore, ho potuto- accertare che nella sua testa il filo cera: perché lo spettacolo non risultasse immorale, ho evitato dì mostrare Jack agli spettatori, limitandomi a farne apparire solo qualche parte (il Sogghigno, i Piedi) e il suo fantasma dopo il supposto tuffo nel Tamigi, il 9 novembre 1888: e anche il fantasma era una marionetta. Ogni buon criminologo non dovrebbe trascurare di riflettere sulla marionetta e di av.ere. possibilmente, un'esperienza diretta di animatore-manipolatore. E i casi che lo interessano ricostruirseli: non realisticamente, perché questo li falserebbe, o non spiegherebbe niente, ma fantasticamente, perché il fantastico nel suo simulato arbitrio rivela sempre qualcosa di quel che è nascosto. Ma anche lo storico avrebbe molte illuminazioni, da una giusta animazione di marionette. La sterminata letteratura su Cesare non vale, forse, per conoscerlo a fondo, quanto un'ora passata, e cento volte ripetuta, con la marionetta di Cesare. Se il gio co è nobile, anche facendo ridere gli spettatori, non ne vie ne diminuita la grandezza di Cesare, ma unicamente, e fatalmente, la sua responsabilità. Ecco apparire, dietro la nostra egemonia animatrice, il manipolatore del mostro di Dusseldorf e di Jack, manipolatore anche di Cesare, di Pompeo, di Cleopatra e di Bruto. Alla fine delle Trachinie. Sofocle rivela, uno dei nomi del manipolatore; «Nulla di questo in cui non si riconosca Zeus». Anche per la storia, mi è utile il teatrino: ho cominciato a riflettere appassionatamente sui meccanismi e i casi della rivoluzione francese solo da quando ne ho fatto uno spettacolo per marionette. Quelle piccolissime dimensioni (un piccolo boccascena somiglia a una bocca interiore che mastica pensieri, ora con luci forti ora con penombre macinando qualche ossicino del mistero umano) sono un'ideale spelonca dove i grandi fatti, le miserie, l'epopea, la virtù, il destino, la Nemesis. tra la fine deiregno di Luigi XVI e Termidoro, si possono rivivere in modo incredibilmente nuovo, in un perfetto tumulto di assurdità. E' l'Assurdo che fa da lampada, mostrando con strani gesti the tMy to dusty death. Non diciamo che sulla rivoluzione francese è stato detto tutto, e da stupendi storici, romanzieri, moralisti, memorialisti e filosofi, o da drammaturghi come Georg Bùchner o Peter Weiss. o da registi come Jean Renoir e Ariadne Mnouckine. dai cronisti incisori e dai poeti, perché le marionette, finora, ne hanno pattato pochissimo. La marionetta siede sul crocevia dell'assurdo-che-vive. non su quello dedotto, o deducibile dai fatti, e l'irrazionalità della storia ne riceve una specialissima illuminazioneli filo a volte sembra retto dalla stessa marionetta, e que- s o sta possibilità di scambio del ruolo egemonico rende il gioco ancora più filosofico e istruttivo. Dalla vita che ho soffiato mi arrivano notizie di cose che nel mio soffio, parola o strattone, sono un balbettio incoerente. 11 Supremo Manipolatore (detto in sanscrito Colui che regge tutti i fili) non diversamente si meraviglia, qualche volta, che dalle sue infinite marionette escano gesti, pensieri, parole, consigli per lui inaspettati. Lo Zeus delle Trachinie è tutto e fa tutto, però non conosce la parola di Sofocle, come il Dio di Giobbe, padrone del mattino e del leviatano, non lo è del grido di Giobbe, di cui tuttavia tiene geloso i fili. Così, impugnando i fili di Robespierre e di Marat, ignoro quel che stanno per dirmi Robespierre e Marat, sebbene non lavori improvvisando, come bisognerebbe. E' come sapere che. in sogno, ci apparirà qualcuno: resta un mistero quel che ci dirà. La prova: nessun copione regge, se non come vaga traccia, prima che la marionetta abbia detto la sua parola. 11 buon attore è il giusto interprete di un testo. La sua bravura consiste principalmente nella capacità di adattarsi a un testo che non è stato scritto per lui, ma che. alla fine, risulterà scritto proprio per lui. L'egemonia del regista è. nei casi migliori, totale, però aggiungerò un quasi. Il regista di teatro regge solo metaforicamente i fili dei suoi attori, marionette che mangiano, trincano, amano, odiano, si ammalano, si ribellano, piangono, muoiono. La marionetta vera, passività I cieca, senza scampo, buio cor-ì po silenzioso privo di senti-1 mento e di funzioni, maschera ; fin dall'uovo (è di nascita extrauterina e può svilupparsi a partire da un frammento d'a-1 bito. da un'articolazione, da un'idea) è in profondo più creatrice dell'attore: si direbbe che un oscuro frammento d'anima risalendo il filo trasmetta un suo segreto messaggio alla mano e di qui al cuore dell'animatore, ne influenzi la voce e il pensiero, abbia cioè, fatto inaudito, una parte attiva nell'elaborazione del dialogo e del testo. Questa è la mia esperienza personale, non racconto sogni. Essendo animatore-autore affermo una certezza. Se l'animatore non è contemporaneamente autore il suo rapporto con la marionetta sarà meno intenso e interessante, meno erotico, meno intellettuale: più tecnico, o esclusivamente tecnico, con brani di insanabile solitudine. Posso dire che Fauste Margherita, lady Maebeth. Maria Antonietta. Carlotta Corday. Sherlock Holmes. Charles Dickens. Alice così come sono stati fabbricati da mani non mie (tuttavia alle mie intimamente legate) mi I hanno cosrr temente trasmesso, con voce ti- 'irtissima peròudibile, attraverso l'unicc filo che ci collega, suggerimenti eammaestramenti efficaci Attenzione: le possono riuscire marionette molto più noiose degli attori impegnati in qualcosa d'inascoltabile. I visto spettacoli di marionette intollerabili: ne ho anche fatti. 11 pubblico deve divertirsi: mai dimenticarlo. Ma il mio piacere personale si prolunga molto al di là del magico fotellino nel muro del quotidiano e del banale, significato da quel piccolo sipario che si alza per poche sere nel corso dell'anno. La marionetta mi guida per strani cammini, assume l'egemonia, impugna il filo invisibile piantato nella mia testa, col permesso di Zeus o dell'auriga di Arjuna o del Dio di Giacobbe, mi contagia della sua segreta verità, tanto più forte se il suo personaggio è stato, nel tempo, creatura viva. Anche per questa ragione preferisco fare teatro di marionette con personaggi non generati, ma soltanto ingranditi, dal mito. La marionetta, medianicamente, mi mette in contatto con la sostanza superstite di questi disincarnati, vittime o criminali, oppressori o vendicatori, grandi dame, soldati o santi. E' uno dei tanti paradossi della conoscenza; anche un homunculus di pasta di legno e fili di ferro ti può insegnare la via. Non sarò mai un autentico teatrante, essendo la curiosità disinteressata il mio principale movente, i cui fini cerco di ac-, cordare con le esigenze di un ristretto e blando pubblico. E possono farsi marionette anche l'astratto e l'inanimato. La mano egemone reggerà, se vuole, personaggi come General Motors. Cremlino. Ragion Pura. Chinina Migone: perché forse a ciascuna cosa corrisponde un'essenza che è la sua marionetta, e può essere distillata in un teatrino illuminato. Non è la stessa cosa che Pudicizia o Peccato dei medioevi, se attori li incarnavano. L'attore è sempre truccato da: la marionetta è. Non discuto la sacralità et| l'incomparabile forza di contagio dell'attore, o dubiterei del teatro: sottolineo soltanto le diversità, perché la marionetta non è un attore di legno («che non parla e ubbidisce» diceva Eleonora Duse) ma un simbolo | dell'uomo e della sua fatale dipendenza, costretta a riempire j uno spazio drammatico, come I l'uomo è costretto a espiare. I nel mondo, chi sa quale maledetta colpa metafisica. L'attore può impersonare volta a volta Otello. Amleto, Mascia Prozorova. Zio Vania. Agnese Bernauer, il Misantropo. Mirandolina, senza, mai. realmente, diventare loro. L'attore è un poliedro di prostituzioni e un armadio di costumi e di maschere: la marionetta, invece, è quell'unico personaggio, e non perde la sua identità che nella distruzione. Il cambio frequente d'identità fa la stranezza nella vita comune dell'attore, normalmente un semipazzo: l'immutabilità, la fissità è il crudele ergastolo della marionetta. Questo mio piccolo Marat di pasta di legno non uscirà mai dal suo bagno. Si gratterà lì dentro all'infinito, morrà lì dentro infinite volte. Mary Kelly sarà senza fine l'ultima vittima di Jack al numero tredici di Miller's Court. Guillotin non sarà mai Ubu o Topaze. Luigi XVI non cesserà di essere ghigliottinato per trasformarsi in Alceste o Mitridate o Sade nell'asilo di Charenton. Se una mia marionetta ha nome Lutero. Lutero resterà fino al suo annientamento, proprio come il vero Lutero, puppe di Dio. e non passerà dal Lutero di Osborne all'Enrico V e dall'Enrico V al Tram di Tennessee Williams e al Galileo di Brecht, ricordandosi ogni tanto di essere stato anche Lutero. Non cercherà neppure di essere altro, non invidierà nessuno: sarà Lutero, con una remissività atroce. L'impregnazione del ruolo è tale, nella marionetta, da somigliare a un profondo castigo infernale. E' questo che. prima o poi. attirerà i Mani. — Siamo proprio noi — dicono le ombre, accorrendo. Ma l'ombra di Luigi XVI non si lascerà certo attrarre dall'attore che lo incarna oggi e lo deporrà domani. Il Dantons Tod. dramma bellissimo, non fa uscire Danton dal letargo: — E' un tale che ieri era Riccardo II! —. La marionetta che si stringe addosso quell'identità. con un'implacabile somiglianza interiore impressa nei tratti da un artigiano inconsciamente spietato, invece li chiama. Da quel momento non sappiamo più chi sia il vero padrone del filo. l'egemonia passa dall'uno all'altro, e il mistero vela la semplice nudità del gioco. Guido Ceronetti j Marionetta francese della metà del secolo scorso